I FINALISTI DI “VISIONI SARDE”: IL FILM “PAOLINA ERA LA MADRE DI GIULIA” DI CLARA MURTAS

ph: Clara Murtas


di Bruno Culeddu

Clara Murtas è un’artista di straordinaria poliedricità.

Cantante, attrice, autrice, compositrice, programmista radio e TV e adesso con “Paolina era la madre di Giulia”, anche regista.

Il film racconta la storia di sua madre Bruna, una scrittrice e cantastorie che è riuscita con la sua arte ad affrancarsi totalmente da una vita difficile.

L’intervista avviene all’interno delle mura domestiche  e nel parco di Monte Claro, dove tutti i giorni Bruna si reca per recitare e incontrare persone a cui regala le sue poesie.

“Cominciò a scrivere – spiega Clara Murtas – quando le morì una figlia neonata con la quale iniziò un dialogo in un quaderno segreto che io e mia sorella andavamo di nascosto a leggere. Quando diventai adulta, la incitai a scrivere la sua autobiografia. Così nacque il libro “Paolina era la madre di Giulia”. Il documentario parla della nostra complicità letteraria ma racconta anche del particolare rapporto tra mia madre Bruna (nel romanzo Giulia) e sua madre Vincenzina (nel romanzo Paolina)”.

Il documentario pone al centro più generazioni di donne in un viaggio della memoria che scava nella loro vita familiare, nei rapporti madre-figlia, e che ci riporta ai ricordi della guerra, alle case della periferia cagliaritana e alle difficoltà economiche del tempo.

“Mia madre – continua Clara Murtas  –  se fosse vissuta in un’epoca diversa avrebbe potuto fare grandi cose nell’arte, dal canto alla recitazione, alla scrittura. Ma il fatto, ad esempio, di non aver potuto studiare è per lei paradossalmente un motivo di vanto, quasi a dire che  è orgogliosa di quello che è a prescindere da quello che poteva essere».  

Clara Murtas si è affermata con pari successo in diverse forme artistiche.

 Cagliaritana, nel 1970 si trasferisce a Roma per studiare canto. Lavora con Giovanna Marini e diventa la voce solista del Canzoniere del Lazio, uno dei gruppi fondamentali del folk revival italiano. Compie numerose tournée all’estero e collabora con il Maestro Ennio Morricone, Eugenio Bennato, Mario Schiano e Tommaso Vittorini in dischi, concerti e trasmissioni radiofoniche. 
Rientrata in Sardegna nei primi anni novanta, svolge un approfondito lavoro di ricerca e una personale rivisitazione del patrimonio vocale isolano.
Di notevole importanza una sua versione dell’Ave Maria sarda rielaborata per lei da Ennio Morricone e incisa nel 2002  con l’orchestra Sinfonietta di Roma diretta dallo stesso Morricone.
Nel 2005 la cantante  è insignita del Premio Maria Carta e nel 2006, con il suo progetto Boghes & Coros, si esibisce in diretta dalla Cappella Paolina per i Concerti del Quirinale Euroradio Rai. Il Concerto, incentrato sul canto sacro popolare in Sardegna, viene pubblicato da Rai Trade nel 2008 per la collana “I concerti del Quirinale”.

Elabora quindi lo spettacolo “Sante & Sciamane” diventato poi un libro con CD allegato edito da Condaghes.
Dal 2007 cura la realizzazione di numerosi reading sull’opera ed il pensiero di Antonio Gramsci con la  collaborazione del professor Giorgio Baratta e l’associazione “Terra Gramsci” come: Gramsci in concert al Festival Jazz di Sant’Anna Arresi con Giancarlo Schiaffini e Adriano Orrù e Gramsci Bartok, con Mario Faticoni e Silvia Corda.

Nel 2009 è protagonista del cortometraggio “Deus ci sia” di Gianluigi Tarditi dove ricopre il ruolo de s’accabadora, la mitica figura della tradizione sarda. Il cortometraggio, proiettato al New York Film Festival nel 2010, vince nel 2011 il Globo d’oro dell’ Associazione della Stampa Estera e numerosi altri premi internazionali e nazionali.

“Paolina era la madre di Giulia”, il suo primo docufilm del 2015, è stato selezionato al Babel Film Festival di Cagliari, primo festival dedicato alle lingue minoritarie, e ora è in finale a Visioni Sarde.

In questa intervista, rilasciata in esclusiva per Tottus in pari, la grande artista parla del suo film e della sua vita.

• Come è stata l’esperienza da regista?

Entusiasmante. Ho cominciato come pittrice, ed ho sempre coltivato la passione per la fotografia, così dopo aver sperimentato molte forme di espressione sono tornata a quella mia passione adolescenziale e forse non mi sono mai sentita così felice come  quando ho lavorato al montaggio di questo mio primo film.

• La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

E’ stato facile intervistare mia madre per via della nostra complicità artistica, ma proprio a causa di questo coinvolgimento è stato difficile controllare il lavoro delle riprese che ho delegato ad Alessandro Macis e a Marco Veloce. In realtà tutto è cominciato in maniera spontanea come un’esigenza personale e  il film è nato propriamente durante il montaggio.   

• Il film coinvolge in ruoli diversi tre generazioni di donne della stessa famiglia: la nonna, la madre, e lei stessa. Ci vuol parlare brevemente di loro? Cosa le unisce e in che cosa sono diverse?

Ci somigliamo naturalmente in tante cose, ma siamo diverse in quanto abbiamo avuto diverse opportunità nella vita è questo è un dato storico.Quello che ha accomunato me e mia madre è stata la compassione: mia madre è cresciuta osservando impotente la sofferenza di sua madre, così come è successo a me vivendo accanto a lei. Io ho potuto, benché a fatica, sviluppare  la mia personalità e il mio talento al di là del matrimonio e della maternità mentre mia madre e mia nonna sono vissute nella costrizione di quei ruoli cosiddetti femminili.  Mia madre con la sua autobiografia insieme a se stessa ha riscattato il valore di sua madre come persona ed io ho fatto la stessa cosa per lei con il mio documentario. Mia figlia Stella fa la musicista e questo elemento accomuna le tre generazioni: il talento di mia nonna è rimasto inespresso, mia madre ha faticato molto per esprimersi, io ho faticato un po’ e mia figlia finalmente trova naturale essere donna e compositrice senza dover giustificare la sua esistenza con il matrimonio o la maternità.

• Cosa le rimane dopo aver girato un film che entra così profondamente nella sua sfera privata?

La creazione artistica somiglia molto a una gravidanza e quando con il parto ci lascia l’oggetto della nostra creazione in un primo tempo resta un gran vuoto; questa volta ad essere partorite siamo state in un certo senso io, mia madre e mia nonna  diventate in quanto figlie, sorelle: Clara, Bruna e Vincenza, al di là dei ruoli  che il nostro genere ci aveva destinato.

• Lei vanta un curriculum artistico unico. Ha lavorato con artisti del calibro di Giovanna Marini, Ennio Morricone, Eugenio Bennato, ha vinto il premio Maria Carta, si è esibita al Quirinale: di che cosa è più orgogliosa?

Tutto ciò che ho fatto mi rende orgogliosa ed anche grata al mio destino ma l’emozione più forte è stata la tournèe in Africa con il Canzoniere Del Lazio nel 76 : un mese in giro per la costa orientale africana a cantare per il pubblico di Somalia, Zambia, Tanzania, Kenya, Mozambico. E’ stata un’esperienza  ha cambiato la mia idea del mondo.

• Prossimi progetti?

Lavori (teatro e cinema) sulla figura di  Gramsci e sui rituali dell’Argia (musica e video).

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