STORIA SEGRETA DEL “1930”: LO SCRITTORE MICHELE D’AMORE DA PALAU A MILANO IN UN COCKTAIL TRA ROMANZI E MISTERI


di Mariella Cortès

Un locale segreto con intorno un’aura leggendaria, un’atmosfera che riporta indietro ai tempi del proibizionismo, una scommessa contro la crisi e uno scrittore sardo che mette su carta vicende di persone e cocktail. Quella che vi raccontiamo è una storia imprenditoriale, di scommesse creative anti crisi e di emigrazione al contrario. Come quella di Michele D’Amore, scrittore e copywriter i cui genitori (padre pugliese e madre marchigiana) mentre i sardi partivano per il Nord Italia, dalla Milano degli anni Sessanta scelgono di trasferirsi a Palau e aprire una rivendita di prodotti alimentari. Un trasferimento difficile segnato da un primo, drammatico ricordo: l’incendio che a fine agosto  1981 devastò Palau. Un momento che segna la scrittura di Michele: ritmica, veloce, senza fronzoli e che lo fa entrare quasi subito tra i volontari operativi della Protezione Civile fino al trasferimento a Milano, l’apertura di una società di comunicazione e l’incontro con Flavio Angiolillo, artefice di “1930”, unico localespeakeasy di Milano (l’altro, in Italia, si trova a Roma). Per spiegarne la logica dobbiamo pensare agli anni Trenta, quando, in pieno proibizionismo, chi voleva bere un cocktail con amici si ritrovava in posti segreti, spesso camuffati da negozi di alimentari, barbieri o studi fotografici. Locali, questi, tornati di moda negli ultimi anni a New York e Londra in primis, ma anche Berlino e Nord Europa; pensate che per accedere a uno dei più famosi speakeasy di New York, il “Please, don’t tell”, bisogna attraversare una paninoteca, entrare in una cabina telefonica e pronunciare una parola d’ordine. Il locale meneghino è protetto invece da una copertura e un sito web che ne rispecchia lo spirito (www.1930.sh) candidato come miglior sito al festival di Cannes (vi hanno lavorato 12 ingegneri). Dietro il progetto ci sono i barman Flavio Angiolillo e Marco Russo le cui storie vengono poi raccontate, in chiave fiabesca, da Michele D’Amore, in arte Michael Love. Anche Flavio viene da una storia di emigrazione: la sua parte dalla Campania e arriva in Francia: lavora a Monte Carlo con i migliori chef, a Londra per Gordon Ramsay, poi parte per i Caraibi e dopo un anno decide di trasferirsi in Italia proprio mentre riprende l’emigrazione giovanile, in piena crisi. “Allora non guardavo il lato economico ma il fatto di imparare e ho iniziato lavando i bicchieri. Se cominci dal basso, non hai aspettative, non hai promesso niente a nessuno: in Italia siete ossessionati dallo studio e dall’avere immediatamente un posto di lavoro ad alti livelli. Troppi laureati per pochi posti di lavoro: è un cane che si morde la coda! A Parigi è più logico e facile fare la gavetta ma serve arroganza, forza e bisogna mirare in alto. Anche da me, in Francia, molte aziende hanno chiuso per via della crisi, ma si sono reinventate. Questo senza lamentarsi come si fa, troppo spesso, in Italia un Paese ricco di bellezza, un luogo dove hai tutto per essere felice”. Così nasce, inizialmente per i clienti più affezionati dell’altro locale gestito da Angiolillo, dopo mesi di sacrifici, lavori di ristrutturazione e altrettanti per cercare i pezzi di arredamento, il “1930”. La leggenda che vi si crea intorno, grazie a visitatori e giornalisti, trascende ogni aspettativa tanto che “Il Sole24ore” lo indica come miglior bar del 2013. Sarà per il locale di copertura che a tutto farebbe pensare fuorchè alla raffinata atmosfera da film belle epoqueche si respira all’interno; per gli artisti che vi suonano, provenienti dai palcoscenici internazionali, per i cocktail ricercatissimi o per i misteri che ancora il locale ha da svelare oltre a quello della sua collocazione segreta anche per Google Maps e Foursquare.  Sarà per il piano sotterraneo, ricavato all’interno di un rifugio antiaereo realizzato durante la Seconda Guerra Mondiale e per il fantasma che di tanto in tanto farebbe parlare di sé. Sarà anche per le storie che ruotano intorno a ogni menù-romanzo che raccoglie i 13 cocktail stagionali, dove si respira aria di Sardegna. Ecco che Michele D’Amore, dopo aver narrato la sua Isola che viaggia sulle note di “Badde lontana”, inizia a raccontare, in un romanzo a puntate, la storia del “1930”, dei suoi protagonisti e dei suoi cocktail. Cambia il ritmo che si fa più leggiadro, sullo stile di uno storytelling che racconta le vicende di un luogo e di Milano ai primi del Novecento.

Un’avventura che prosegue, all’insegna della riservatezza e che potrebbe approdare anche in Sardegna. Ma questo, per ora, è un segreto.

http://www.unionesarda.it/

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