IL FUTURO DEI CIRCOLI TRA INCERTEZZE E DEMAGOGIA: A COMO, IL CONFRONTO FRA EMIGRATI E CANDIDATI ALLA REGIONE SARDEGNA VIAGGIA SU SKYPE

A Como il collegamento con Michela Murgia


di Massimiliano Perlato

Mentre la campagna elettorale in Sardegna entra nel vivo con i carichi consueti di veleno e di grande nervosismo, l’emigrazione sarda organizzata presente in Italia, che fa riferimento alla Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, si interroga sul suo futuro. Sulle rive del Lario, negli spettacolari scenari di Villa Olmo a Como si pianifica un seminario che pone proprio le questioni sulle prospettive future della rete dei circoli. Al tavolo dei relatori, oltre al presidente del sodalizio di casa, Paolo Cristin, il dottor Aldo Aledda che è saggista e ricercatore oltre ad essere Vice Presidente nazionale UNAIE (Unione nazionale Associazione Immigrati Emigrati), Serafina Mascia Presidente FASI, Tonino Mulas, vice Presidente della Consulta sull’Emigrazione. Ha disciplinato gli interventi l’avvocato Giuseppe Fadda, socio del circolo “Sardegna” di Como. Erano invocati, perché la brochure dell’avvenimento così riportava, gl aspiranti alla Presidenza della Regione Sardegna. In Lombardia non si è presentato alcuno ma con la chiara giustificazione che la data del 16 febbraio è oramai imminente e non si poteva lasciare uno degli ultimi sabato a disposizione per raccoglier consensi sull’isola. Ma le nuove tecnologie hanno fornito il grande ausilio bramato, se via skype hanno potuto dare un apporto Michela Murgia, Francesco Pigliaru e per voce di Ugo Cappellacci, Pietro Pittalis. Gli interventi dei politici hanno accarezzato la pura demagogia di facciata, ma è stato in ogni modo un bene contrapporsi ed scrutare i volti oltre che la disponibilità di chi rivaleggia alla poltrona di Governatore, nel decantare il valore delle associazioni degli emigrati sardi, storicamente tanto rispettate quanto bistrattate. Serafina Mascia dall’alto del suo scranno presidenziale incombeva sui contendenti: siamo ancora una risorsa per la Sardegna? Che cosa rappresentiamo per voi? I giovani continueranno ad emigrare? E per i trasporti cosa si potrà fare in futuro? Le sentenze per non essere meccanico le accomuno negli interventi che sobbalzavano sullo schermo dalla Sardegna, perché la linea è stata sempre la stessa da parte di tutti: le associazioni dei sardi sono indispensabili per la promozione dell’isola fuori dai propri confini; il concetto riguardante i giovani e la loro fuga verso il mondo è tema che non lascia disinteressati, perlomeno in campagna elettorale. Ed ecco che in questa visioni aleatoria della faccenda, si prospetta da ogni schieramento politico a prescindere dal colore e dalle ideologie, che il Master And Back possa finalmente in futuro chiudere il proprio cerchio è far si che il giovane sia capace anche di tornare e portare con se il bagaglio di apprendimenti da mettere a disposizione della propria vituperata Regione. A ciel sereno poi s’infiamma il dibattimento su come debba esser seguito il mondo migratorio organizzato, attualmente appoggiato all’Assessorato al Lavoro. Pittalis avanza l’ipotesi che possa un domani essere esplicitamente la Presidenza a prendersi carico della competenza magari attraverso l’istituzione di un dipartimento. Proposta lacunosa questa, secondo i vertici FASI perché se così fosse, si smarrirebbero i riferimenti istituzionali che comunque possono essere sostenuti da un assessore e dal suo staff, in quanto innegabilmente non sarà il Governatore in prima persona ad occuparsi di circoli e federazioni. Rimane il fatto che il modello organizzativo delle associazioni va  approfondito e perfezionato, magari uniformando una legge che fa acqua visto quanto sia obsoleta per limiti di età. Si asserisce di tagli e di lentezza burocratica nell’assegnare risorse alle associazioni. Da lì, ascoltare le garanzie che i politici strimpellano, tratteggiano come  un disco rigato e mille volte già ascoltato tanto da apparire tanto monotono quanto inadeguato perché negli ultimi lustri gli assessori di turno, di fronte ad un confronto diretto con le realtà associazionistiche hanno sempre pronunciato lo stesso concetto: “In futuro le cose cambieranno e le risorse per l’emigrazione non saranno tagliate ma implementate”. Michela Murgia ha enunciato nel suo collegamento da Bosa, le sue sperimentazioni con i sardi in giro per le principali città europee: da Londra a Barcellona e di quanto siano importanti i giovani e di come sia ancora sottaciuto il potenziale della rete dei sardi nel mondo, che deve poggiare il proprio domani anche sull’inserimento fondamentale delle nuove leve. La Sardegna – dice la scrittrice di Cabras – è al centro del Mediterraneo e non si deve più considerare “periferia d’Italia”. Da lì il transito verso il diritto alla mobilità è breve e ha spalancato canovacci di controversia molto ampi in riferimento a una delle tematiche tanto care ai “disterrau”: i trasporti. Francesco Pigliaru, si sintonizza sulla stessa frequenza: “Nei trasporti siamo messi molto male: ci sentiamo come sequestrati in casa. E le cose in ambito locale non vanno certo meglio. Va tutto ridiscusso, reinventato, ridisegnato. I padroni in Sardegna sono i sardi, non certo i vettori”. Chiuse le connessioni e tutti a casa.  Eppure Tonino Mulas nella sua ingerenza ha voluto ripercorrere per sommi capi il viaggio fatto dalla Federazione in questi ultimi quindici anni di grande lavoro di promozione della Sardegna. La consapevolezza delle astrusità che il futuro può serbare per via di una complessità sempre più esplicita nel ricambio generazionale, potrebbe portare molte sedi alla chiusura. Una cessazione che può essere affrettata se perdureranno tagli alle risorse e ritardi cronici nella distribuzione delle stesse. Oggi – dice Mulas – un circolo genera cultura e dovrà proseguire a farlo finchè sarà possibile. E’ questo il modo per far sentire alla Sardegna che esistiamo: producendo attività intellettuale, di promozione che sia turistica o gastronomica. Rimane anche nella riflessione degli interventi in platea la cognizione che la politica sarda abbia perso in tutto questo periodo delle grandi opportunità nel non utilizzare a pieno la valenza e le possibilità, oltre all’esperienza di ogni associazione. Questo in virtù di qualsiasi manifestazione da caldeggiare al di là del Tirreno. La FASI ha comprovato anche attraverso il canale della bigliettazione di come è in grado di costruire business: quest’anno l’Agenzia Viaggi Eurotarget – FASI ha fatturato oltre 3,5 milioni di euro mandando in Sardegna i soci e gli amici dei 70 circoli presenti sulla Penisola. Aldo Aledda in qualità di relatore principale del seminario ha voluto fare un proprio excursus storico sull’emigrazione sarda con un pertinente lavoro di studio esposto per l’occasione. I circoli sardi, soprattutto oggi, rappresentano un bel problema, anche se formalmente sembrano ben strutturati e organizzati. In realtà la gran parte purtroppo esistono sempre più solo sulla carta o si identificano con un esiguo gruppo di dirigenti che invecchiano. Non essendosi rinnovati sotto il profilo anagrafico sono diventati sedi di gestione della nostalgia e luoghi, sempre meno frequentati, dove si organizzano cose sempre meno attraenti per la maggior parte della collettività. D’altro canto i tentativi di coinvolgere le giovani generazioni (che sentono non meno dei loro padri l’attrazione della terra di origine) sono andati sempre male a causa dell’opposizione dei ‘vecchi’ a modelli di aggregazione e di interazione tra giovani che non rispecchiassero rigidamente quelli tradizionali. A un certo punto della storia della Regione si è cercato di caricare queste organizzazioni del compito di relazionarsi col mondo esterno eleggendole quasi ad ‘ambasciate’ della Sardegna. Ma questo tentativo non è mai riuscito, anche perché il profilo intellettuale, culturale, economico e dell’inserimento sociale dei propri membri – sui quali si dovevano basare queste azioni – era generalmente molto modesto perché potessero attendere adeguatamente a questi compiti. Infatti non bisogna dimenticare che i circoli sardi
nascevano tra e per gli  ‘operai’ e i ‘lavoratori’ ai primordi dell’esperienza migratoria con la funzione fondamentale di aiutarli a sopportare meglio la loro esperienza, e perciò in essi si radunavano gli strati più marginali dell’emigrazione sarda. La Regione li aveva concepiti e finanziati, fin dal 1965 (prima regione in Italia), proprio come luogo di assistenza, sorta di ‘centri di prima accoglienza’, ideati per non far sentire troppo lontana la loro terra, inviando periodicamente gruppi folk, conferenzieri che parlassero di Sardegna, favorendo la circolazione di prodotti sardi, ecc. Questa natura non l’hanno mai persa, anche se alcuni, grazie a leader particolarmente carismatici, sono riusciti a diventare punto di riferimento nella comunità ospitante e altri, eccezionalmente, hanno potuto – soprattutto nelle grandi città – attirare sardi di un certo livello che consentivano così di inserire l’isola e le sue istanze in certi ambienti. 

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Un commento

  1. Mi dispiace essere dovuto scappare prima della fine del seminario ma, dato il protrarsi dello stesso, si era accavallato con un altro impegno. Da residente in Svizzera avrei voluto porre la questione del ‘valore politico’. Come vado ribadendo da quasi trent’anni (per semplificare), chi ha i denti non ha pane e chi ha pane non ha denti. Il mondo dell’emigrazione organizzata è composto da una Federazione (FASI) fortissima nei numeri e a livello organizzativo ma ha scarso valore politico in quanto senza diritto di voto in Sardegna. Le federazioni estere hanno soci ‘votanti’ (comunali e regionali) ma mi astengo dal fare commenti. La mancata presenza dei candidati alla presidenza della regione a Como sta tutta qui. Durante il collegamento con la Murgia, da Bosa hanno mostrato una sala semi-deserta mentre a Como abbiamo riempito il salone di Villa Olmo. Però quelli portano voti. Diverso sarebbe l’atteggiamento se quei ‘seminaristi’ avessero portato voti. Da qui la mia considerazione (che lascio a chi vorrà commentarla) su cosa potrebbe essere se le federazioni navigassero con una testa ‘pensante’ (Fasi) e un corpo carico di energia votante (le federazioni ‘federate’. Ma so essere utopia e quel castello di illusioni che aveva cominciato a sgretolarsi alla convenzione programmatica di Quartu, mi si sta sgretolando in quel ‘pocos y malunidos’ (non più loccos). Io andrò a votare anche se so già che butterò in un sabato e domenica carichi di stanchezza le mie ultime illusioni. Se può servire a capire quanto ho asserito in questo mio intervento, chiarisco che sono stato il primo presidente del circolo di Marchirolo (anni novanta) ed ho fatto parte della Lega (poi Fasi). Quindi sono stato presidente del circolo di Lugano e quindi nella federazione dei circoli sardi in Svizzera. Per la cronaca, Lugano non fa più parte della Federazione Svizzera ed è circolo riconosciuto dalla regione. Saluti e grazie a Massimiliano per l’ottimo lavoro con tottus in Pari.

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