LA GIUNTA REGIONALE SARDA HA DECISO: ADDIO AL PROGETTO GALSI. SI CERCANO ALTERNATIVE PER IL GAS


La Sardegna fa marcia indietro sul Galsi (il progetto di metanodotto Algeria-Italia attraverso l’Isola), ma non rinuncerà al gas, anzi: l’esecutivo regionale rilancia con una road map in tre punti che prevede, da un lato l’uscita dal progetto del metanodotto intercontinentale, dall’altro la creazione di un gruppo di lavoro coordinato dall’assessorato all’Industria e la riapertura immediata del tavolo col governo per un piano di metanizzazione alternativo. 

Ad annunciarlo ufficialmente sono stati il Presidente della Regione Francesco Pigliaru, insieme all’assessore alla Programmazione e bilancio Raffaele Paci e all’assessore all’industria Maria Grazia Piras. L’uscita della Sfirs, la finanziaria regionale, dalla società che vedeva la Regione tra i grandi partners insieme a Sonatrach (la compagnia di stato algerina), Edison, Enel e Hera è il passo conseguente ad una presa d’atto maturata sin dai mesi scorsi e già assunta dal cda Sfirs sin dal dicembre 2013: il progetto Galsi è sostanzialmente fermo, a causa di problematiche legate ai cosiddetti “permessi” di passaggio, intrecciati a loro volta al via libera definitivo (Fid, final investment decision) da parte del consorzio internazionale.  Ma la Sardegna non può aspettare. 
“Negli attuali scenari internazionali, e con le nuove possibilità offerte dal progresso delle tecnologie, oggi non è più conveniente un progetto rigido come quello del Galsi”. A spiegarlo, durante la conferenza stampa in viale Trento è stato l’assessore alla Programmazione Paci: “Rispetto ai vecchi contratti take or payche implicano un vincolo temporale lungo e una tariffa indipendente dal consumo effettivo, oggi è molto meglio affidarsi a un sistema di approvvigionamento flessibile, magari attraverso gli inediti canali aperti dalle tecniche di shale gas statunitensi che invaderanno ben presto il mercato europeo con nuovi abbondanti flussi di metano a prezzi concorrenziali, anche rispetto al prodotto russo”.
Questo è un altro dei motivi per cui il Galsi ha perso appeal nei confronti degli investitori internazionali ed è anche il motivo per cui alla Sardegna conviene valutare ipotesi alternative come quella dei rigassificatori costieri e dei depositi per il gas compresso non liquefatto che viene trasportato via mare con le navi. “Sarà un advisor qualificato, selezionato attraverso un bando pubblico, a studiare la situazione e il modo migliore per avere la metanizzazione della Sardegna”.
Nel frattempo la Regione andrà avanti col progetto di infrastrutturazione della rete del gas: sono circa 600 i milioni in corsa, di cui un terzo pubblici, per il completamento dei lavori già avviati o in fase di avvio nei 37 bacini locali che dovranno collegarsi alla dorsale nord-sud dell’isola. Su quest’ ultimo capitolo la Regione richiederà, lunedì a Roma il coinvolgimento di Snam rete gas, in un tavolo specifico sulla metanizzazione della Sardegna. Lo ha specificato l’assessore Maria Grazia Piras, cha ha aggiunto: “Anche il problema della super-interrompibilità sarà riconsiderato alla luce della nuova strategia energetica dell’isola: chiederemo una proroga di un anno”.
Anche la quota di più di 11 milioni di euro che la Sfirs si appresta a riscattare con l’uscita dal Galsi, potrà essere reinvestita nell’infrastrutturazione della rete sarda. Su questo punto Paci ha specificato: “Non perderemo quasi nulla di quelle somme perchè stiamo uscendo al momento giusto e perchè la società finanziaria regionale, in virtù dell’interesse pubblico al progetto, spuntava condizioni di particolare vantaggio rispetto agli altri soci”

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