EROSIONE E INNALZAMENTO DEL LIVELLO DELLE MAREE: ANNO 2100, L'ACQUA INVADE CAGLIARI E ORISTANO


di Giandomenico Mele *

Bombe d’acqua. Piogge particolarmente violente. Nubifragi che hanno provocato morti e disastri anche in Sardegna. La mutazione climatica provocherà la scomparsa delle zone costiere della Sardegna più “basse” rispetto al livello del mare. Cagliari e Oristano sono quelle più a rischio. La conferma di una drammatica previsione arriva dal rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) affidato a un gruppo di lavoro composto da 895 scienziati provenienti da ogni parte del mondo. Nel panel sull’Italia sono emersi dati preoccupanti anche per quanto riguarda la Sardegna, isola al centro del Mediterraneo le cui coste sono sempre più a rischio. La conformazione costiera è a rischio e nel 2100,  tra meno di 90 anni, Oristano e Cagliari rischiano di non esserci più, ma anche molte zone di Olbia sarebbero fortemente a rischio.

Entro il 2100 il rischio è un innalzamento del livello del mare di 90 centimetri Il pericolo è a distanza di due generazioni. E anche la Sardegna entra nel novero delle regioni italiane a rischio. Se ci si avvicinasse all’ipotesi peggiore tutta la pianura costiera sarebbe allagata per chilometri. Le coste di Oristano e Cagliari sarebbe nel novero delle zone dello Stivale con il rischio più alto, insieme alle città lagunari (Venezia, Mestre, Chioggia),Manfredonia, Trapani, la Versilia, la pianura alla foce del Tevere, quella pontina e del Volturno. Nel 2007 l’IPCC stimava un innalzamento dei mari al 2100 tra 18 e 59 centimetri, secondo quanto si fosse riusciti a contenere le emissioni di CO2 e quindi la crescita della temperatura del Globo, il cui aumento provoca l’espansione termica delle acque. Nell’ultimo rapporto si è passati a una forbice 30-90 centimetri, per l’inclusione nelle stime dell’apporto di acqua di fusione dei ghiacci di Groenlandia e Antartide. Novanta centimetri di aumento del livello del mare cui si aggiungerebbero poi gli effetti di uragani e tempeste. “Nella risalita del livello del mare – spiega Fabrizio Antonioli, geologo dell’Enea nella pubblicazione del 2011 in cui con altri colleghi ha studiato le variazioni del livello marino sulle coste italiane entro il 2100 – incidono non solo la crescita delle acque causata dal cambiamento climatico, ma anche i movimenti di salita o discesa della costa stessa”.

Il fenomeno dell’erosione Per quanto riguarda i principali impatti osservabili sulle aree costiere della Sardegna, particolare rilievo assume l’intensificazione dei fenomeni di erosione. Secondo uno studio realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), durante gli ultimi 40-50 anni la Sardegna ha perso superfici di spiaggia lungo circa 107 chilometri di costa, mentre secondo le valutazioni del GNRAC (Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero) tali erosioni si sarebbero manifestate lungo 165 chilometri (pari al 35,9% delle coste sabbiose), comportando in pochi anni, per esempio, un arretramento di quasi 20 metri nell’area costiera di Porto Torres. L’aumento del livello del mare, dunque, è solo un aspetto del problema, dal momento che l’impatto per le aree costiere legato ai cambiamenti climatici in Sardegna comporta anche un aumento dell’apparizione di eventi estremi legati al tempo, tempeste di mare, aumento dell’energia ondosa e dell’azione dei venti dominanti; come una tendenza alla diminuzione delle precipitazioni e quindi la conseguente riduzione dell’apporto dei sedimenti fluviali verso le spiagge. Per tutta questa serie di ragioni è previsto un aumento dei rischi di instabilità, erosione e arretramento costiero particolarmente accentuato per le coste della zona ovest e nord-ovest della Sardegna.

* Sardinia Post

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