CONTI, COSSU E PISANO FANNO PARTE, NON DA OGGI, DELLA STORIA DEL CAGLIARI: UN SALUTO A DANIELE, ANDREA E FRANCESCO


di Massimo Lavena

Queste righe son state scritte prima che venisse giocata la partita Cagliari – Udinese del 31 maggio 2015, ultima di campionato (ndr: vinta dal Cagliari per 4 a 3). Ma dopo la comunicazione dei convocati per il Cagliari. Tra questi, Gianluca Festa, allenatore pro tempore degli ultimi mesi di una stagione catastrofica dei Rossoblu, non ha inserito Conti, Cossu  e Pisano. Detta così, soprattutto alla luce delle voci che narrano di fantomatici infortuni dei tre giocatori, nulla da dichiarare. Si chiude evidentemente un ciclo, i tre non son più giovanissimi, acciacchi, e cose varie, ma sicuramente avrà anche influito la non eccelsa serie di prestazioni di questo devastante e ludibrioso anno. Ci può stare tutto, certo, ma se le colpe della retrocessione sono da ascrivere a qualcuno non sono certamente a loro tre, simboli di un Cagliari di volontà, di sofferenza, di piede mai tirato indietro. Forse anche troppo, per Danielino Conti, che ha un rapporto di partite giocate/cartellini gialli di oltre uno a tre: ma ed è qui il fulcro del discorso, se esistono le bandiere, quando esse vengono ammainate, le si onora, e si rende merito per il loro sventolar garrulo al vento. Cosa può chiedere il Cagliari a questa ultima partita? Nulla, la volontà e la possibilità di combattere sino all’ultimo il Cagliari le ha avute, ma non le ha sfruttate. Oggi si sarebbe potuto cercare di superare l’Atalanta, che ha dimostrato, con risultati negativi in queste ultima settimane di  poter essere raggiunta. Ma le prestazioni fastidiose ed urticanti del Cagliari hanno fatto il resto. Ecco è proprio questo resto che avrebbe dovuto convincere la dirigenza Casteddaia a dare una ultima passerella a Conti, (Capitano mio Capitano…), Cossu l’ultras, e “Bombetta” Pisano (come lo soprannominò il vecchio Nedo Sonetti, che lo lanciò in serie A). Esistono le bandiere, esiste la riconoscenza ed esistono le situazioni nelle quali una porta deve essere chiusa per iniziare una nuova storia. Ecco, questo la dirigenza del patron Giulini non lo ha capito: il saluto dei tre vecchi rossoblu era il necessario passaggio di testimone per una nuova avventura di ricostruzione che dovrà far nascere una squadra che sia capace di risalire dalla B alla A in breve tempo. Non sarà facile, ma di certo non lo sarà se si eliminano tutti i simboli che invece avrebbero potuto fare da linea di collegamento tra un futuro che si spera glorioso ed un passato ricco di momenti trascinanti, come le innumerevoli salvezze conquistate in questi anni. Conti, Cossu e Pisano non meritavano questo atteggiamento, quasi si volessero scaraventare le colpe della retrocessione a loro. Forse, a ben guardare, è l’aver imposto di far giocare ragazzini presuntuosi e scarsi come Longo, o aver ceduto un portiere di sicuro affidamento come il vecchio Vlada Avramov, affidandosi per troppe partite a due giovanotti imberbi e di scarsa affidabilità. Gli errori son stati tanti, anche Conti, Cossu e Pisano ne hanno commessi, rendendo molto meno del loro abituale livello e soffrendo, sicuramente, il non sentire più la fiducia da parte della società Quella società che se ha, giustamente peraltro, deciso di dare un taglio col passato, doveva farlo capire ai tifosi dimostrandosi riconoscente per ciò che in tutti questi anni Conti, Cossu e Pisano hanno fatto per il Cagliari, per Cagliari, per la Sardegna ed i suoi tifosi sparsi in tutto il Mondo. In bocca al  lupo a Daniele  Conti -, 16 stagioni al Cagliari, per 464 partite in rossoblu con 51 reti e 188 cartellini gialli- ,  Andrea Cossu -9 stagioni casteddaie per lui originario del quartiere Fonsarda, 257 partite e 12 goal-,  e Francesco Pisano – che ha sempre giocato nel Cagliari, sin dalle giovanili, 11 stagioni in prima squadra, 241 partite ed una rete-: l’augurio è che possano regalare ancora sorrisi e che la loro esperienza possa tornare utile, ancora al Cagliari o a chiunque ami il gioco del calcio. Che, se ne ricordino sempre i dirigenti, il calcio è fatto anche di identificazione nei colori, nelle maglie, nelle bandiere, ma, soprattutto, negli Uomini, quelli che sanno trasmettere passione, amore e lealtà. E Conti, Cossu e Pisano fanno parte,  non da oggi, della Storia del Cagliari. 

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