AL POETTO DI CAGLIARI UN MOSTRO DI CEMENTO SUL MARE: VIAGGIO DENTRO L’OSPEDALE – VERGOGNA


di Andrea Deidda *

Vergogna. Viene in mente quando si esce dai corridoi malandati dell’ex ospedale Marino, sesta fermata del Poetto, spiaggia di Cagliari. Dalla duna affacciata sul mare, il gigante di cemento progettato da Badas nel ‘37 per essere una colonia estiva sembra una nave incagliata. Ferma, come il futuro di una struttura che per anni è diventata un ospedale e da trenta è abbandonata al suo destino: un rudere che il tempo e il ritmo lento della politica stanno sgretolando. Undici del mattino, entrare è un gioco da ragazzi: non c’è vigilanza, figuriamoci telecamere, la recinzione metallica lungo il perimetro dell’edificio, e di quello che una volta era il Pronto Soccorso, è divelta in più punti. Un cartello, affisso da Comune e Provincia, avvisa dei lavori di “Messa in sicurezza” datati 2006. Proseguiamo e dalla spiaggia muoviamo i primi passi sulla duna: il vetro di bottiglie in frantumi si mischia alla sabbia assieme a stracci, plastica, lattine cemento e mattoni. Il muro, sfondato, è un invito ad andare avanti. Accediamo a un lungo corridoio vandalizzato da sedicenti writer e teppisti, sul pavimento macerie, ferro arruginito, qualche siringa. Dopo alcuni metri si apre uno stanzone senza porte, finestre e muri divisori, quasi fossero stati spazzati via da una bomba. Da un lato si vede il mare battuto da un sole accecante, dall’altro invece i segni di qualche disperato che ha passato qui la notte al riparo dal freddo: escrementi, una coperta, bottiglie d’acqua su un ripiano. Ci avviciniamo alle scale per salire al piano superiore. Dell’ascensore rimane soltanto la porta e il vuoto, prendiamo le scale accompagnati da simboli fallici disegnati sulle pareti, svastiche e recenti dichiarazioni d’amore: “Chia ti amo 30.03.2014”. Un altro corridoio, la scritta “bastardi” lascia campo libero alle interpretazioni, poi l’uscita verso il balcone: la vista della Sella del Diavolo è sporcata da calcinacci e degrado. Nella parte interna invece ciò che resta dei bagni e delle camere da letto. Ultimo piano, la terrazza: da un lato i lavori di riqualificazione sulla strada lungomare che procedono spediti e prendono forma. Dall’altro il mare. In mezzo un mostro di cemento che lentamente si sgretola.

* Sardegna Oggi


											
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Un commento

  1. Le mie estati dal 1985 al 1990 le ho trascorse proprio in quel tratto di spiaggia e l’ospedale era poco gradevole alla vista, ma funzionante.
    Poi il degrado…l’ho visto anno dopo anno cadere a pezzi e ora nel 2015 nulla è cambiato. Proprio peccato perché una struttura del genere in mani sapienti potrebbe trasformarsi in qualcosa di davvero utile.

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