LAVORO NERO: IRREGOLARITA’ IN OLTRE 4MILA AZIENDE. STORIE DI SCHIAVITU’ NELLA SARDEGNA DI OGGI


di Marco Mostallino

Marta ha 35 anni e un figlio, ha lavorato un mese ai tavolini, ed allo scoccare del trentesimo giorno il padrone del bar al centro di Cagliari l’ha cacciata via, senza mai farle un contratto: e via avanti un’altra cameriera, sempre per un mese, e poi un’altra e un’altra ancora, mai un foglio di carta, mai un’assicurazione, un contributo Inps. Florian, romeno, padre di famiglia di 47 anni, per due mesi ha zappato la terra in un’azienda del basso Campidano: sudava là, dormiva là, dentro una baracca nei campi. E quando ha chiesto al padrone, che lo stava mandando via senza mai averlo assunto, che gli pagasse almeno quei sessanta giorni di schiena spaccata, quello là gli ha spaccato per davvero la faccia e un po’ di ossa, spedendolo dritto dritto all’ospedale, senza manco beccarsi una denuncia ai carabinieri: “Sto zitto perché ho paura”, confessa Florian ancora incerottato. Storie di schiavitù nella Sardegna di oggi, dove ormai il “lavoro nero” dilaga, sino a far registrare un vero e proprio boom: secondo l’ultimo Rapporto della Direzione regionale del lavoro, nel 2013 su 7463 aziende ispezionate, ben il 59,63% (4450) di esse “sono risultate irregolari”: il che vuol dire che la maggior parte delle aziende sarde fa più o meno regolarmente ricorso a lavoratori senza contratto, né regole né garanzie, oppure assunti con contratti di qualche ora alla settimana, poi sfruttati invece dall’alba sino al tramonto e anche oltre (lavoro “grigio”). 

Sommerso totale – Il rapporto ministeriale disegna una realtà ormai senza più regole. “Si è riscontrata una inversione della tendenza in atto negli anni precedenti, con un aumento delle ipotesi di lavoro totalmente sommerso, rispetto alle riqualificazioni dei rapporti di lavoro conseguenti all’utilizzo improprio di alcune tipologie contrattuali cosiddette “flessibili”. Il fenomeno, rilevato soprattutto nel settore dei pubblici esercizi e dei servizi in genere, ha il solo fine di eludere le norme di legge e di contrattazione collettiva e di evitare l’applicazione della maxisanzione per il lavoro nero”. 

La “flessibilità” incoraggia la truffa – La “flessibilità” introdotta dagli ultimi Governi, invece di combattere il lavoro nero o “grigio” (contratto di livello più basso rispetto al dovuto) lo ha favorito, lo spiega con chiarezza il rapporto, che si basa sulle indagini svolte nel 2013 dalle Direzioni territoriali del lavoro di Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro e sugli interventi dei carabinieri. Il risultato delle riforme del mercato del lavoro, dai “Co.co.co” di Massimo D’Alema sino alla Fornero, è stato dunque opposto a quello sbandierato: ridurre le garanzie non soltanto ha condotto a non applicare nemmeno le poche rimaste, ma addirittura è stata una spinta verso l’elusione totale di qualunque contratto di lavoro. 

La truffa svizzera – Anche le regole di apertura dei mercati hanno condotto al medesimo esito. Lo dimostra la “truffa svizzera” messa in atto da numerosi albergatori sardi, ben spiegata dal Rapporto ministeriale. “Nel corso del 2013 si è avuto modo di accertare l’insorgenza di un fenomeno nuovo, riscontrato in diverse zone della regione, all’interno di strutture alberghiere che, nel settore dell’animazione, non impiegano personale diretto, ma esternalizzano il servizio, avvalendosi formalmente di società con sede all’estero, in particolare in Svizzera”, si legge nel documento della Direzione: “L’esternalizzazione viene posta in essere con fini elusivi, in quanto le società affidatarie del servizio in esame hanno assunto personale che è risultato fittiziamente assicurato in territorio extra UE (Svizzera), ma in realtà ha sempre prestato la propria attività solo in Italia. Il meccanismo ha il fine di assoggettare tale personale alla disciplina contributiva, retributiva, fiscale ed assicurativa del paese estero, sottraendosi all’applicazione della più stringente normativa italiana in materia di lavoro e previdenza sociale, nonché all’applicazione della contrattazione collettiva di settore vigente in Italia”. 
Lavorare senza paga – “Cercasi custode per capannone industriale a Macchiareddu: no paga, solo alloggio garantito per il custode e la sua famiglia”. L’annuncio è apparso qualche mese fa su un giornale “ed io ho subito telefonato”, racconta Marouane, marocchino di 43 anni: “Io e mia moglie dormivamo in una casa abbandonata, mentre i bambini andavano spesso ospiti di amici e parenti. Ho fatto bene a prendere quel lavoro – spiega l’uomo, muratore disoccupato prima e poi custode non pagato – perché la casa che ci hanno dato ha luce ed acqua e non dobbiamo pagarle”. Olga, ucraina di 59 anni, ha invece rifiutato un impiego da badante a Cagliari: “Offrivano 300 euro senza contratto, e i figli volevano che dormissi nello stesso letto della donna anziana che dovevo assistere, perché non ce n’erano altri”. Roberto, 30 anni, ha fatto per sei mesi il lavapiatti in un famoso ristorante cagliaritano. “Pigliavo 800 euro circa, non male di questi tempi. Però non avevo contratto. Il padrone del locale mi diceva sempre di stare tranquillo perché me lo avrebbe fatto. Poi, invece, m’ha detto ciao-ciao e non mi ha mai dato la liquidazione e nemmeno i contributi. Sono andato da un avvocato, ma non posso pagare la sua parcella né le spese della causa, e così ho deciso di lasciar stare, pazienza…”.
Edilizia: rischio di morte – Il confine tra lavoro, nero o grigio che sia, e schiavitù in Sardegna si fa sempre più incerto e sottile, sfumato. Soprattutto nell’edilizia, da sempre uno dei settori più a rischio per l’incolumità degli operai ma anche per il rispetto delle regole. Il Rapporto spiega che nel 2013 “sono stati ispezionati n. 1313 cantieri edili, con n. 1.866 aziende operanti all’interno degli stessi. Sono state riscontrate irregolarità in n. 1.053 aziende, pari al 56,43 % del totale. Sono state adottate 885 prescrizioni, il 52% delle quali conseguente ad infrazioni connesse al rischio di caduta dall’alto. Le restanti prescrizioni sono connesse alla sorveglianza sanitaria, agli obblighi del committente, macchine e attrezzature, rischio di folgorazione”. Ciò spiega perché non è raro che l’operaio morto dopo un volo dal ponteggio risulti spesso “al primo giorno di lavoro”: quell’uomo lavorava da mesi in nero e solo il giorno della tragedia l’impresario del caso, di fronte al cadavere caldo e coperto da un telo, butta giù in fretta e furia un contratto con la falsa firma del morto e spiega ai carabinieri che non aveva ancora fatto in tempo a registrarlo. 

Metà dei lavoratori senza contratto – Le violazioni hanno avuto, spiega il Rapporto, nel 2013 una inversione di tendenza rispetto agli otto anni precedenti, quando sembrava che il rispetto delle regole e della legge cominciasse, seppure lentamente, a crescere. E così, si legge nel documento ministeriale, in dodici mesi “sono state verificate le posizioni di n. 20.974 lavoratori, e di questi n. 8948 (pari al 42,66%) sono risultati irregolari”.

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4 commenti

  1. Si é costretti dal sistema…che poi ti sanziona perchê non sei in regola.

  2. e poi crediamo che noi sardi siamo onesti. ma dove sono i controlli e le condanne???

  3. Io non ho mai creduto nella “sacralità della sardità” se posso permettermi! Credo nelle singolarità… che se si uniscono fanno tanto molto e tutto…
    Spesso l’ostruzionismo verso il cambiamento, l’innovazione viene proprio dalla Sardegna…
    MadreMatrigna!
    Che non ci impedisce di amarla, anzicheno!

  4. beniamino Ghiani

    Alessandra econ sta storia di dare la colpa al sistema o agli altri piano piano stiamo finendo tra i paesi arabi.
    Un delinquente è sempre un delinquente senza se e senza ma.
    Antonio, "…..1313 cantieri edili, con n. 1.866 aziende operanti all’interno degli stessi. Sono state riscontrate irregolarità in n. 1.053 aziende, pari al 56,43 % del totale…." Ecco per esempio i controlli e le sanzioni arriveranno ma chi è un avanzo di galera in questo campo continuerà a delinquere con la solidarietà di buona parte dei sardi. Non sarebbe ora di ricominciare da capo?

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