C’E DEL MIELE SUL MIO SENTIERO: DOPO IL SUCCESSO DELLA PRIMA PUBBLICAZIONE, CRISTINA CABONI E’IN PROCINTO DI PUBBLICARE UN SECONDO LIBRO

Cristina Caboni


di Maria Nicolini

L’anno scorso il suo Il sentiero dei profumi (Garzanti) è stato un caso letterario. Di professione apicoltrice, mamma e moglie con base in Sardegna, Cristina Caboni ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere con una prima prova letteraria da record. Ora, con il secondo romanzo La custode del miele e delle api, in uscita sempre per Garzanti, la responsabilità è maggiore, «ma soprattutto la consapevolezza e voglia di fare il meglio possibile», come racconta in questa intervista. Nata e cresciuta in provincia di Cagliari, immersa in una natura magica e selvaggia, Cristina Caboni racconta la storia di Angelica, una donna che ritroverà le sue radici e l’amore guidata dal dolce ronzio delle api, animali che più di chiunque la conoscono e la guidano nelle sue scelte. Al lettore il piacere di una storia romantica e profumata, più – a ogni capitolo – la sorpresa di un miele consigliato a seconda di personalità e gusti.

Quando e come è nata l’idea per questo romanzo? Era da molto tempo che avevo in mente un romanzo sulle api, sulla natura e sul suo significato. Quando si conosce qualcosa di prezioso, è naturale sentire il desiderio di parlarne. Un giorno, all’improvviso, mi sono sentita pronta e ho iniziato a radunare le idee. C’è voluto più del previsto: la Sardegna in cui è ambientata una parte del romanzo non è facile da descrivere. Né lo sono le api. Dovevo trovare un modo gentile e soprattutto autentico di farlo. Sono stati mesi intensi, e travagliati. E alla fine ne sono rimasta talmente contenta da affrontare l’ultima rilettura piena di emozione.

Qual è la sua routine di scrittura? Dove lavora? Mi piace scrivere all’aperto. Ho un tavolo in veranda, così posso stare sempre vicino al verde del mio giardino. Durante l’inverno, invece, devo accontentarmi di guardarlo attraverso una grande vetrata. Così, ogni tanto, sollevo gli occhi dallo schermo del pc e mi lascio trasportare dalle immagini. Sono un po’ come i pensieri che partono e poi non si sa mai bene dove vadano a posarsi. Di solito scrivo al mattino presto, un momento della giornata in cui mi sembra tutto nuovo, tutto possibile. E così anche le idee si lasciano cogliere con più facilità.

Dopo Il sentiero dei profumi in molti hanno puntato gli occhi su di lei; ha sentito una maggiore responsabilità per questo secondo romanzo? Sì, ma più che di responsabilità si è trattato di maggiore consapevolezza. «Il sentiero dei profumi» mi ha colto di sorpresa: non sapevo ciò che mi attendeva. Per La custode del miele e delle api, invece, ho preteso molto da me in termini di concentrazione e creatività. Non ero mai soddisfatta, volevo che il mio romanzo fosse un’opera piena di passione. È stato questo che mi ha spinto a provare e riprovare. Finché un giorno ho capito che avevo trovato la strada giusta.

Prima i profumi, ora il miele: quanto di autobiografico entra nei suoi romanzi? Attingo per le mie storie alla vita che conosco, alle mie emozioni, ai miei valori. La natura generosa – e da proteggere – che mi ha sempre circondato e nella quale sono cresciuta mi ispira. Sono luoghi speciali fatti di dettagli e di piccoli istanti che hanno tanto da dire.

Che tipo di donna è Angelica? Una donna forte. Capace di osservare in silenzio ed essere padrona della sua vita e delle scelte che compie. Indipendente, e fiera. Angelica, poi, è capace di riconoscere l’essenza delle cose. E nonostante il suo passato doloroso, ama con generosità la vita e la natura di cui è parte. Le api sono le sue compagne: hanno sempre fatto parte del suo mondo, è cresciuta insieme a loro e ha imparato a capirle in modo istintivo.

Anche in questo secondo libro l’amore è protagonista. Crede nel lieto fine? Il lieto fine è qualcosa che va conquistato con determinazione. Spesso non arriva perché noi scegliamo alternative che al momento ci sembrano più convenienti. Questo romanzo ne è un esempio: non basta amare per essere felici. Bisogna comprendersi e decidere di fare un pezzo di strada a fianco di chi amiamo. Quanto vogliamo prolungarlo poi, questo viaggio, dipende anche da noi, non solo dal destino.

Che libro ha sul comodino? Il giardino di Elisabeth di Elizabeth von Arnim. Adoro la sua sottile ironia e lo sguardo delicato che rivolge alle piante e ai fiori. Mi piace dare un’occhiata al passato e ho trovato notevoli spunti di riflessione nei pensieri di una giardiniera di altri tempi.

La sua eroina letteraria preferita? L’indimenticabile Jo March di Piccole donne: un grande cuore dentro una ragazzina abituata ad andare al sodo. E per di più una futura scrittrice. È stata un vero esempio per me.

Con che miele accompagnare la lettura di questo libro? Spero che i miei lettori siano così incuriositi dal miele da andare alla ricerca di quello più adatto al loro gusto: timo, tarassaco, maro, trifoglio, corbezzolo, asfodelo, cardo, nespolo, acacia sono solo alcuni dei mieli deliziosi che dovremmo regalare a noi stessi. Io in questo periodo mi rallegro con un ottimo miele di trifoglio raccolto dalle mie api questa primavera. Secondo il quaderno del miele, il trifoglio indica delicatezza e fantasia. Ed è esattamente ciò di cui ho bisogno in questo momento.

* Io Donna

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