IL CIRCOLO “SARDEGNA” DI COMO HA RICORDATO LA FIGURA E L’OPERA DEL PROFESSOR GIUSEPPE BROTZU NEL QUARANTENNALE DELLA SCOMPARSA

da sinistra a destra: Paolo Cristin, Onorio Boi, Ottavio Olita, Serafina Mascia, Antonello Argiolas, Dott. Antonio Paddeu e Dott. Giovanni BROTZU


di Ottavio Olita

Quarant’anni fa, l’8 aprile 1976, moriva Giuseppe Brotzu, un grande scienziato, che fu anche Presidente della Regione Sardegna e importante sindaco della città di Cagliari.

         Il Circolo Sardegna di Como ha voluto ricordarlo organizzando un incontro pubblico che si è tenuto nel salone di rappresentanza del Collegio Gallio. Relatori principali il figlio dell’illustre scienziato, Giovanni Brotzu, anch’egli medico, e il dottor Antonio Paddeu, pneumologo ospedaliero. Moderatore dell’incontro il giornalista Ottavio Olita.

         Il convegno è stato aperto dal presidente del Circolo Sardegna, Paolo Cristin che ha portato anche i saluti del prefetto della città, Bruno Corda. Cristin ha ricordato il ruolo di instancabile promotore della conoscenza della cultura e della storia sarda svolto dal Circolo Sardegna negli ultimi decenni.

         A lui si sono associati anche la presidente della Fasi, Serafina Mascia e il vice presidente Antonello Argiolas i quali hanno sottolineato la capacità che i Circoli, come quello di Como, hanno avuto per una piena integrazione dei sardi nelle comunità in cui sono andati a vivere una volta lasciata la terra d’origine. E poi la conquista di un’alta credibilità, che si è tradotta anche nella possibilità di utilizzare spazi importanti delle città di residenza, come il Collegio Gallio o la stessa Villa Olmo a Como. Un esempio di questo intenso lavoro di integrazione – hanno detto presidente e vice presidente della Fasi –  è la figura di Onorio Boi, storico dirigente del Circolo Sardegna di Como ed oggi presidente del collegio dei Probi Viri della Fasi.

         Ottavio Olita ha quindi ricordato Giuseppe Brotzu come politico ed amministratore pubblico. Eletto in Consiglio Regionale nelle file della Democrazia Cristiana fin dalla sua prima costituzione, dal 1949 al 1955 gli fu affidato l’incarico di Assessore Regionale all’Igiene e Sanità e alla Pubblica istruzione nelle giunte guidate prima da Crespellani e poi da Efisio Corrias. Dal 1955 al 1958 divenne a sua volta Presidente della Regione e guidò due giunte monocolore DC. Il suo primo obiettivo fu combattere la malaria, che decimava la popolazione perché era convinto che “senza salute non vi è benessere e ricchezza di un popolo”. E proprio sulla base della sua impostazione sanitaria e scientifica furono costruiti i primi nuclei degli ospedali di Bosa, Sorgono, Muravera, Olbia, Tempio, San Gavino Monreale, La Maddalena e il CTO di Iglesias.

         Finita l’esperienza regionale, nel 1960 divenne sindaco di Cagliari e rimase in carica fino al 1967. Guidò quattro giunte, tre di centro, una di centro sinistra, affiancato dallo storico leader socialista sardo Sebastiano Dessanay. In tutte le giunte fu assessore anche Paolo De Magistris.

Il suo primo impegno fu quello di trasformare Cagliari in una città moderna, dotata di un Piano Urbanistico e di trasporti pubblici municipalizzati. Furono progettate in quegli anni importanti opere pubbliche come lo Stadio, il Teatro Comunale, la Cittadella dei Musei, la Scalinata di Bonaria, la strada panoramica di Monte Urpinu.

La politica vissuta come servizio, al pari della sua attività di scienziato. Salute fisica e salute materiale, oltre a quella spirituale, data la sua intensa religiosità.

La sua straordinaria figura di scienziato è stata poi ricordata dal dottor Paddeu e dal figlio, Giovanni Brotzu. Prima dei loro interventi, il dottor Vittorio Bosio, direttore sociosanitario  dell’Azienda Sociosanitaria Lariana, ha con grande onestà e sincerità ammesso che prima dell’occasione fornita dal convegno non aveva mai saputo che lo scopritore delle cefalosporine, ancor oggi sostanza fondamentale nella lotta a tante malattie, fosse stato il professor Brotzu.

Il dottor Paddeu ha fornito quindi le cifre dell’utilizzo che si fa delle cefalosporine sulla base della sua esperienza quotidiana  negli ospedali Sant’Anna e di Cantù e di quante vite vengano ancor oggi salvate grazie alla scoperta fatta da Brotzu il 20 luglio del 1945.

Come il professor giunse a quella scoperta è stata poi la parte più emozionante del racconto fatto dal figlio dello scienziato. Una vasta area di Cagliari, devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, aveva una zona che misteriosamente teneva i suoi abitanti al riparo di gravi malattie come il tifo o la salmonellosi: il quartiere della Marina. Giuseppe Brotzu cominciò a chiedersi come mai, visto che nella zona di Su Siccu c’era uno degli sbocchi a mare della rete fognaria cittadina. I pescatori e le loro famiglie – che venivano soprannominati culu fustu perché vivevano sempre in mezzo all’acqua – si alimentavano prevalentemente con quanto tiravano su da quel tratto di mare. Cominciò le sue analisi e le prove pratiche. Per avere un conforto sulla possibilità che quelle sostanze, alle quali diede il nome di cefalosporine potessero essere componenti di un nuovo potente antibiotico, inviò dei campioni al professor Alexander Fleming, premio Nobel per la scoperta della penicillina, e ai suoi collaboratori Howard Florey e Edward Abraham. Correttissimi Fleming e Florey, non lo fu altrettanto Abraham che fece brevettare soltanto con il proprio nome la nuova scoperta e poi vendette il brevetto a due giganti dell’industria farmaceutica mondiale: la Glaxo e la Lily.

Giovanni Brotzu ha anche ricordato che quell’esito truffaldino dipese anche dal fatto che né le istituzioni sanitarie italiane, né la Farmitalia, vollero dare credito alla scoperta e risposero no alle richieste dello scienziato per poter approfondire le ricerche. Sta di fatto che la scoperta di Giuseppe Brotzu, degna di un premio Nobel, avrebbe potuto dare un forte impulso alla ricerca e all’industria farmaceutica italiana. E invece servì ad ingrassare ulteriormente chi già poteva contare su budget miliardari.

Giovanni Brotzu ha infine ricordato il rigore del padre come educatore, l’incontro a Siena tra lo scienziato e la futura moglie, ricercatrice romana, che visse fino a 96 anni, la morte di Giuseppe Brotzu avvenuta all’età di 81 anni.

La conferenza organizzata dal Circolo Sardegna di Como, svoltasi in modo simpatico, gradevole, accessibile a tutti su un tema non proprio semplicissimo, è stata la dimostrazione di quanti altri argomenti si possono affrontare, parlando della realtà sarda, oltre alla Storia, alla Letteratura, alle Tradizioni, all’Ambiente. Temi su cui spesso si sa molto poco o nulla. Anche in Sardegna.

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