EDITORIA NEL SULCIS: “RELITTI E NAUFRAGHI”, IL NUOVO LIBRO DI FRANCO PERELLA

nella foto da sinistra: Franco Perella, Claudio Moica


di Alessandro Carta

È uscito a ridosso del periodo natalizio l’ultimo libro di Franco Perella dal titolo “Relitti e naufraghi” (Pettirosso editore). In un periodo in cui l’atmosfera è allegra e felice non è certamente facile contestualizzare l’argomento principe dell’opera che è quello del disagio psichico. Ma l’autore non è nuovo a questo genere di argomenti considerato che da sempre è vicino ai meno fortunati, infatti dopo essere stato ordinato sacerdote viene inviato, nel 1969, come Volontario nello stato del Maranhao – Brasile dove si è interessato di scuola, educazione e formazione di movimenti giovanili. Al suo ritorno esercita la professione di Insegnante prima nelle scuole superiori e poi nella Scuola Primaria fino all’anno 2007. È scrittore e collaboratore dell’ “Agorà”, periodico di attualità, cultura e letteratura edito a Firenze dall’anno 1964; del “Sulcis Iglesiente oggi”, settimanale della diocesi di Iglesias; de “Il ponte” periodico della parrocchia di San Giovanni Suergiu. È, altresì, impegnato, come dirigente A.I.M.C. nella formazione didattico-pedagogica degli Insegnanti di ogni ordine e grado, ha progettato e diretto decine di corsi, in campo regionale e nazionale. Da ricordare l’impegno per la valorizzazione della storia, della lingua e della cultura sarda. Ha pubblicato nel 2007 “… Lungo il cammino”, opera autobiografica. Con “Relitti e naufraghi” l’autore racconta, attraverso la figura di Saverio, una storia di incomprensioni familiari ma soprattutto di egoismo tra coniugi dove Saverio è l’oggetto del contendere per sminuire la figura dell’altro. “C’è un’esigenza in molti di metter per iscritto quanto fotografano nella vita di tutti i giorni, – racconta Perella – positività e negatività, e ogni volta che ciò accadde è quasi un parto. E’ un’esigenza che ti fa soffrire e dalla quale non puoi prescindere. Ho provato a passare oltre, a fare l’indifferente; inutilmente perché l’atteggiamento esterno non corrisponde a ciò che vivi dentro di te. Ti si costringe a ritornare sui tuoi passi, a metterti in discussione. Così è successo nell’incontro con Saverio: un nome che compendia tutti i “Saverio” i cui passi si sono mischiati ai miei.” Si sente nel libro di Franco Perella questa empatia con il personaggio principale e con tutti i suoi dolori e le sue paure tanto che è difficile lasciarlo morire così che l’autore preferisce piuttosto sia ripreso dalla natura che lo ha creato. “Il relitto è la condizione di chi non trova soluzioni e si lascia andare. – precisa Franco Perella – Relitto è, in maniera particolare, la condizione di chi sceglie il nulla chiudendosi nel proprio io, negandosi alla vita. Il naufrago è la condizione di chi, sperando nonostante tutto, partendo dalla spiaggia della propria miseria tende verso l’Infinito. Il naufrago non muore! Rivive in Cieli e Terre nuove.” L’unica salvezza di Saverio sarà proprio fare il naufrago e quindi morire per rivivere in un’altra dimensione dove il dolore è inesistente o perlomeno non è forte come in quello terreno. “Tutti i personaggi trattati nel libro – scrive Claudio Moica nella postfazione – sono alla ricerca di una verità con le loro fragilità, i loro dubbi, le loro rabbie, i loro dolori. Il libro di Franco Perella lascia una traccia profonda nel cuore che, apparentemente, potrebbe sembrare di dolore, ma, leggendo affondo, calandosi all’interno del proprio cuore, si scoprirà che questo non è null’altro che l’altra faccia della felicità e attraverso le vicende narrate, senza arrivare a compiere gesti definitivi come quelli del protagonista, ci viene indicata una strada per raggiungerla.” Ma spetta al dott. Antonio Laddomada nella prefazione, direttore del reparto Psichiatrico dell’ospedale Sirai di Carbonia, l’interpretazione tecnico-intimista del personaggio “Le sue emozioni, basi del suo io, lo rendono incerto e incapace. Ecco gli sbandamenti, gli affetti contorti, la droga forse, la malattia mentale, i ricoveri, il naufragio. Come si sente? Che conti s’è fatto? Quanto la morte diventa una liberazione? Come l’ha immaginata? Perella, con una serie di immagini, ricordi e deduzioni, ricostruisce e prova a rispondere a queste domande. Bisogna solo leggerle, pensando anche noi, così come si tenta in psichiatria, cosa sarebbe potuto fare per salvarlo e non s’è fatto!” Ecco perché è giusto che mentre tutti festeggiano il Natale non dimentichino che le emozioni vanno elargite 365 giorni all’anno e il libro di Perella, oltre a essere un bel regalo di fine anno, è certamente un buon metodo per ricordarcelo proprio come dice l’autore “Poche pagine sono il compendio di una vita. Ho lasciato al lettore il compito di scrivere altre pagine, quelle della propria esistenza. La mia sarà la “nostra” opera scritta a più mani.”

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