GAFFE IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DEI 100 ANNI DALLA MORTE DI SEBASTIANO SATTA A NUORO: LO SCIVOLONE DI FRANCESCA BARRACCIU E DEL SUO STAFF

 

Francesca Barracciu (foto Giorgio Cannas)


di Marina Spinetti

Sul caso Barracciu, l’ennesimo, si è detto di tutto e si è ironizzato fin troppo. Vorrei si smettesse per parlare di cose serie.  Perché l’ironia finisce per creare solidale simpatia e far sottovalutare il problema, che non è la gaffe, ma piuttosto la giustificazione della stessa, che sembra costruita apposta per una spiegazione didattica dell’espressione metaforica: “una pezza peggiore del buco”. Ad assumersi la paternità della “gaffe” è stato subito l’addetto stampa dell’esponente sarda del Pd, Vassili Casula, che in una lettera confermata all’ANSA, ha spiegato di aver scritto lui l’intervento letto dalla Barracciu al Teatro Eliseo” recita l’Ansa. 
Io credo che una sana ammissione di ignoranza sull’esistenza e la produzione di entrambi i Satta non sarebbe stata cosa grave, non grave quanto l’ammissione di arrogante superficialità con cui si affronta un ruolo chiave e/o si scelgono i collaboratori. Perché è quest’ultima cosa, più della gaffe, a fotografare in un’istantanea dai colori nitidissimi la superficialità dei nostri politici (non credo che la Barracciu sia un caso isolato) e del loro modo di intendere la politica e il loro ruolo. Nonché il disprezzo nei confronti degli ascoltatori.  La riflessione cui dovrebbe indurci questa gaffe è piuttosto su come si affrontano i ruoli chiave nelle istituzioni, se come frenetiche passerelle di presenzialismo autoreferenziale in giro per la Sardegna/Italia/Europa o piuttosto come luoghi di elaborazione.  Quale precario di terra di confine leggerebbe ad una classe di 15enni degli appunti scaricati da wikipedia senza avere la più pallida idea di cosa si stia parlando? Nessuno, a meno che gli appunti non siano di un tal Dante o Cicerone o Sofocle…  Ecco, di questo dobbiamo parlare, a partire da questo episodio, di come siamo arrivati a questo punto, cioè che un “politico” non abbia rispetto del suo uditorio né dia peso alla sostanza, ma pensi di “bastare” lui, con la sua presenza, a dare autorevolezza ad una qualsiasi iniziativa.  Anche questo ulteriore stupro abbiamo permesso nei confronti delle parole: non è importante ciò che si dice, ma da che pulpito lo si dice. Una banalità di Renzi, ad esempio, rischia di essere più efficace, di un’analisi approfondita sullo stesso tema di un emerito sconosciuto.  Iniziamo a ridare dignità alle parole e la riacquisteremo anche noi. O rassegniamoci al fatto che i “politici” continuino ad invertire il cartesiano “cogito ergo sum” in “sum ergo cogito”, tradotto liberamente: “se sono arrivato fin qui vuol dire che penso, che ho qualcosa da dire”
Non è così, non diamolo per scontato. Anzi, oserei dire che, in nome di una scientifica meritocrazia al contrario adottata dai partiti nella selezione della propria classe dirigente, è quasi sempre vero il contrario.

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14 commenti

  1. Una che non sa cosa dire , a un incontro del genere e grave , meglio che non dorma la notte …

  2. somiglia sempre più a Chewbecca, come da soprannome su FB: Barrachewbecca. Che oltre a growlare e fare suoni gutturali non sapeva dire altro. Viva i nostri due grandi Satta, che non hanno colpe se la sottosegretaria sarda alla cultura non sa chi siano. Facile e tristissimo scaricare le colpe della propria ignominia deculturante sull’addetto stampa, uno messo a fare un lavoro senza sapere neanche cosa voglia dire. Ha offeso una intiera categoria di professionisti sottopagati e e svillaneggiati dal primo venuto. Poveri Versi Ribelli, poveri Canti Barbaricini di Sebastiano, ma povero triste anche il Giorno del Giudizio di Salvatore: ma auguriamo che venga quel giorno per spazzare una volta per tutte il male che noi sardi siamo capaci di fare alla nostra Terra. Si dimetta, signora Barrachewbecca!

  3. Diciamo che è in buona compagnia…conosco altri politici e assistenti che conoscono a malapena Gramsci.

  4. “A tenori de su stampu…su baballotti” ovvero: con questo governo cosa pretendevate? una socia dell’Accademia della Crusca?

  5. insomma, è il trionfo della meritocrazia! anzio, il tronfio della mentecattocrazia

  6. Che vergogna! Non dispongo di uno staff ma ho fatto una ricerca e ho letto che la signora in questione, oltre ad avere due lauree, è addirittura sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Per non parlare del fatto che avrebbe svolto anche la professione di insegnante. La nostra cultura è in buone mani.

  7. Ne condivido anche le virgole.

  8. Hai ragione: la peggiore mancanza di rispetto è per gli ascoltatori

  9. ecco un esempio tipicamente italiano di scelta delle persone per le cariche pubbliche: una somara al Ministero dei Beni Culturali !

  10. Ma somara in sardo si dice somara…o burricca?

  11. o Moenti, Molenti, Ainu (non credo esista la forma femminile) ma burricca va bene, rende l’idea!!!!

  12. non voglio difendere la donna guinnes dei primati di consumo carburante …ma pare che stavolta la colpa no sia sua ma dell addetto stampa che gli ha scritto il discorso da leggere…pero’ gli rimane la pecca di non fare un rapido giro su tablet per avere almeno un infarinatura..capisco anche che la signor sia molto impegnata…mi auguro che si impegni di piu per la sua terra

  13. Maurizio Solinas, Verona

    A chi legge a “pappagallo”, capita spesso di confondere, orefice, pontefice, carnefice. Alcune volte è successo anche a me, ma non essendo un sottosegretario ho chiesto umilmente scusa, senza cercare avvocati difensori o incolpare altri (patetico) del mio errore. “Non sono stato io” è la puerile scusa del ragazzino trovato con le mani nella marmellata. Il bambino è capibile un parlamentare, per giunta sardo, no! Nel parlare a braccio succede anche di confondere i nomi ma leggendo, specie se altri hanno scritto per te, ci si accorge subito della confusione fatta e si corregge il tiro. Fin qui, dando il beneficio della svista, peccati veniali. Satanico è, invece, attribuire l’uno per l’altro, opere letterarie. E’ la dimostrazione lampante della propria ignoranza: non si conosce, né l’uno, né l’altro autore. Se vogliamo bonariamente trovare il lato positivo del fattaccio: Francesca ha scoperto improvvisamente due autori della letteratura sarda che non dimenticherà più. Come noi non scorderemo mai quanti sono i litri di benzina, utili per fare il periplo dell’Isola. Aggiungo che questi episodi mi hanno oltremodo irritato, essendo sardo d’origine, e ancor più infastidito perché purtroppo sei del PD, dove milito anch’io.
    Caro addetto stampa, se ti sei assunto la colpa per cercare di salvare chi ti paga, hai fatto un sacrificio inutile. Ti meriti comunque la medaglia ai caduti in guerra. Se invece, è colpa della tua ignoranza, aggiornati o cambia mestiere: hai perso ogni attendibilità.

  14. Imbarazzante come tutti i politici sardi

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