QUANDO LA PASSIONE PER LA LETTURA FA DIVENTARE SCRITTORI: MARCO CONTI E LE PUBBLICAZIONI "DALLE CENERI DELLA FENICE" E "TEMPI SOSPESI"


di Carmen Salis

Nasce a Quartu Sant’Elena  ventotto anni fa,  lavora come assistente sociale. Ama lo sport, la vita sana e le buone letture, e sostiene di non essere uno scrittore, perché ha ancora tanto da imparare.

La madre rivela che da ragazzino era faticoso avvicinarlo ai libri. Oggi invece, Marco Conti, oltre che essere un appassionato di buona letteratura, è autore di ben due pubblicazioni: ”Dalle ceneri della Fenice” e “Tempi Sospesi”, editi dall’associazione culturale Amicolibro.

La scrittura, una passione che lo ha travolto, una passione che ha sempre coltivato e sentito sua. Già da ragazzino aveva la sensazione che fosse la forma comunicativa nella quale si trovava maggiormente a suo agio e attraverso la quale  riusciva ad esprimersi meglio. Nel corso della crescita è diventata una vera e propria valvola di sfogo mentale ed emotiva, essenziale per la sua persona e il suo equilibrio tanto quanto lo è il calcio da un punto di vista fisico. Poi è maturata e ha preso forma la voglia di provare a raccontare delle storie e di condividerle non solo con se stesso ma anche con gli altri. E così quasi tre anni fa è nato Lorenzo, il protagonista di “Dalle ceneri della fenice”: un successo  culminato con la seconda edizione e con l’adattamento teatrale realizzato dallo sceneggiatore romano Claudio Angelini.

Nel suo ultimo lavoro, presentato lo scorso dicembre a Cagliari, Edoardo, il protagonista di “Tempi sospesi”,  ama la scrittura e di professione  fa l’assistente sociale inseguendo il sogno di diventare, un giorno, uno scrittore. Ma è anche un giovane accompagnato dalle sue fragilità, dalle sue debolezze e dagli scheletri di un abbandono che ancora non è riuscito a superare e che lo hanno portato a perdere la fiducia nei sogni e nelle emozioni.

In sostanza, alla domanda del perché si scrive, Marco Conti risponde così: “Scrivere per rileggersi, per fare ordine dentro di sé, per evadere e prendere confidenza con le proprie emozioni. E soprattutto rileggersi per rendersi conto dei propri limiti e degli aspetti su cui lavorare e migliorare per cercare di modellare la propria crescita stilistica, linguistica e narrativa.”

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