DAL RED CARPET DI CANNES E GLI ACTOR’S STUDIOS DI LOS ANGELES: VALERIA BANDINO, ATTRICE E PRODUTTRICE A DUBLINO

ph: Valeria Bandino (immagine di Stefano Perra)


di Stefania Lapenna

Valeria Bandino ha nutrito una forte passione per la recitazione sin da quando era bambina. Nata a Cagliari, laureata in Psicologia, si è trasferita a Dublino, dove è stata accettata al Gaiety School of Acting”, diventando ben presto un’attrice di successo. Ha frequentato, inoltre, il  “TVI Actor’s Studios” di Los Angeles ed è salita sul Red Carpet di Cannes, Venezia e Dubai. Da più di un anno è diventata anche produttrice.

Come nasce la sua passione per la recitazione? All’età di 4 anni la danza classica è stata la forma fisica dell’espressione dei miei sentimenti. In seguito, attraverso i miei studi di psicologia ho potuto approfondire la conoscenza della psiche delle persone che popolavano la mia vita. Il passaggio ineffabile attraverso il mondo della moda ha trasceso la visione del mio futuro. Grazie a tutto questo la mia visione è cambiata, così come la mia vita; volevo rivestire il costume di attrice e poter interpretare profondamente dei personaggi affascinanti e singolari.

Come è arrivata a questo successo? Sono una competitrice: essere la migliore, la più competente è sempre stato un importante obiettivo nella mia vita. Il valore del lavoro si è rivelato onnipresente nel corso degli anni. Con l’esercizio, prove e sacrifici ho potuto issarmi al posto che occupo oggi.

E’ stata una gavetta abbastanza lunga? Una delle mie citazioni preferite è: “se lavori duro non è detto che sarai ricompensato, ma in questa vita quelli che son stati ricompensati hanno sempre lavorato duro”. Faccio di questa citazione la mia divisa, la trama della mia vita. Ai miei esordi è stato come attraversare il deserto e ne sono uscita spiritualmente cresciuta: questo mi ha permesso un bel giorno di calcare quel mitico tappeto rosso.

Ha incontrato molti ostacoli lungo il suo percorso? Gli ostacoli mi hanno sempre aiutato a migliorarmi e diventare più forte. Ho compensato le lacune linguistiche con l’aiuto, ancora una volta, di un lavoro intenso. Gli ostacoli fanno parte di una carriera: “colui che non ha mai inciampato, non avrà nè il piacere di rialzarsi nè il piacere del successo”.

Cosa significa per lei recitare? Interpretare dei grandi testi, grandi ruoli, mi permette in breve tempo di abbeverarmi del genio presente nei testi, di risentire la musicalità delle parole, di suscitare delle emozioni soavi in pubblico, quel pubblico che spero sarà felice della mia performance.

Si immedesima nei personaggi che interpreta? Mi sono formata come attrice di Metodo dove l’immedesimazione nel carattere e la conoscenza delle ragioni d’essere è un punto essenziale. Entrare in un personaggio è un lavoro che bisogna prendere molto seriamente e considerare che una volta entrati nel ruolo, poi ci vuole del tempo per uscirne. Ci si innamora davvero, si soffre davvero, si gioisce davvero. E questo può essere molto forte. Quando ho interpretato Christine, nel film dedicato a Van Gogh, sentivo davvero la fame e la povertà. Per aiutarmi nello studio del personaggio, ho vissuto per qualche mese in una casa senza luce, elettricità, internet e con il minimo essenziale per vivere. Per interpretare un ruolo si usa il cuore, il sangue e il sudore. In ognuno dei miei ruoli vi è una parte finissima della mia anima.

Adesso è anche produttrice. Se lo sarebbe mai immaginata? Tutto arriva per chi sa aspettare. Porterò avanti la mia carriera di attrice e voice over perchè questo è quello che sono e quello che amo. Vi sono grata per questa intervista e saluto caramente i lettori. A voi tutti l’augurio di uno splendido 2016.

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