L’11% DI DECESSI IN PIU’ NEL 2015 MA LE VARIABILI IN GIOCO SONO MOLTE. QUEI 656MILA MORTI? ASPETTIAMO A PARLARE D’INQUINAMENTO


di Luca Foresti

Il tema è drammatico perché si sta parlando di un andamento sull’anno (abbiamo dati fino ad agosto) che potrebbe portare a più di 60 mila morti in più, su un totale annuale di circa 656.000, quindi circa l’11% in più di decessi. Per capire bene di cosa stiamo parlando partiamo dall’idea che l’invecchiamento della popolazione porta inevitabilmente ad un aumento annuale dei decessi in Italia. Ma questo aumento è di circa 4000 decessi in più per anno medi. Un aumento di 60 mila è più di 15 volte questo numero, rappresentando una anomalia. I decessi in anni normali hanno un andamento stagionale, con l’inverno che ha circa 10 mila morti in più al mese rispetto al resto dell’anno (55 mila rispetto a 45 mila). Il secondo tema è la fluttuazione casuale di questo numero. Per capire di cosa stiamo parlando prendiamo il dato degli ultimi 5 anni: 588 mila – 2009; 584 mila – 2010; 594 mila – 2011; 613 mila – 2012; 599 mila – 2013; 598 mila – 2014.

Da cui si evince che il dato oscilla di circa 10 mila anno su anno. Il dato di cui si sta parlando proiettando l’andamento fino ad agosto è di 666 mila decessi. Una enormità in più rispetto al 2014. Per darvi una idea di quanto sia importante questo numero, scorrendo i dati passati ci sono stati due picchi di decessi rispetto all’anno precedente, uno nel 1983 e uno nel 2003, di circa 30 mila decessi in più in un anno. Quindi siamo di fronte ad un fenomeno potenzialmente più che doppio rispetto al peggiore anno passato successivo al 1945.

Se analizziamo i dati mensili scopriamo che l’anomalia si è avuta soprattutto nei mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo e Luglio. Questi mesi in termini di clima sono stati più caldi della media degli anni precedenti, in particolare Luglio è stato il più caldo degli ultimi 136 anni. Ma un ultimo importantissimo studio uscito su LANCET (Mortality risk attributable to high and low ambient temperature: a multicountry observational study, Gasperini et Al., 20 May 2015) che analizza una maestosa quantità di dati di molti paesi, tra cui l’Italia, afferma che il freddo uccide 20 volte più che il caldo, apparentemente non dando base scientifica all’idea che queste morti siano dovute ad un clima più caldo. Un’altra ipotesi teoricamente possibile è quella relativa ad una aumentata epidemia influenzale (e agli effetti debilitanti della stessa), anche e soprattutto dovuto al fatto che c’e’ stato un crollo delle vaccinazioni dell’11% da un anno all’altro. La curva epidemiologica ci racconta un anno normale e senza nessuna anomalia rispetto all’anno precedente. Ma qui, viene il dato fondamentale. Quello che noi chiamiamo influenza in realtà è fatta di vari ceppi virali e ogni ceppo ha un effetto diverso sulla salute delle persone. Il dato rilevante è che questo fenomeno è accaduto in tutta Europa e apparentemente è dovuto soprattutto ad un ceppo influenzale particolarmente “cattivo” (A(H3N2), pari al 56% degli influenzati). Ovviamente le ipotesi su fenomeni che non hanno cambiamenti rilevanti da un anno all’altro non reggono dal punto di vista logico. In questa categoria possiamo mettere quelle relative agli stili di vita e quelle relative al sistema sanitario. Parlare di questi temi rispetto a questo tema è scorretto sul piano logico e scientifico, anche se serve a qualcuno per buttarla in caciara invece che cercare di capire in modo profondo cosa sta accadendo. Quindi qui siamo di fronte ad un mistero che vale 68 mila vite in un anno. E che riguarda l’Europa intera. Per arrivare in fondo alla comprensione di quello che sta accadendo dobbiamo aspettare i dati puntuali. Con quelli si potrà analizzare il fenomeno in termini geografici (quale distribuzione ha il fenomeno tra le diverse regioni?) di patologia (su quali patologie si è concentrato l’aumento?) di età (è relativo solo agli anziani o anche gli altri gruppi di età ne sono toccati?) e di sesso (c’e’ una preferenza verso uno dei due sessi di questo picco di decessi?). E dobbiamo aspettare gli stessi dati per gli altri paesi, per capire se il fenomeno si ripete ovunque nello stesso modo. Sarà anche molto interessante vedere cosa accade in questo inverno e verificare se l’ipotesi influenzale regge. Come spesso accade in questi casi sarà una attenta analisi dei fatti a gettare luce sugli eventi.

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