IL FILM “SENZaria” IN CONCORSO AL FOGGIA FILM FESTIVAL: INTERVISTA AL REGISTA MASSIMO LOI

Massimo Loi


di Bruno Culeddu

Tra i titoli del Foggia Film Festival in programma dal 22 al 29 novembre spicca SENZaria di Massimo Loi e Gianluca Mangiasciutti. Il film propone un problema di drammatica attualità. Un uomo è alle prese con la sua piccola fabbrica e  con creditori famelici ed implacabili che  incombono,  mordono e sconvolgono la sua esistenza. D’improvviso la soffocante sensazione di non farcela  a resistere travolge la sua esistenza. L’immagine di sé stesso va pezzi. Disperato e rimasto “senz’aria” tenta di  ritrovare la dignità smarrita e di ricostruire il senso di una vita frantumata e lacerata. Le statistiche dicono che nel nostro Paese il fenomeno dei suicidi per la perdita del lavoro e della civile dignità è aumentato negli ultimi anni del 10/15 per cento. Massimo Loi, nato a Cuggiono (MI) nel  1979, e residente dall’età di due anni a Cabras (OR), con la sua opera prima da regista, ha affrontato un tema, ahimè,  sempre drammaticamente attuale.

Tottus in pari gli dedica con piacere la seguente intervista: classica prima domanda: chi è Massimo Loi? E’ un ragazzo di 35 anni che cerca in tutti modi di fare del cinema il suo lavoro. Sono nato in provincia di Milano nel 1979, perché i miei genitori ( entrambi sardi, di Cabras) si erano trasferiti nel “continente” per cercare lavoro. Qualche anno dopo, quando avevo circa 2 anni, sono riusciti a tornare in Sardegna e lì, ho vissuto fino al mio diploma. La passione per il cinema è arrivata presto, ma coltivarla in un posto come Oristano dove c’era all’epoca solo una sala cinematografica è stato difficile. Quindi registravo i film in tv per rivedermeli con calma e poi con la diffusione delle vhs affittavo nelle poche videoteche o andavo a vederli nella ludoteca di Oristano. Ho iniziato poi a fare i primi piccoli esperimenti con un a piccola videocamera, girando dei corti scritti da me, aiutato da compagni di scuola o amici di sempre. Dopo il diploma ho cercato di entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia ma in quell’anno, il concorso non c’era quindi correvo il rischio di restare un anno fermo, considerando il fatto che essendo fabico ero stato esentato dal servizio di leva. A quel punto, sono venuto a conoscenza della facoltà di Scienze della Comunicazione. Nasceva quell’anno. Decisi quindi di laurearmi. Ma in Sardegna la facoltà non c’era ancora. Quindi anch’io, come i miei genitori anni prima, sono dovuto tornare nel “continente”. In 5 anni mi sono laureato a Teramo, in Abruzzo. Scelta dovuta al fatto che i concorsi di tutte le facoltà erano già scaduti quindi restava Teramo dove non esisteva il test di entrata. Pensavo di restare solo un anno per poi trasferirmi magari a Roma o Bologna, ma ho avuto invece la fortuna, restando a Teramo, di realizzare dei cortometraggi, uno prodotto proprio dalla facoltà, quindi ho scelto di restare. Dopo circa un anno dalla mia laurea, nonostante tutto, avevo sicuramente bisogno di fare esperienza sul campo. Sono tornato in Sardegna. Ho cercato invano di entrare come stagista in qualche canale tv e soprattutto dopo aver inviato quasi mille curriculum, ho ricevuto la risposta di un regista, che mi ha offerto la possibilità di fare esperienza come assistente alla regia stagista su una fiction per canale 5 che stava preparando. Da quel giorno, ho lasciato nuovamente la Sardegna e mi sono trasferito a Roma. Sono passati quasi 10 anni. Anni in cui ho lavorato come assistente alla regia e aiuto regista su fiction televisive, film per il cinema, spot pubblicitari, videoclip musicali, cortometraggi. Ho continuato a scrivere e progettare cortometraggi e film che spero un domani di realizzare. SENZaria, lo scorso anno, è stato il cortometraggio che cercavo di fare da tempo e sono orgoglioso e soddisfatto di esserci riuscito.

La seconda domanda è riservata a SENZaria. Ci vuole presentare il film? SENZaria è un cortometraggio nato qualche anno fa. Insieme al mio amico e collega Gianluca Mangiasciutti, di Roma, avevamo voglia di raccontare la crisi del nostro Paese, ma soprattutto il triste fenomeno dei suicidi causati da questo momento storico. Abbiamo iniziato a contattare persone e a informarci su tutto ciò che ruota intorno a questa situazione, letto articoli, ascoltato associazioni, intervistato persone. Ci piaceva l’idea di inserire nella storia il ruolo di una psicologa, proprio perché abbiamo iniziato a conoscere persone che offrono gratuitamente il loro supporto alle persone in crisi. Ma soprattutto non volevamo raccontare la soluzione al problema o dire la verità su tutto. Purtroppo ogni caso e ogni situazione è diverso. Per rispetto alle famiglie e alle vittime, volevamo semplicemente raccontare una delle tante storie perché è giusto che se ne parli, è giusto che il dibattito sia sempre aperto. Il resto è arrivato naturalmente col tempo. Scrivendo e riscrivendo fin quando non siamo rimasti soddisfatti della sceneggiatura. In questo ci hanno aiutato tantissimo i due sceneggiatori Claudio Roe e Francesco Pasqua. A quel punto, è arrivato il momento di capire il tipo di investimento economico da fare. Nonostante fare un cortometraggio, il più delle volte è considerato quasi uno sfizio, dove la troupe si presta gratuitamente, noi fin dall’inizio, ci siamo impuntati sulla questione e abbiamo voluto pagare tutte le persone che alla fine hanno fatto parte della troupe. E’ sempre un lavoro e in quanto tale va rispettato. Abbiamo investito dei soldi di tasca nostra e poi abbiamo iniziato una campagna di crowdfunding tramite il sito “indiegogo”. Chiedere soldi alla gente per un cortometraggio è di certo strano e difficile, ma noi credevamo nel progetto e soprattutto nel fatto che il crowdfunding non punta alla quantità di denaro di ognuno, ma punta alla quantità di persone che partecipano. In base alle esigenze e possibilità, si possono comodamente offrire 10 euro come 1 ( se pensate per un attimo che coinvolgendo anche solo 500 persone, con solo 1 euro, sarebbero già 500 euro). Raggiunto il budget previsto (tra gli 8000 e i 10000 euro), abbiamo iniziato a cercare gli attori, la troupe e le location dove girare. Vivendo a Roma e avendo tante conoscenze nel settore che vivono e lavorano in città, è stato logico girare qui SENZaria. Ma non volevamo che si vedesse Roma. La crisi riguarda tutti noi, tutti i luoghi e tutti i Paesi del Mondo, quindi abbiamo evitato di rendere riconoscibile Roma, come se la storia fosse ambientata in un qualsiasi luogo. La troupe e il cast, fatto di amici e professionisti ha lavorato per 4 giorni. Il risultato è un corto che oggi ha la grande fortuna di essere distribuito dalla prestigiosa “I FILM GOOD” di Claudia Mignosi (http://www.ifilmgood.com), che negli ultimi anni è sempre presente nei maggiori festival nazionali e internazionali grazie a un catalogo di cortometraggi di assoluto livello. SENZaria che dopo la presentazione al RIFF di Roma, sta proseguendo il suo viaggio nei festival, in Paesi come Cina, Spagna, India, Islanda, Serbia, Macedonia, ma anche in tante regioni e festival in Italia. Aver partecipato inoltre al Sardinia film Festival a Sassari e al Figari film Festival a Golfo Aranci, permettetemi, mi ha ovviamente riempito di orgoglio.

Vive e lavora fuori della Sardegna. Ha qualche rimpianto o nostalgia della terra d’origine? Rimpianti nessuno. Nostalgia tanta. Ho altri due fratelli che per riuscire nei rispettivi campi hanno dovuto lasciare anche loro la Sardegna. Questo anche grazie ai nostri genitori che ci hanno sempre spronato e incoraggiato a cercare ciò che volevamo, a costo di allontanarci da casa. Con questo non voglio dire che chi resta sull’isola sbaglia, anche perché poi sono scelte che dipendono da tanti fattori, non ultimo quello economico. Per quanto mi riguarda, non vengo  certo da una famiglia ricca, ma grazie a Dio mio padre e mia madre non ci hanno fatto mancare mai nulla. Hanno fatto grandi sacrifici per permetterci di diventare quello che siamo oggi e di questo non posso che ringraziarli ogni giorno che passa. In generale mi piacerebbe vedere più voglia e caparbietà nei giovani sardi. Voglia di rischiare. Voglia di lasciare anche la tranquillità di casa e degli amici di sempre. Cambiare insomma una certa mentalità. La nostra isola ha tantissimi problemi ma soprattutto ha tantissime risorse che non vengono mai sfruttate, vuoi per la poca voglia vuoi per la troppa burocrazia o vuoi perché non si riesce a capire le reali potenzialità. Dobbiamo essere più consapevoli della ricchezza che abbiamo. Il nostro essere sardi è un valore aggiunto fortissimo che però, ultimamente ci dimentichiamo troppo spesso.

Stare fuori dalla Sardegna consente di parlarne osservandola dall’esterno. La Regione sta facendo abbastanza per il cinema? Non voglio certamente essere polemico, ma se si parla di cinema, diciamo che è sotto gli occhi di tutti quanto la regione ha fatto o si presume stia facendo per il cinema o gli audiovisivi in generale. La Fondazione Film Commission tra rinnovi, cambiamenti, elezioni, non riesce a essere vicina ai suoi iscritti. Noi lavoratori dello spettacolo, siamo e restiamo comunque dei precari. Il nostro lavoro si basa sui contatti, sul passaparola. La film commission sono anni che non riesce nemmeno ad aggiornare il suo sito internet. La banca dati dei lavoratori non è consultabile ( cosa che ovviamente è fattibile nei siti della maggior parte delle film commission italiane). Io per anni ad esempio ho chiesto di modificare la mail e il telefono che erano stati trascritti in modo errato e a oggi, non potendo consultare queste informazioni sul sito, non ho la minima idea di cosa ci sia scritto sulla mia pagina. Credo che un po’ di praticità manchi. Capisco i problemi di budget, capisco la burocrazia, capisco tutto. Ma ogni tanto, mandare una mail ai propri iscritti, anche semplicemente per informarli, non mi sembra così difficoltoso. L’anno scorso mi sono iscritto a Moviementu, l’associazione nata spontaneamente dall’unione dei lavoratori sardi dello spettacolo. Ecco, credo sia un ottimo punto di partenza. E non lo dico perché ne faccio parte. Lo dico perché con pochi soldi ma tante idee, è riuscita a costruire una banca dati aggiornabile dei lavoratori e a creare una rete di contatti e scambio di informazioni che in questo settore sono fondamentali. L’utilizzo poi di facebook o delle newsletter, permette sempre di essere aggiornati su eventuali lavori o su certe figure professionali che servono per questo o quell’altro lavoro. E’ un piccolo passo ma di quelli necessari. Credo che la regione dovrebbe capire che il settore della cultura e del cinema in generale, se ben sfruttato e organizzato può generare posti  di lavoro e ricchezza per molte zone dell’isola ( l’esempio della Puglia o del Trentino sono sotto gli occhi di tutti).

Progetti per il futuro? Sogni nel cassetto? Ho scritto negli anni tante sceneggiature sia per lungometraggi  e sia per cortometraggi. I sogni nel cassetto sono tanti. Ammetto di ritenermi già molto fortunato a fare il lavoro che volevo e col quale riesco a vivere e a mantenermi. Ma ora come ora, il sogno resta quello di tornare a casa e poter realizzare qualcosa li. In particolare un cortometraggio che ho scritto anni fa, proprio quando dopo la laurea mi sono ritrovato a mandare tanti curriculum, una situazione immagino comune a tutti. Proprio partendo da questo ho scritto una storia alla quale sono molto affezionato e che vorrei realizzare.  E potendo scegliere vorrei farlo nel Sinis, vicino casa mia, tra le rovine di Tharros e il faro di Capo San Marco. Un territorio che conosco bene, che amo e dove ho scritto e ambientato quella storia. Anzi, se qualcuno fosse interessato a darmi una mano per trovare piccoli finanziamenti o semplicemente dei consigli, fatevi avanti perché ne sarei felice.

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