SI SCOPRONO NUOVI MAESTRI DELLA TESSITURA: IL BISSO A SANT’ANTIOCO

Efisia Murroni


di Claudio Moica

Non esiste un periodo storico in cui non ci sia lamentati del cambiamento epocale; risulta difficile per l’uomo accettare nuovi modi di pensare o di comunicare. In questo momento in cui la tecnologia ha preso il sopravento è diventato uso comune dialogare o, più sovente, litigare attraverso i moderni mezzi forniti dall’web e non è casuale che proprio i social network (che di sociale hanno ben poco) siano definiti “piazze virtuali”. Proprio perché anticamente la piazza era il luogo dedicato all’incontro e allo scambio di opinioni ma anche di pettegolezzi. La differenza però è abissale: perché il contatto diretto prevede perlomeno una conoscenza concreta dell’interlocutore cosa che, invece, non è scontata quando si utilizzano le piattaforme online. Quindi chi è desideroso di far sapere le proprie conoscenze e si sente di dissentire sugli argomenti più svariati può decidere di costruirsi una pagina e cominciare a proporre argomenti. In questo modo alcuni cittadini di Sant’Antioco preoccupati per la parziale informazione sulla produzione del famoso Bisso, prodotto caratteristico della città lagunare, hanno deciso di costituire un gruppo online denominandolo “La vera storia del bisso marino a Sant’Antioco”. “Da troppo tempo ormai la verità sul bisso viene di volta in volta disconosciuta,negata, mortificata, soffocata, osteggiata. Vorremmo che la nostra isola viaggiasse nel mondo raccontando la vera storia del bisso, quella che non dimentica i suoi veri maestri, quella che non ha paura di riconoscere i meriti di coloro che con generosità d’animo, passione genuina e sincero disinteresse ci hanno lasciato in eredità un’arte antica.” così esordisce un amministratore della pagina creata sul portale Facebook e, chiaramente, come nelle migliori tradizioni, non manca chi disapprova questa nuova realtà accusando i gestori di aver costituito un gruppo solo allo scopo di sminuire l’operato di chi, fino ad ora, aveva dichiarato di essere l’unico e l’ultimo Maestro del Bisso quindi Chiara Vigo. A queste accuse si risponde sempre con i fatti e i documenti storici, infatti non mancano le precisazioni su chi anticamente fu il primo “Maistu” del paese: Italo Diana che nel 1923 fondava una scuola di tessitura allo scopo di far rivivere la tradizione del bisso marino in Sardegna. Insegnò l’arte della tessitura a tante donne, tra queste: Leonilde Mereu e Efisia Murroni ( deceduta lo scorso anno all’età di 100 anni), che a loro volta passarono i segreti del Bisso ad altre persone tra cui Chiara Vigo nipote di Leonilde e alle sorelle Assuntina e Giusy Pes.  Il bisso è il prodotto della Pinna nobilis, un grande mollusco bivalve che vive in diverse zone del mar Mediterraneo: in Italia, in alcuni tratti costieri della Sardegna, del golfo di Taranto, di Gallipoli e Porto Cesareo, della Calabria, della Campania, ma anche lungo le coste della Dalmazia e della Grecia. La Pinna, che può raggiungere anche il metro di altezza, produce dei filamenti mediante i quali si ancora ai fondali fangosi o sabbiosi e detritici del mare, nei quali si inserisce con la parte appuntita della conchiglia. I filamenti prodotti dalla Pinna, possono raggiungere i 15-20 cm di lunghezza e vengono utilizzati per la produzione del bisso. Oggi la Pinna nobilis è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell’inquinamento e della diminuzione delle aree dove crescere. La produzione di vero bisso è quindi praticamente inesistente. A questo proposito alcuni si domandano come sia possibile essere in possesso dei filamenti utilizzati per la costruzione del Bisso se le nacchere non possono essere pescate, neanche da morte, e la tosatura anche solo parziale non è consentita? Al momento pur essendo state effettuate ricerche scientifiche finalizzate alla pratica dell’allevamento assistito, con risultati biologicamente promettenti, i costi risultano essere sproporzionati rispetto al ricavo del bisso utilizzabile. Comunque in tutto questo appare chiara la necessità di non far scomparire un’arte sconosciuta ai più e grande peculiarità della Sardegna, lasciando da parte aspetti prettamente folkloristici (preghiere, riti, ai limiti tra il paganesimo e il cristianesimo) che pur essendo utili come cassa di risonanza per l’informazione non devono precludere la possibilità, a chi interessato, di imparare tecniche di cardatura e di tessitura con il bisso. Spetterà al primo cittadino Mario Corongiu dirimere questa questione avendo sempre sposato ogni richiesta di Chiara Vigo senza aver mai citato la presenza di altri maestri nell’isola a differenza della volontà espressa dai gestori della pagina di Facebook che dicono “Vorremo raccontare una storia che parla anche di persone che ancora oggi custodiscono una maestria fedele alla semplicità e generosità di allora. Una storia che non conosce mistificazioni, che non ha bisogno di inventarsi niente perché la sua bellezza è proprio nella sua autenticità. Fra tanto ingannevole frastuono vorremmo portare una dignitosa verità.”  E allora che la verità venga a galla!  

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6 commenti

  1. (per troppop tempo nascosta) venga a galla e si diano i giusti meriti a chi in primis lo ha insegnato cioe’ Italo Diana , poi seguono tutti gli altri ed è ora di dire basta a chi dice che esiste ancora solo una persona al mondo a tessere il bisso , perche’ non è la verita’ , abbiamo creato questo gruppo non perche siamo gelosi , invidiosi ,che siamo in cerca di fama che veniamo pagati e quant’altro , le offese lasciano il tempo che trovano se dette da certe persone , noi continueremo ad andare avanti e a raccontare quello che la storia ( LA VERA STORIA ) dice
    buona giornata a tutti

  2. Fabrizio Steri

    Chi ha la pretesa di insegnare la storia deve prima di tutto studiarla e conoscerla bene. E capire magari la “piccola” differenza tra un artigiano, un artista e un maestro. Nel 2004 ho dato alle stampe con ottimo successo (vendute tutte le copie e ancora oggi mi viene richiesto) il libro “Sant’Antioco per Immagini”. Ebbene, non ho mai ritenuto di potermi definire “scrittore”. Allo stesso modo credo che prima di definire “maestro” un semplice artigiano qualcosa, credo, debba aver dimostrato. Magari solo aver ricevuto dal Presidente della Repubblica, per la sua arte, il titolo di “Commendatore della Repubblica”, nell’anno del signore 2008.

  3. Buona sera a tutti! Una persona che lavora da tanto tempo il bisso dice che è l’unica persona che lo lavora e che non è vero che cè ne sono altre e io vorrei sapere qual’è la verità!

  4. Esodo 38:23Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
    23 insieme con lui Ooliab, figlio di Achisamach della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso.
    Esodo 39 Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
    L’abito del sommo sacerdote
    39 Con porpora viola e porpora rossa, con scarlatto e bisso fece le vesti liturgiche per officiare nel santuario. Fecero le vesti sacre di Aronne, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    L’efod
    2 Fecero l’efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 3 Fecero placche d’oro battuto e le tagliarono in striscie sottili, per intrecciarle con la porpora viola, la porpora rossa, lo scarlatto e il bisso, lavoro d’artista. 4 Fecero all’efod due spalline, che vennero attaccate alle sue due estremità; così ne risultò un pezzo tutto unito. 5 La cintura, che lo teneva legato e che stava sopra di esso, era della stessa fattura ed era di un sol pezzo: era intessuta d’oro, di porpora viola e porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    6 Lavorarono le pietre di ònice, inserite in castoni d’oro, incise con i nomi degli Israeliti, secondo l’arte d’incidere i sigilli. 7 Fissarono le due pietre sulle spalline dell’efod, come pietre a ricordo degli Israeliti, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    Il pettorale
    8 Fecero il pettorale, lavoro d’artista, come l’efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 9 Era quadrato e lo fecero doppio; aveva una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 10 Lo coprirono con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file di pietre. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo, così la prima fila. 11 La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. 12 La terza fila: un giacinto, un’àgata e una ametista. 13 La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Erano inserite nell’oro mediante i loro castoni. 14 Le pietre corrispondevano ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi ed erano incise come i sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. 15 Fecero sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d’intreccio d’oro puro. 16 Fecero due castoni d’oro e due anelli d’oro e misero i due anelli alle due estremità del pettorale. 17 Misero le due catene d’oro sui due anelli alle due estremità del pettorale. 18 Quanto alle due altre estremità delle catene, le fissarono sui due castoni e le fecero passare sulle spalline dell’efod, nella parte anteriore. 19 Fecero due altri anelli d’oro e li collocarono alle due estremità del pettorale sull’orlo che era dalla parte dell’efod, verso l’interno. 20 Fecero due altri anelli d’oro e li posero sulle due spalline dell’efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell’efod. 21 Poi legarono il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell’efod mediante un cordone di porpora viola, perché stesse al di sopra della cintura dell’efod e perché il pettorale non si distaccasse dall’efod, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    Il manto
    22 Fece il manto dell’efod, lavoro di tessitore, tutto di porpora viola; 23 la scollatura del manto, in mezzo, era come la scollatura di una corazza: intorno aveva un bordo, perché non si lacerasse. 24 Fecero sul lembo del manto melagrane di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. 25 Fecero sonagli d’oro puro e collocarono i sonagli in mezzo alle melagrane, intorno all’orlo del manto: 26 un sonaglio e una melagrana, un sonaglio e una melagrana lungo tutto il giro del lembo del manto, per l’esercizio del ministero, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    Abiti sacerdotali
    27 Fecero le tuniche di bisso, lavoro di tessitore, per Aronne e per i suoi figli; 28 il turbante di bisso, gli ornamenti dei berretti di bisso e i calzoni di lino di bisso ritorto; 29 la cintura di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, lavoro di ricamatore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    Il segno della consacrazione
    30 Fecero la lamina, il diadema sacro d’oro puro, e vi scrissero sopra a caratteri incisi come un sigillo: «Sacro al Signore». 31 Vi fissarono un cordone di porpora viola per porre il diadema sopra il turbante, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
    32 Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno. Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva ordinato a Mosè: così essi fecero.
    Consegna a Mosè delle opere eseguite
    33 Portarono dunque a Mosè la Dimora, la tenda e tutti i suoi accessori: le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 34 la copertura di pelli di montone tinte di rosso, la copertura di pelli di tasso e il velo per far da cortina, 35 l’arca della Testimonianza con le sue stanghe e il coperchio, 36 la tavola con tutti i suoi accessori e i pani dell’offerta, 37 il candelabro d’oro puro con le sue lampade, le lampade cioè che dovevano essere collocate sopra di esso, con tutti i suoi accessori, e l’olio per l’illuminazione, 38 l’altare d’oro, l’olio dell’unzione, il profumo aromatico da bruciare e la cortina per l’ingresso della tenda. 39 L’altare di rame con la sua graticola di rame, le sue stanghe e tutti i suoi accessori, la conca e il suo piedestallo, 40 i tendaggi del recinto, le sue colonne, le sue basi e la cortina per la porta del recinto, le sue corde, i suoi picchetti e tutti gli arredi del servizio della Dimora, per la tenda del convegno, 41 le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per l’esercizio del sacerdozio. 42 Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, gli Israeliti avevano eseguito ogni lavoro. 43 Mosè vide tutta l’opera e riscontrò che l’avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse.

  5. Roberta Demontis

    A titolo informativo, qualora ci sia qualcuno che non lo sappia, il citato e famigerato porpora è pur sempre bisso marino;
    il porpora rosso e il porpora viola sono il risultato di una tintura eseguita con metodi naturali la cui esatta tecnica fa parte dell’infinito bagaglio di Sapere e Conoscenza di un Maestro.
    A tale proposito, brevemente, in
    Esodo 35 Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
    6. COSTRUZIONE ED EREZIONE DEL SANTUARIO
    Gli operai del santuario
    30 Mosè disse agli Israeliti: «Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 31 L’ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 32 per concepire progetti e realizzarli in oro, argento, rame, 33 per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. 34 Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare e così anche ha fatto con Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. 35 LI HA RIEMPITI DI SAGGEZZA per compiere ogni genere di lavoro d’intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti.
    Pertanto…una cosa è ESSERE MAESTRO di Tessitura altra cosa è essere tessitori artigianali.
    Buona lettura biblica, buona serata a tutti!

  6. Susanna Lavazza

    L’articolo, dal tono sarcastico verso la spiritualità di Chiara Vigo, riporta persino i commenti polemici del profilo Facebook contro di lei in neretto: è ovvio che propende per una una verità, anche se l’autore non riporta alcuna informazione di prima mano o cita alcun documento sulla storia di Sant’Antioco.
    Lasciando perdere il passato, al presente si tratta di dare un significato al termine “maestro” che non si può attribuire a tutti, così come Caravaggio non si può paragonare a un qualsiasi pittore.
    Chiara Vigo, che da 30 anni divulga in tutto il mondo l’amore per il bisso e la conoscenza del paese, non ha negato che ci siano due ricamatrici a Sant’Antioco in grado di lavorare la seta del mare. Tuttavia chiede, a volte pretende, che venga riconosciuta la sua Maestria anche a livello locale. La Maestria di Chiara Vigo ha fatto sì che ricevesse onorificenze come Commendatore della Repubblica Italiana, Donna eccellenza dell’anno, Asfodelo d’oro, Premio Kyoto per l’ambiente, candidatura a Patrimonio immateriale dell’Umanità per l’Unesco. Ha prestato consulenze per le Università di Cagliari, Venezia, Siena, per il Vaticano, per gli studiosi di ebraismo di Parigi, per il premio Nobel della chimica Roald Hoffman e ha collaborato con diverse realtà nazionali. Di lei si sono occupati i mass media di tutto il mondo, tra i quali quelli giapponesi, su di lei si sta girando un film e la sua opera ha creato un indotto turistico di migliaia di euro per Sant’Antico. Senza contare che Chiara Vigo, come un vero Maestro, ha insegnato la sua arte a tre ragazze sarde che però, secondo le leggi del bisso, non riveleranno le loro abilità finché non ci sarà il passaggio di testimone del Maestro. 

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