CHIUDERE GLI OCCHI PER UN ISTANTE E RITROVARSI PROIETTATI NELL’EVENTO: L’ARDIA DI SEDILO, DOVE TUTTO HA UN SUONO


di Elena Maisola

E’ difficile spiegare cos’è l’Ardia di Sedilo. Ogni volta che provo a parlarne mi rendo conto di socchiudere le labbra nel tentativo di dire qualcosa che abbia un senso, ma tutto quello che riesco a fare è sospirare. Sospiro perché comprendo che non ci sono parole, definizioni, descrizioni che non la banalizzino, che non mi facciano cadere in quei discorsi che io per prima voglio evitare. Non posso spiegare quello che ho dentro fin da quando sono nata, nelle viscere, nell’anima. Nell’anima eterea perché non c’è niente di più nobile che essere devoti ad un Santo che accarezzi e baci umilmente sui piedi quando gli rivolgi una preghiera. Nelle viscere più terrene perché l’Ardia ti penetra nelle narici con quel suo odore e nella gola, ti ferma il cuore e il respiro, la senti nello stomaco. Tutto questo mi è stato donato in maniera assolutamente naturale da mia madre, dai miei nonni, dai miei avi. Io in quel paese di tremila anime non ci sono nata per cui quel sospiro che sostituisce ogni definizione devo necessariamente averlo nell’impronta genetica e credo che la fortuna più grande sia riuscire a trasmetterlo a mia volta. Non potendo dare nessuna definizione che le dia il gusto valore, uso queste poche righe per raccontare cosa è per me l’Ardia di Sedilo.  E voglio dire fin da subito che è talmente  inspiegabile che ognuno le darà il significato che crede e che sente. Per me l’Ardia di Sedilo non è altro che la vita, in fondo. Da vivere e basta. Da vivere anche quando ci fa paura, anche quando c’è qualcosa di troppo grande da affrontare  e tutti in silenzio aspettano solo te. E allora chiudi gli occhi, respiri profondamente e la affronti la vita. E preghi. Ti è stato dato il dono di vivere e tu questo dono lo devi rispettare e onorare a testa alta. I giorni che scorrono lenti non sono altro che il tempo dell’attesa di quel qualcosa di grande e difficile che però devi affrontare senza temere di essere solo. Perché tutte quelle persone che ti aspettano non stanno facendo altro che pregare per te. L’Ardia di Sedilo è un atto di fede verso San Costantino. E’ un rosario di cinque grani: la Chiesa parrocchiale, su Fronte Mannu, su Frontigheddu, la Chiesa consacrata all’Imperatore romano, sa Muredda. A queste soste si aggiungono le preghiere di ognuno, perché quando sei lì non puoi non pregare, non puoi non credere che esista qualcuno a sostenerti nelle difficoltà. Proprio lì quando hai qualcosa di grande da affrontare e tutti in silenzio aspettano te. Forse, nella vita quotidiana dici di non credere, ma in quel momento preghi, ti affidi e ringrazi. L’Ardia, come la vita, è un percorso talvolta in salita, talvolta in discesa. La salita è dura e faticosa, ma la discesa è ripida, non meno complicata. Ciò che conta comunque è che alla fine un grano del rosario è stato recitato e tu sei ancora lì, di fronte ad una croce, a ringraziare e riposare. In hoc signo vinces, con questo segno vincerai. Fatti il segno della croce e abbi fede. Non ne uscirai vittorioso, perché l’Ardia non ha né vincitori né vinti. Non è una corsa spericolata, né una giostra equestre. E’ fatta di uomini e donne con una propria Ardia da compiere, un proprio voto da sciogliere. Conta solo chi sei e chi vuoi diventare. Conta solo che affronterai la discesa, passerai sotto l’arco e salirai la salita. In qualsiasi modo lo farai, ne uscirai più forte. La vita è un cammino che noi tutti compiamo come le donne e gli uomini di Bono, è una umile casa in cui trovare ricovero o accogliere gli ospiti che vogliono condividere con noi una gioia, una festa, è un cuore d’argento, un quadro, una foto, un ricamo, insomma un dono in segno di ringraziamento. La vita è questo e l’Ardia è questo. Lo vedi negli occhi dei sedilesi, perché l’Ardia prima di tutto è loro. Lo vedi negli occhi dei fedeli che accorrono ogni anno a pregare. Ma soprattutto l’Ardia è di San Costantino, senza il quale non avrebbe motivo di esistere, senza il quale sarebbe appunto una corsa spericolata, un rituale a cavallo, una giostra equestre.  Ma San Costantino c’è, ogni giorno. E a quel punto non servono altre parole. Basta il sospiro che viene fuori quando lo guardi e lo ringrazi di ciò che ti ha concesso. Prima di leggere queste righe, chiudi un attimo gli occhi e cerca nella tua mente i ricordi vicini o lontani dell’Ardia di Sedilo. Forse non ti verrà in mente il silenzio. Non sono silenziosi i cavalli al galoppo, gli uomini e le donne dell’Ardia, gli spari dei fucilieri, i pellegrini che attendono ai piedi del Santuario. Non sono silenziosi neppure la polvere, il caldo, il sole del mese di luglio. Tutto ha un suono e tutto ha una vita all’Ardia di Sedilo, anche la cosa più impercettibile come quella brezza leggera che soffia ogni tanto a dare conforto. Ma io ho deciso di descrivere un istante in cui tutto tace e in cui tutto è silenzio, quando ogni cosa che in ogni altro momento dell’Ardia ha un suono e una vita, si ferma e attende. E’ complicato parlare dell’Ardia di Sedilo senza cadere in frasi banali, già sentite e, quindi, svuotate di ogni significato. Ancora più complicato è provare a raccontarne una manciata di istanti. Ma il mio desiderio è che ognuno di voi, lette queste parole, presti maggiore attenzione ad ogni dettaglio di quel momento e stia in ascolto del silenzio dell’Ardia, appunto. Un silenzio strano, diverso, che ti circonda, ma che non senti dentro. Attorno a te lo senti che tutto si è fermato, ma dentro di te tutto si muove e non trova pace. Gli occhi e l’udito vedono che tutto è in attesa, ma il cuore e lo stomaco non riescono a fare altrettanto. Perché il silenzio dell’Ardia è un silenzio che ferma il respiro e che non hai il coraggio di interrompere per dire qualcosa. Lo senti rigirare nello stomaco, passare nelle vene, pulsare freneticamente nel cuore, vibrare sulla schiena. E’ l’istante in cui ti trovi lì, ai piedi di quell’angolo di Sardegna consacrato a San Costantino, e scruti l’orizzonte di fronte a te. Su frontigheddu, sa Prima Pandela. Non esiste altro. Tutto è immobile, in attesa. Tranne lei, tranne quel cavallo, tranne quell’uomo. Il vociare della folla si acquieta perché è arrivato il momento in cui tutto ha inizio e guardi lì anche se lì non vorresti guardare. Vorresti che tutto rimanesse immobile, anche quell’uomo e quel cavallo, ma sai che questo non è possibile, che quello è l’inizio e non ti resta che sperare, sospirare, pregare. Pregare San Costantino, come solo chi crede veramente in Lui fa quando deve affrontare qualcosa di troppo grande e difficile. Mi sono sempre chiesta cosa si prova lì, quando ti accorgi che tutti attendono te. Cosa si pensa. Forse a talmente tante cose insieme che non riesci ad isolare un pensiero preciso. Ti affidi a San Costantino e basta. Affronti quella discesa, faticosa più di ogni salita, affronti la vita. E  l’Ardia a quel punto non è più silenziosa, è vero. E’ sudore, polvere, cavalli al galoppo, spari dei fucilieri. Ma forse la vera Ardia è quell’istante in cui decidi che tutto deve cominciare, che devi affrontare quello che accadrà, che sei lì e non puoi tirarti indietro nonostante tutto. Come nella vita, nelle sue piccole e grandi cose. Devi scendere quella discesa, passare dentro l’arco e affrontare la salita. L’Ardia è quella manciata di istanti interminabili e silenziosi in cui ti chiedi chi o cosa ti ha portato lì, quali circostanze. La tua volontà certo, ma anche il tuo istinto, quella  forza che hai dentro da quando sei nato e che non puoi frenare. San Costantino ti ha portato lì, la tua fede. E allora in quell’istante metti tutto insieme, l’istinto che ti fa correre l’Ardia, la forza che ti spinge lì anche se nessuno lo comprende, il più sincero affidamento a quel Santo a cui chiedi sostegno e che ringrazi ogni giorno. Cominci la discesa, accompagnato dalle preghiere di tutti e non può essere diversamente. Come ogni anno, ogni giorno, ogni istante della tua esistenza. 

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