SAM WALLACE, NEOZELANDESE CON DNA SARDO: VIAGGIO ALLA RICERCA DELLE RADICI

Sam Wallace


di Federico Fonnesu

Sam arriva dalla lontana Nuova Zelanda per scoprire chi erano i suoi altrettanto lontani antenati. Il test del DNA ha detto che una parte genetica di questo baldo giovane, all’apparenza anglosassone, è legata alla Sardegna. Sam Wallace è un noto showman della tv neozelandese, in patria presenta le previsioni del tempo e “Breakfast Weather”, una trasmissione mattutina dove personaggi famosi si incontrano in un locale di Auckland per fare insieme colazione, parlare del più e del meno e discutere del tempo. Una sorta di Fabio Fazio della lontana isola dei kiwi. Sam è uno dei 12 vip neozelandesi scritturati per la trasmissione ideata da Jane Andrews “DNA Detective”, un format originale e innovativo che andrà in onda nei prossimi mesi nella tv neozelandese e in alcuni paesi di lingua anglofona. Tutto ruota attorno a un test ricavato da un campione di saliva. Il campione ha detto che Sam ha sangue britannico, francese, tedesco e, incredibile, sardo. La troupe guidata da Jane Andrews (cameraman Warren Green e tecnico audio Tim Brott) parte da Auckland, arriva in Gran Bretagna per una serie di riprese, poi il viaggio prosegue in direzione Cagliari. Per descrivere e raccontare la Sardegna, Sam va alla scoperta di quel granello infinitesimale di sardità presente nel suo DNA e per le riprese della puntata sceglie Nora e Cagliari dove, accanto a un giro città, decide di affiancare un incontro con signora Filomena, la signora più longeva della Sardegna. Perché Sam ha sangue sardo e i sardi vivono a lungo. Il test del DNA permette di scoprire una serie di cose. Consente tra l’altro  di ricercare la presenza di alcune varianti nei geni responsabili dello stato di salute. Il test non è funzionale a una diagnosi né a una prognosi della malattia: individua i fattori di predisposizione a livello medico (solo le analisi del sangue riescono a rivelarci una malattia e solo quando è in atto) e fornisce un potente strumento di analisi per il mantenimento o il miglioramento della propria salute. Ma in alcuni paesi, soprattutto negli Stati Uniti, il test del DNA è diventato un vero e proprio must, perché l’esame (che costa, se dettagliato, anche migliaia di euro) permette anche di scoprire le proprie radici, di risalire indietro nei secoli ai propri antenati, di stabilire quali sono il popolo e la regione originari, quali sono parenti lontani e sconosciuti. Quante volte ci saremo chiesti “Da dove vengo?, quale è la mia storia, quali sono le mie origini?”. Sam paradossalmente non ha sangue maori ma ha sangue sardo. La due giorni della troupe comincia dal Poetto, a Cagliari piove ma Sam, Jane, Tim e Warren non si perdono d’animo. Nora, il centro urbano più antico della Sardegna li attende. Una passeggiata nel sito archeologico,
qualche sketch ad effetto, un pranzo in piazza a Pula, le riprese in mezzo a un gregge di pecore, la scoperta dei ricci, amatissimi dai maori (“Abbiamo fatto migliaia di chilometri per scoprire che anche qui i ricci di mare piacciono molto”, ha detto ridendo tra una ripresa e l’altra Sam). “L’idea di questo format è mia”, spiega Jane, “perché mio padre è stato adottato e nel tempo io e i miei parenti ci siamo chiesti quali potessero essere i suoi discendenti e quali fossero le sue reali origini, considerando che veniamo da un paese “giovane” come la Nuova Zelanda e tutti i nostri ricordi sono molto ristretti dal punto di vista cronologico”. Sangue italiano e maori nelle vene, piccola ed esplosiva, Jane è una regista e produttrice televisiva di
successo. Occhialini e piglio alla Lina Wertmüller, lei è la mente della trasmissione e tutte le scene, tutti gli sketch sono frutto di una sua trovata. “L’idea è quella di utilizzare questa possibilità scientifica anche a fini televisivi. Oltre all’aspetto genetico e genealogico”, sottolinea, “c’è un fine culturale e turistico in tutto questo. Il format infatti porta mondi poco conosciuti nelle case dei neozelandesi e la curiosità legata ad antiche origini fa il resto. La Sardegna, che è una delle cinque blue zones. Le altre quattro sono Okinawa (Giappone), Nicoya (Costa Rica), Icaria (Grecia) e Loma Linda, California (tutte  località dove si vive più a lungo e dove si trova la più alta concentrazione di centenari, ndr) in questo senso è un terreno ideale per noi che veniamo da tanto lontano”. E l’aspetto legato alla longevità e all’alta concentrazione di centenari è il momento clou della puntata sarda: l’incontro di Sam, il neozelandese con sangue sardo, con signora Filomena Marongiu, la persona più longeva della Sardegna con i suoi magnifici 110 anni. Il giorno dopo il giro è a Cagliari, quartiere Castello, con le riprese in mezzo alle folate di maestrale, sulla torre di San Pancrazio. Ma il momento in cui Sam respira appieno la sardità è quello legato all’incontro con signora Filomena (la cui longevità è tuttora oggetto di studi da parte dell’Università di Sassari nell’ambito del progetto Akea). L’appuntamento è in una casa di un quartiere residenziale cagliaritano. Filomena è di Villanova Monteleone, ma vive in città con la figlia Adriana. La signora inizialmente è emozionata, tutta questa attenzione probabilmente la spaventa. Poi, però, davanti a tanto affetto la donna si apre. E racconta. Della guerra, dei suoi ricordi di bambina, dei figli, di che cosa mangia (di tutto) e di che cosa non ama nella vita (la cattiveria, ormai generalizzata). Ma soprattutto fa notare a Sam e agli amici arrivati da lontano quale sia il segreto di tanta longevità: “Una vita serena”, afferma con la sua voce delicata la signora, ancora ben presente a sé stessa, “l’affetto dei nipoti e dei parenti e una quotidianità tranquilla, fatta di cibo sano e affetti”. Sam è profondamente colpito e affascinato dall’eleganza e dalla gestualità di signora Filomena: “È impressionante come sia riuscita a passare attraverso due guerre. Sono colpito, quest’incontro mi ha toccato il cuore”. L’abbraccio tra il protagonista di DNA Detective e signora Filomena è quanto di più vero si possa desiderare dal punto di vista umano. Ma il tempo scorre e l’aereo per il ritorno chiama. C’è il tempo per un pranzo frugale in una nota trattoria cittadina, poi i saluti. “A si biri”. Sam è commosso. Quella piccola parte di sangue sardo non è più così inaspettata e casuale.

* Sardinia Post

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *