LUNGA VITA AL CENTRO GIOVANI “FLAVIO BUSONERA” A ORISTANO NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE

ph: Flavio Busonera


di Beppe Meloni

Per Oristano una Festa della Liberazione tutta speciale. La città ha ricordato uno dei suoi figli migliori, Flavio Busonera, medico pediatra, comandante partigiano nella lotta della Liberazione in Veneto, giustiziato dai fascisti a Padova settantadue anni fa, il 17 agosto 1944. Il Sindaco Guido Tendas e la giunta comunale, accogliendo i voti della presidente provinciale dell’A.N.P.I. Carla Cossu, ha dedicato al martire oristanese la moderna struttura dello “Spazio Giovani” a Sa Roadia. Per l’occasione c’è anche chi, come Gianpiero Enna, già dirigente della “storica” scuola elementare di via Solferino, ha dato alle stampe, con l’editore Roberto Cau, un libro sulla vicenda umana e politica del medico oristanese medaglia d’argento della Resistenza. Nato all’alba del Novecento (17/08/1894), tre anni prima che Antonio Niceforo nel suo libro “ La Sardegna delinquente” catalogasse i sardi come “appartenenti a una razza strutturalmente predisposta a delinquere”, Busonera assiste giovanissimo sul ponte Tirso al primo raid automobilistico FIAT guidato dal Commendator Federico Johnson del Touring Club Milano, in quella Oristano primo Novecento, “ dove i contadini mangiano carne di bue solo al servizio militare, e nelle case dei “Signori” le serve si rassegnano a camminare scalze e senza scarpe.

Figlio di un piccolo commerciante di gazose, Busonera può dirsi fortunato. Frequenta il Ginnasio a Oristano, e assiste alla sconfitta dei liberal – massoni del “dominus” giolittiano Enrico Carboni Boy, che alle elezioni politiche del 1913 perde il collegio a vantaggio del social riformista Felice Porcella, che conquista anche il consiglio comunale di Oristano.

A Cagliari, al Liceo Dettori, conosce Antonio Gramsci, che lo avvicina alle prime lotte socialiste dei portuali e delle tabacchine. E’ tra i fondatori della sezione comunista, tessera febbraio 1921 n. 22447, prima quota lire cinque. Partecipa alla prima guerra mondiale, e dopo la laurea in Medicina e l’interinato a Sarroch, perseguitato e processato è costretto a trasferirsi a Claut in Friuli, con la moglie Maria Borghesan. Medico dei poveri, presta la sua opera generosa nel Cavarzerano, tra i poveri contadini di una povera regione, e dopo l’otto settembre 1943 organizza le forze partigiane, comanda la Brigata Venezia, protegge e aiuta i prigionieri alleati verso la Yugoslavia. Questa sua generosità lo tradisce, quando accorso ad assistere un falso partigiano ferito, viene catturato dai repubblichini fascisti, e rinchiuso nelle carceri dei Paolotti a Padova.

Il 16 agosto viene trovato ucciso il colonnello repubblichino Bartolomeo Fronteddu, un sardo di Dorgali. Scatta la rappresaglia e dal carcere vengono prelevati dieci prigionieri. Sette vengono fucilati a Chiesanuova, tre tra i quali Busonera vengono impiccati il 17 agosto 1944 in una piazza di Padova. Lunga vita al Centro Giovani Flavio Busonera di Sa Roadia.

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