CON “MIA MADRE E ALTRE CATASTROFI” A CAGLIARI, FRANCESCO ABATE FA UN REGALO A TUTTE LE DONNE

immagine di Rossano Mameli


di Claudia Sarritzu

Scrivere di un autore che conosci personalmente, non è una passeggiata. Non vuoi e non puoi cadere nella banalità o nella retorica. Vorresti porgergli i complimenti che merita senza apparire di parte. Vorresti essere sincera. Vorresti essere oggettiva, ma è una battaglia persa in partenza, siamo nati per scegliere automaticamente da che parte stare.

Così ho deciso fregarmene dell’obiettività e di scrivere con il cuore per avvicinarmi di più a ciò che ho provato durante la presentazione a Cagliari al Teatro delle Saline e prima leggendo, guardano e ascoltando, ridendo e piangendo questo libro che non è solo un libro.

Per questo dirò subito che “Mia madre e altre catastrofi” di Francesco Abate, Einaudi editore, non un capolavoro, un libro eccezionale. Francesco ha scritto altri libri più belli e il suo capolavoro è uno (per ora) e si intitola “Chiedo scusa”.

Checco come lo chiama mamma Mariella (che vado orgogliosa di avere amica su facebook e di racimolare da lei qualche “mi piace”) protagonista indiscussa di questa opera, dà vita a un libro che va oltre le parole su carta. Vive nella voce della brava attrice Francesca Saba che segue nel suo tour nazionale l’autore interpretando la mamma da giovane, e in quella della grandissima Piera Degli Esposti (diretta da un sempre più bravo Peter Marcias, vedete che sono di parte?!) che interpreta Mariella oggi nelle pillole video trasmesse in rete sull’account di Einaudi Stile Libero, una clip potrete trovarla appena sotto l’articolo.

Francesco dunque non ha scritto solo un libro, ha realizzato un’opera che unisce la letteratura al teatro e alla cinepresa, non ha scritto un testo comico, ma ironico e dietro l’ironia si sa, c’è un pizzico di malinconia che fa scappare qualche lacrima.

Ma soprattutto Francesco ha raccontato una donna “normale” e allo stesso tempo rara “una mamma così ve la auguro a tutti”, un augurio stupendo per cui dovremmo dirgli grazie. Non è una super donna Mariella, di quelle sempre con il sorriso, calma, angelica, più giovane dei figli, come quelle delle pubblicità delle merendine. Francesco racconta tutto della sua mamma, vedova a 50 anni di un marito e padre, Gabriele, che se ne andrà troppo presto per la stessa malattia di cui soffre anche Checco sin da piccolo. Una malattia che porterà questa donna granitica a dividersi fra l’ospedale di Padova dove è ricoverato il marito, e il Brotzu di Cagliari dove trascorre lunghi periodi il figlio. E’ una donna stanca, a volte nervosa, una mamma di altri tempi che usa il battipanni quando te lo sei meritato, ma che sa ascoltare i suoi tre bambini, li sa educare dicendoli “No” (come pochi genitori sanno fare oggi), a cui ha saputo insegnare il potere salvifico di una sana risata.

Che forza che ha Mariella, insegnante di scuola media, frequentatrice assidua del nostro stupendo Poetto da lasciarne traccia in quel bel colorito dorato che sfoggia anche d’inverno, merito del sole del sud Sardegna. La vita con lei ci è andata giù duro, prima gli ha portato via il suo compagno poi gli ha quasi strappato dal cuore il figlio già adulto che ha dovuto nascere per la seconda volta da un trapianto ( e una “non anestesia”), questa volta non dal ventre, questa volta dal fegato di un’altra donna, Cinzia (a cui il libro è dedicato). Non si è privata di niente Mariella, piccola grande ragazza di Cagliari che non ha mai perso fiducia, e se l’ha fatto non l’ha mai dato a vedere.

Prima di cadere nella retorica voglio ringraziare Francesco, in quanto uomo, prima che in quanto scrittore. Perché ha offerto, raccontato questa signora, un modello di donna che dovremmo seguire come esempio e proporre alle ragazze di oggi. Perché questa opera è prima di tutti un regalo a tutte le donne italiane, alle madri, a chiunque cresca un bambino, lo ami e lo protegga, sfidando la paura di perderlo, il terrore di vederlo morire prima di te.

Ma è anche un regalo ai figli di 50 anni, un modo per incoraggiarli ad avvicinarsi di più ai loro genitori anziani, a dirli quelle parole anche un po’ sdolcinate che a volte non si fa in tempo a pronunciare e che poi inevitabilmente si rimpiangono per il resto dell’esistenza.

Francesco ha fatto anche un altro miracolo giovedì scorso, durante la presentazione di cui potete vedere qualche scatto nella gallery sopra. Ha parlato a noi cagliaritani, e ha raccontato, a chi cagliaritano non è, chi siamo. Ha dato voce a questa piccola città in mezzo al Mediterraneo, piena di luce, provinciale e ottusa, grande esportatrice di giovani cervelli e consumatrice assidua di Hogan. Un capoluogo anche capace di fare grandi cose: come rendere felice chi ha la fortuna di sbatterci i piedi ogni santo giorno. La presentazione del libro, come lo sono state le altre presentazioni di altri suoi libri, sono occasioni di incontro, di baci abbracci, di sano e sacrosanto pettegolezzo. Perché a Cagliari ci si conosce tutti, ci siamo tutti visti almeno una volta anche senza accorgercene.

Ora tocca a voi leggere e guardare questo libro-video e tanto altro, giudicare se sono stata troppo di parte. Ve lo consiglio a tutte le età. Non è un capolavoro, ma è un libro che fa bene. Ed è questa la funzione di un’opera artistica: farci del bene.

Complimenti dovuti a chi ha reso divertente e unica la serata di giovedì scorso: l’attrice Francesca Saba, i comici Jacopo Cullin e Massimilano Medda, la figlia di Abate, Giulia, che ha lavorato dietro le quinte. Stefano Guzzetti, grande musicista che ha composto la colonna sonora delle clip con Piera Degli Esposti. Mamma Mariella che ha ceduto e alla fine è salita sul palco a prendersi gli applausi meritatissimi.


Voglio anche raccontare un aspetto importante e non ignorabile della serata. Perché la solidarietà non è scontata. I proventi del libro, venduti al Teatro delle Saline (centinaia di coppie) sono stati devoluti alla Prometeo AITF Onlus, associazione di trapiantati di fegato e pancreas della Sardegna. Ad aprire lo spettacolo è stato infatti Giuseppe Argiolas, presidente dell’associazione che ha voluto ringraziare il dottor Fausto Zamboni, il chirurgo che, con un trapianto di fegato, ha riportato alla vita lui, Francesco Abate e tantissimi altri pazienti (il cui numero sta per raggiungere quota 300, guardando solo a quanto ha realizzato in Sardegna con la sua équipe).                                                                         http://www.globalist.it/

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2 commenti

  1. Marcella Onnis

    Bell’articolo davvero, peccato che non veda virgolette e citazione della fonte nelle ultime righe della postilla sulla Prometeo… (http://www.ilmiogiornale.org/mia-madre-catastrofi-francesco-abate-conquista-cagliari/)

  2. Mario Sconamila

    Non so se queste righe arriveranno a Francesco Abate e alla sua cara madre Mariella. Lo spero.
    Caro Francesco, sono stato uno dei tantissimi alunni di Gabriele, con il quale mi incontravo a studi ultimati, e lo facevo con infinito piacere, anche in relazione alla sua attività politica.
    Signora Mariella, ho un ricordo indelebile: un giorno incrociai lei e Gabriele in strada a Cagliari. Per la prima volta vedevo il suo volto.
    Nei primi anni di insegnamento, molto giovane, mi pare fosse a Gesturi, sono stato collega di Rosa, la sorella di Gabriele, persona gentilissima e affabile.
    Da non pochi anni risiedo in Finlandia. I casi della vita…
    Che dire? Al mio prossimo ritorno a Cagliari, acquisterò il libro di Francesco.
    Un caro saluto a tutti.
    …..
    Mario Sconamila
    mario.sconamila@elisanet.fi

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