L’ULTIMA CROCIERA: IN RICORDO DI LUCIANO LOCCI, FIGURA DI SPICCO NEL MONDO DELL’EMIGRAZIONE SARDA ORGANIZZATA

Luciano Locci


di Tonino Mulas

Luciano era un uomo di mare. Ogni anno con la sua barca a vela, che governava da solo ripeteva, in 30 o 40 giorni, il rito della circumnavigazione delle “amate sponde”: tappe diverse, approdi nascosti, i più belli. Dall’arcipelago de La Maddalena a Calagonone, proseguendo lungo le coste orientali, l’Ogliastra, per arrivare al Free Beach dal suo carissimo amico Giovanni Nonne e la sua tribù ferragostana, poi Cagliari, S. Antioco, il Sinis, Alghero, e ancora Stintino, Castelsardo e Santa Teresa di Gallura. E ancora gli isolotti come Tavolara, brevi gite all’interno, perché ad ogni approdo c’era un amico de posada, di sosta e ristoro, nelle giornate di sole o di pioggia, col mare forte o piatto o con il maestrale scatenato. Anche quest’estate ci siamo incontrati e andati insieme da Calagonone a Villasimius. Io sulla sua barca fungevo da mozzo improvvisato naturalmente e per i pochi giorni in cui Luciano, da lupo di mare solitario, tollerava la compagnia.

Quest’anno Luciano stava già male. Lo assaliva la febbre e la stanchezza. Non so se già sapesse della sua malattia. Comunque non ne ha parlato. Ha però abbreviato il viaggio. E’ripassato a Calagonone e lì visto che non stava bene ha accettato che lo accompagnassi a Olbia. Ma stava ancora male. Ho deciso di accompagnarlo fino a Bastia  Abbiamo navigato lungo costa fino a La Maddalena, attraversato le Bocche di Bonifacio con il mare agitato. Li’ l’ha raggiunto il figlio Lorenzo, per la traversata fino al Giglio, mentre io prendevo la nave per Genova..

L’ho sentito dopo qualche giorno, era in ospedale per accertamenti. L’ultimo tratto fino a Savona era stato per lui faticosissimo. Poi da settembre a Pasqua, il calvario delle visite, dei ricoveri, della terapia.

Con grande sforzo di volontà il 5 ottobre era venuto a Villasor, dove è stato dedicato un centro sociale per anziani a Tullio Locci, suo padre, fondatore della FASI e grande patriarca dei sardi emigrati nel mondo. Era sofferente, ma sereno e sorridente, felice dell’opera che l’amministrazione comunale aveva, con grande sensibilità, dedicato a suo padre. Luciano lascia un grande vuoto. Era una persona ricca di esperienze: militante e dirigente socialista, assessore al comune di Savona e dirigente della ASL, commercialista ed esperto tributario e da ultimo giudice tributario.

Lo ricordiamo come sardo, innamorato della sua terra, dalla quale era partito ancora adolescente. Più volte presidente del circolo di Savona, uno dei primi in Italia, guidato da Tullio Locci, è stato vicepresidente della FASI eletto nel congresso di Roma del 1994 e nell’esecutivo nazionale per 17 anni, ricoprendo diversi incarichi, fra i quali quello di coordinatore dei circoli del Nord-Ovest. Da ultimo revisore dei Conti. Quante discussioni nelle riunioni. Era il nostro esperto sulle questioni del fisco; delle regole da seguire nelle nostre attività di servizio ai soci, conoscitore della legislazione e dell’associazionismo “No Profit”. Nelle lunghe giornate di navigazione, con l’immancabile pipa, amava il silenzio e la solitudine, lo accompagnava solo la musica classica, di cui era appassionato conoscitore .Al mattino molto presto, sveglia del marinaio ,e prima di tutto l’affettuosa chiamata quotidiana a Mimma, moglie amatissima. Con me parlava molto di politica e delle attività culturali dei circoli e dei loro problemi; ma anche di vini, di cene; era un buongustaio,e all’occasione, un gaudente; gli piaceva moltissimo la cucina sarda, che portava nelle sagre delle case del popolo di Savona con il suo circolo “Su Nuraghe”; cucinava benissimo il pesce. Era un amico leale Luciano. Ci siamo conosciuti da giovani negli anni 70 ,a Calagonone, poi ci siamo ritrovati, 20 anni fa, al congresso di Roma. Io ero presidente del circolo di Milano, lui di quello di Savona. Lo proposi come presidente del congresso, lui me ne fu grato. Benchè  fosse il mio primo congresso, arrivai 2° nelle votazioni per l’Esecutivo. Per questo motivo quando gli fu proposta la vicepresidenza, prima di accettare, venne da me e mi disse che era disposto a ritirarsi e a proporre me. Rifiutai, naturalmente, ma gli sono stato sempre grato per la sensibilità e generosità. Quando venni eletto Presidente, lui mi ha incoraggiato e sostenuto fortemente, insieme a Filippo Soggiu, e a tanti altri. E durante tutti gli anni della mia presidenza, non mi è mai mancato il suo sostegno, pur evidenziando, sempre lealmente, i rari momenti di disaccordo: ricordo il suo attacco ,al congresso di Milano, all’ assessore in carica, oppure la sua ira per la presunta nostra dimenticanza della citazione di Tullio in un Consiglio Nazionale della FASI. Non aveva un carattere remissivo, Luciano. Era intransigente e andava in collera se le cose non andavano per il verso giusto. Ma era anche capace di ironia e autoironia. Mi diceva, in barca: se avessi la tua pazienza e la tua capacità di mediazione, farei il presidente meglio di te, mi spetterebbe per diritto dinastico; dovrebbero fare della FASI una monarchia, visto che non riusciamo a fare il socialismo. Aveva lasciato con amarezza la politica, per un caso di cattiva giustizia, ma non si era disinteressato della vita pubblica. Continuava la sua battaglia sociale, culturale, nelle associazioni locali, intervenendo partecipe, polemista rispettato, ma anche temuto, nella vita della sua Savona.Oltre, naturalmente, all’impegno nella Fasi. Luciano aveva il mito del  padre Tullio: un’ammirazione che andava oltre l’affetto filiale .Un motivo in più ,oltre all’amore per la Sardegna per il suo impegno militante. Gli dicevo, per provocarlo: < Hai superato nell’ attività a favore dei sardi tuo padre. Lui ha lavorato per il movimento degli emigrati          18 anni, tu hai superato i venti> <Ma lui è stato il primo, il Fondatore del Movimento dei Sardi nel Mondo, rispondeva >.

Caro Luciano sei stato con noi per lungo tempo. Un amico caro, un consigliere, un dirigente impegnato. Per quanto ci sarà il nostro movimento, tu sarai con noi.      

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4 commenti

  1. Caro amico luciano che mi facevi sempre divertire con i tuoi racconti… un abbraccio ovunque ti trovi ora.

  2. È una ruota che gira la vita…ma la barca va ancora grazie anche a chi si è impegnato per i sardi emigrati e per la vita dei Circoli Sardi in Italia e nel mondo ….grazie ancora….

  3. Virgilio Mazzei

    Grazie Tonino per avere ricordato nei termini riportati nel tuo belissimo articolo l’amico fraterno Luciano. Anch’io, come tantissimi altri amici della FASI e dei circoli, ho avuto l’immenso piacere di conoscere a fondo questo importante personaggio del mondo dell’emigrazione. Ho di lui tantissimi bei ricordi. Ricordo con molto piacere, in questo momento di profonda tristezza, quando Luciano veleggiando con la sua barca nel golfo dell’Asinara mi avvertiva che era in zona per incontrarci o casa mia al mare oppure se non aveva tempo a sufficienza ero io ad andare ad incontrarlo nel porto dell’Isola Rossa o di Caselsardo. Era sempre un piacere stare in sua compagnia. La sua giovialità e le sue battute ( a volte molto critiche) verso alcune situazioni di carattere socio-politico, erano coinvolgenti. Purtroppo,come un fulmine ciel sereno, il destino crudele ci ha portato via un grande amico, lasciando un senso di profonda tristezza in tutti coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo. Il suo carattere, la sua disponibilità, ma soprattutto la sua tendenza all’amicizia che lui sapeva coltivare in maniera disinteressata, sono valori che io non potrò mai dimenticare. Ciao carissimo amico Luciano.

  4. bellissimo ritratto di Luciano…il suo esempio resterà vivo a lungo.

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