GONNOSFANADIGA CERCA LA VERITA’ PER I SUOI 96 MORTI: L’ECCIDIO DEL 17 FEBBRAIO 1943


di Alessandra Carta

17 febbraio 1943. Era pomeriggio quando i B-25 Mitchelldell’aviazione americana cominciarono a preparare con le bombe la Liberazione della Sardegna dal nazifascismo, dopo quattro anni di conflitto mondiale e 45mila sfollati. Ma a Gonnosfanadiga quella prima missione Usa portò soltanto morte: gli aerei della Twelfth Air Force (310° Bomb Group)uccisero anche 25 bambini, per un conto finale di 96 vittime e centinaia di feriti. Ufficialmente, come riportato nei bollettini militari di fonte alleata, fu un errore: il vero obiettivo dei Mitchell era l’aeroporto di Trunconi nella vicina Villacidro. “Ma quella ricostruzione non ci sta basta più”, dice RitaConcas, attuale titolare del Turismo nella Giunta comunale, assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione quando cominciò a cercare i documenti sull’eccidio. Per questo il prossimo 17 aprile, nell’aula consiliare di via Regina Elena, “tutta Gonnos è convocata – continua la Concas -: insieme decideremo cosa chiedere alla Presidenza della Repubblica, al ministero della Difesa e perché no agli Stati Uniti. Troppi indizi ci portano a non escludere che quel 17 febbraio ci fu premeditazione“. Gonnos non ha mai dimenticato la strage della seconda guerra mondiale: ogni anno la celebra con fiori, una messa e qualche tavola rotonda. “Adesso, però, abbiamo sufficienti documenti per dire che la fatalità da sola non spiega i 96 morti del ’43”, va avanti l’assessore. Intanto ci sono i bollettini meteo che “in qualche modo sconfessano la versione militare: su Gonnos – osserva la Concas – quel giorno si registrarono ampie schiarite, quindi non può essere che un borgo da 5mila abitanti sia stato confuso con la pista di un aeroporto. E questo anche se mai fosse vero che le bombe vennero lanciate da un’altezza di 3.500 metri, come scritto ancora nei bollettini di guerra. Ma la circostanza è stata smentita dai testimoni”. La Giunta comunale già tre anni fa ha chiesto allo Stato di riaprire il caso. “Sollecitammo – ricorda la Concas – la medaglia d’oro al valore militare, ma ci è stata negata. A maggior ragione non ci dobbiamo fermare, la memoria di quei 96 innocenti va onorata”. L’assemblea pubblica del 17 aprile servirà pure a raccogliere nuove testimonianze. “Per ovvie ragioni anagrafiche – osserva l’assessore – si rischia di non trovare più persone, anche dei paesi vicini, che hanno assistito alla strage. Invece abbiamo la necessità di mettere insieme quanti più tasselli possibili”. E se la “ricerca della tesi storica” è il primo obiettivo, la Concas non esclude la via giudiziaria. “Non stiamo cercando i responsabili dell’eccidio, ma l’assunzione di responsabilità da parte di uno o più Governi. La difesa della memoria passa anche dalla verità. E non sempre coincide con quella militare”.

* Sardinia Post

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