LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA: FERMATE LA DEPORTAZIONE DEI DOCENTI SARDI

altra giornata di protesta degli insegnanti sardi all'aeroporto di Cagliari Elmas


di Mauro Pili

Illustrissimo Presidente, sono costretto a rivolgermi alla massima carica dello Stato Italiano perché Ella, alla vigilia di ferragosto, possa intervenire con urgenza e autorevolezza per bloccare la più grande deportazione di massa di donne e uomini sardi degli ultimi 60 anni verso il continente.

Madri strappate ai propri figli senza una logica ma solo per l’arbitrio di uno Stato che non applica la minima regola del buon governo: il buon senso.

Da domani 14 agosto alle ore 14 migliaia di insegnanti sardi rischiano di dover lasciare la propria terra, la propria famiglia, per una riforma scriteriata che non ha tutelato in alcun modo quei precari che, pur avendo tutti i titoli, da decenni vivono l’incertezza come costante di vita.

Una riforma che impone alla Sardegna, regione insulare ultraperiferica, una vera e propria emigrazione di massa senza precedenti.

A questo corrisponde l’illogico e irragionevole atto di trasferire in Sardegna centinaia, se non migliaia, di docenti provenienti da tutte le altre regioni italiane.

Oso rivolgermi ad un cittadino siciliano che ben capisce, più di chi vive a Firenze, le gravi discriminazioni che subisce un cittadino insulare.

A questo, però, si aggiunge che se per un cittadino della Sicilia giungere al confine con l’Italia sono sufficienti pochi minuti, per un cittadino sardo sono necessari denari rilevanti e notti di viaggio per attraversare il Tirreno.

In più, alle macroscopiche e ineludibili questioni geografiche, non potrà sfuggire ad un giurista quale Ella è, la prerogativa costituzionale e statutaria della Sardegna che vede la materia della pubblica istruzione tra quelle riservate alla competenza primaria ed esclusiva, proprio per le caratteristiche identitarie a partire dall’uso della lingua sarda.

Prerogative per le quali auspico, insieme a 5000 esponenti del mondo della scuola sarda che in tal senso hanno sottoscritto la petizione che Le allego, il pronunciamento della stessa Corte Costituzionale.

Tale violazione di così evidenti principi di buon senso e di buon governo costituisce un vulnus grave nei rapporti tra lo Stato e la Sardegna. Vulnus che colpisce alla radice l’educazione delle future generazioni.

Per questo ed altri evidenti motivi voglia il Capo dello Stato italiano, cittadino insulare, siciliano e giurista, intervenire nei confronti del Presidente del Consiglio perché nelle prossime ore venga concessa una deroga nei termini al fine di favorire una positiva, razionale e dignitosa soluzione.

Questo Suo Autorevole e urgente intervento consentirebbe ai docenti sardi di poter, sia nella fase B e C, esercitare con la giusta serenità, senza traumi familiari e non solo, la loro professione in terra Sarda.

A Lei Presidente, primo rappresentante dello Stato Italiano, mi rivolgo perché possa in queste ore agire come uomo di legge e di buon senso, come cittadino nato in un’isola che più di altri può comprendere il dramma di chi deve lasciare la propria terra dopo 20 anni di precariato.

Agisca, Presidente!

Dia un segnale forte e chiaro, urgente e decisivo, a questi nostri docenti sardi, donne e uomini di tempra, però, duramente provati da una legge dello Stato che impone loro di scegliere tra la propria terra, la propria famiglia e una deportazione di massa grave e inaudita.

Dinanzi all’ignavia della Regione Sarda e la totale assenza del governo nazionale occorre un autorevole intervento del Capo dello Stato considerata la palese violazione costituzionale e statutaria ma soprattutto per le ricadute folli verso il corpo docente della Sardegna.

Per questo motivo in queste prossime ore proseguirà il pressing verso Governo e Regione confidando nell’intervento del Presidente della Repubblica.

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3 commenti

  1. Grazie Massimiliano, e un grazie speciale è rivolto a Mauro Pili. Molti dicono che il suo supporto e il grande sostegno che ci sta dando sia solo mosso da interessi personali, sfido chiunque a trovare un altro politico disposto a fare ciò che sta facendo lui! Ci ricorderemo di tutto e di tutti.

  2. E quale sarebbe l’interesse personale, credo stia facendo il suo lavoro come dovrebbero fare i deputati e senatori sardi accompagnati dai consiglieri e assessori regionali. Dovrebbero stare al fianco degli insegnanti e difendere con tutte le forze il diritto al lavoro nella loro terra, invece, per l’ennesima volta, preferiscono defilarsi e contestare chi continua incessantemente a far emergere problemi reali. Un grande in bocca al lupo agli insegnanti, pilastro della società.

  3. Una lettera veramente toccante. Pili si sta battendo con tutte le forze e con tutto il cuore per difendere i diritti degli insegnanti sardi. Cosa che dovrebbero fare tutti i politici sardi a tutti i livelli. Tutti i miei amici insegnanti precari mi chiedono di rivolgerti un sentito ringraziamento.

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