VIVERE E LAVORARE NEGLI EMIRATI ARABI, NELLA SCELTA DI ELISABETTA PUDDU: IL NUOVO MONDO A DUBAI

Elisabetta Puddu con il marito Davide Masili vivono a Dubai


di Massimo Dallaglio

Elisabetta è una ragazza sarda di 30 anni che si è trasferita a vivere a Dubai dove lavora presso Emintad, una società che si occupa di attività di Investment Banking cross-border tra Europa, Medio Oriente e Asia. Svolge attività di Advisory avente con obiettivo la creazione di opportunità di affari, con riferimento a partner commerciali nelle aree corrispondenti agli Emirati Arabi, Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman e Arabia Saudita.

Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia? Vengo da un paese della provincia di Cagliari, Villanovatulo, è un piccolo paese della Sardegna centrale. In Sardegna studiavo e principalmente svolgevo attività universitarie, che mi occupavano gran parte della giornata, e nei weekend dedicavo le mie giornate all’attività di arbitro FITET ossia della Federazione Italiana Tennistavolo.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia? Quando si è a casa con la famiglia non si vede l’ora di uscire di trovare la propria strada e per me era giunta l’ora di mollare tutto e iniziare una nuova vita e a settembre del 2013, sono partita. 

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima? No, precedentemente ho visitato nuovi luoghi da turista, mai da residente. Mi piace tanto viaggiare e conosce nuove culture, ti apre la mente e tutto dentro di te cambia.

Sei partita da sola o in coppia? Ho seguito mio marito Davide, che risiedeva già a Dubai per lavoro da oltre un anno. Io l’ho raggiunto più tardi, perché ho dovuto concludere il tirocinio universitario. Subito dopo ho fatto la valigia e l’ho raggiunto negli Emirati Arabi.

Perché hai scelto di trasferirti a vivere a Dubai? Dubai era la città con tante opportunità lavorative, mentre in Italia si andava sempre più verso la disoccupazione. È stata una scelta ardua, ma alla fine siamo contenti della scelta che abbiamo fatto.

In che cosa consiste la tua attività? Lavoro presso Emintad, una società che si occupa di attività di Investment Banking cross-border tra Europa, Medio Oriente e Asia; Inoltre svolge attività di Advisory avente con obiettivo la creazione di opportunità di affari, con riferimento a partner commerciali nelle aree corrispondenti agli Emirati Arabi, Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman e Arabia Saudita. I suoi uffici localizzati a Dubai, Hong Kong e New York.

Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività? Offriamo una vasta gamma di strategie di investimento specializzate e soluzioni innovative attraverso la capitalizzazione di mercato ad investitori istituzionali e privati. Questa strategia delinea chiaramente profili e responsabilità di rischio assegnando diverse porzioni del portafoglio in investimenti più adatti. 

Come hai affrontato e risolto il problema del visto? Negli Emirati Arabi, si può entrare tranquillamente con visto turistico per un breve periodo di tempo, ma se si intende stabilizzarsi serve la residenza. Io personalmente sono sotto il visto da residente di mio marito, che mi fa da Sponsor, e per poter lavorare ho la “labour card”; altrimenti è l’azienda che ti offre lavoro che dopo aver stipulato il contratto e attivato un assicurazione sanitaria deve farti il visto da residente (in questo caso è l’azienda a farti da Sponsor). La procedura per la residenza è lunga, si deve far certificare tutti gli attestati dall’ente competente (per esempio atto di matrimonio, laurea, etc.) devi presentare il contratto di affitto, regolarmente registrato per dimostrare dove vivi, poi seguono analisi del sangue, radiografia al torace e impronte digitali di entrambe le mani, solo dopo tutti i passaggi, si ottiene il visto con la National Identity, con scadenza 3 anni.

Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?L’Italia vive un periodo di forte disoccupazione con un economia nettamente in discesa, questo ha fatto sì che il lavoro per i giovani sia molto scarso e il poco che si riesce a trovare è retribuito molto poco. Mentre all’estero la domanda di lavoro è alta e il lavoratore specializzato trova nella maggior parte dei casi un lavoro soddisfacente sia dal punto di vista degli studi che dal punto di vista economico.

Com’è avvenuta la vostra integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?  Come ogni Paese Arabo la religione è quella musulmana, ma Dubai è una metropoli abbastanza aperta al mondo e ai turisti. Ci sono naturalmente delle regole che vanno rispettate ma in generale non ci sono grosse differenze di genere. Le donne possono lavorare, guidare e svolgere la propria vita come in qualsiasi paese occidentale. E’ una città bella vista dagli occhi di un turista, è immensa con i suoi grattacieli con strutture architettoniche da lasciare senza parole. Ti guardi attorno e vedi tanto lusso sfrenato. Una città costruita dal nulla che è diventata un colosso del lusso. Ma come ogni città, non è tutto rose e fiori manca sempre la possibilità di vivere all’aria aperta, sempre tutto al chiuso sotto aria condizionata, persino le fermate dei bus sono sotto aria condizionata, il caldo per la maggior parte dell’anno è talmente tanto che non si resiste un minuto all’aria aperta. 

L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca? Di casa, dei familiari, degli amici, si ha sempre tantissima nostalgia. Non ci si rende conto di quanto siano indispensabili fino a quando non si parte e ci si accorge che mancano molto. Preferisco rientrare anche solo per 5 giorni, per piccole feste, che aspettare un mese intero e poi stare tutto l’anno senza rientrare. Cosi riesco ad apprezzare tutto dal caffè con gli amici, a una buona pizza, al passeggiare all’aria aperta, e tante altre cose.  Vivendo all’estero però ci abituiamo anche ad un certo stile di vita e il paragone nasce spontaneo, e ti rendi conto quanto ancora l’Italia deve lavorare e quanto ancora la mentalità italiana deve aprirsi. Noto molto la differenza tra l’organizzazione dell’aeroporto qua a Dubai e gli aeroporti Italiani, sono molto più disorganizzati, mancanza di informazioni da parte del personale aeroportuale, mentre qua in ogni angolo trovi una persona addetta a dare informazioni per esempio. Il livello di pulizia dei luoghi comuni è elevato mentre in Italia per esempio nella metro di Roma, meglio non commentare.

Vivere a Dubai sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?  A Dubai da un lato è meglio perché’ non c’è criminalità il sistema funziona, e tutti sanno cosa si può fare e cosa non si può fare, mi sento sicura sotto tutti gli aspetti. Il cliente ha sempre ragione, e ti ascoltano al meglio e cercano sempre di migliorare il servizio offerto. Ti offrono dei servizi che in Italia nessuno farebbe, come ordinare la spesa a casa ovunque tu sia. In ogni palazzo, c’è la piscina e la palestra usufruibile da tutti i condomini, questa è una grande cosa, in quanto il camminare, il movimento qua è veramente limitato a pochi metri al giorno, e questo invoglia le persone a fare del movimento senza spostarsi dalla propria abitazione. Poi quando c’è caldo l’aria condizionata ovunque ti rigenera, invece in Italia si soffre dal caldo. Le strade sono perfette e larghe, non ho mai visto un cedimento stradale, nessun buco in mezzo alla strada, tutto perfetto. Il costo della benzina bassissimo. Dall’altro lato, però è allo stesso tempo una città abbastanza cara, e viverci è ogni giorno più difficile. L’acqua subisce un processo di desalinizzazione, per tanto viene privata di tutte le sue principali proprietà, e questo causa dei problemi sulla cute delle persone tipo perdita dei capelli, secchezza della pelle, unghie che si sfaldano facilmente, ecc. Non si può bere alcool se non negli hotel di lusso o dove hanno acquistato la licenza, ma sempre dentro hotel, dove però il prezzo è elevatissimo, rispetto al ristorante italiano.

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e trasferirsi a lavorare a Dubai? Dubai è una città che da molte opportunità lavorative, ma ovviamente si deve conoscere bene l’inglese, e se possibile cercare di arrivare con una forte specializzazione da spendere sul mercato. Vivere a Dubai significa adattarsi ad uno stile diverso rispetto all’Italia, qua la vita è più frenetica e molto più competitiva, ma se si riesce a partire con una buona offerta la strada sarà in discesa. Consiglierei comunque di venire a Dubai per una vacanza per rendersi conto della città se può piacere vivere al caldo, e dopo prendere la decisione di trasferirsi qua.

Che attività potrebbe essere indicata per coloro che volessero trasferirsi a Dubai? Gli arabi amano gli italiani, perché’ siamo bravi a fare tante cose, perciò diciamo che sono ben accettate tutte le attività, soprattutto ristorazione, ma anche architetti, designer, ingegneri, insegnanti, tecnologia, medici, ecc.. 
Conosci molti italiani che vivono a Dubai, li frequenti? Si siamo una comunità abbastanza grande, grazie al gruppo sul social network (Facebook) ci teniamo aggiornati su tutto e su ogni novità che riguarda l’Italia. Noi personalmente abbiamo il nostro gruppo di amici e ci vediamo sempre per uscite nei locali, cene, siamo una piccola ma grande famiglia.

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