MA LO STADIO DI CHI E'? L'ASSURDA VICENDA INTORNO AL CAGLIARI CALCIO

lo stadio Sant'Elia a Cagliari


di Vittorio Sanna

E’ mio, quando mi fa comodo. È suo, quando diventa una patata bollente. Di chi è lo stadio Sant’Elia? Da Wikipedia: ” L’impianto, capace di 59.972 posti a sedere[7] (che potevano diventare circa 70.000 con quelli in piedi[7]), costò al Comune di Cagliari poco più di 1,9 miliardi di lire dell’epoca, circa un quarto dei quali coperti dal CONI attraverso un credito sportivo di circa 550 milioni in due tranche”. Quindi è del Comune di Cagliari? Se è del Comune di Cagliari è stato costruito con soldi pubblici, compresi quelli del CONI. Chi deve curare la cosa pubblica? La domanda è talmente banale che non merita una risposta. Indipendentemente dalla destinazione che gli verrà data, una struttura pubblica deve essere mantenuta e curata. Direttamente dall’Ente o attraverso convenzione da un privato. L’unica cosa che non può e non deve succedere è che ci sia sperpero di denaro. È stata finora un’utopia perché il denaro pubblico si sperpera ancora oggi malgrado i tempi da fame e le tasse da schiavitù moderna. Lo stadio Sant’Elia è stato fin dall’inizio “la casa” del Cagliari. Prima di Cellino e con Cellino. L’unico che ha pagato l’affitto dovuto è stato, anche con “ganascia fiscale”, quest’ultimo. Quello che si riteneva fosse “DOVUTO”. Se il debito è “onorato” bisogna ricominciare. Intanto quel bene pubblico deve essere recuperato e invece di campagne Robin Hood, totalmente demagogiche, sarebbe forse il caso che almeno qualcosa di ciò che è stato incassato venisse reinvestito per il mantenimento. Impossibile da fare, vista la decadenza alla quale si è arrivati. “Non è mia la colpa” non basta nel momento in cui ci si candida per ereditare e migliorare una qualsiasi amministrazione. Si parte dalle colpe altrui e si pone rimedio, non ci si lava solo le mani da mettere in tasca. Con Cellino è impossibile trattare? Certamente è difficile, molto difficile. Forse anche impossibile. È per questo che non si dovrebbe tutto risolvere con il “tanto non serve a niente”. Lo Stadio Sant’Elia non è di Cellino. Lo è la Società per Azioni che risponde al nome di Cagliari Calcio. Una società che talvolta viene utilizzata nel nome della patria. Per identificare un popolo. Per radunare molti Sardi (purtroppo, non tutti) sotto una sola bandiera. Quella che ora i candidati alla Sardegna Regione o Nazione sventolano intima quasi fosse la copertina di Snoopy dalla quale è impossibile separarsi. Ma dove sono finora stati? Tutti si candidano alla gestione della “cosa pubblica” ma c’è una “cosa” enorme della quale si sono totalmente disinteressati. Fatto fuori qualche concorrente politico anche interno, sono ritornati ai loro affari. E lo Stadio è lì che cade, con qualche reticella che para i calcinacci. Con licenza provvisoria. Con un trapianto di posti che somiglia ad un parrucchino per teste pelate. Ma lo stadio di chi è? E se Cellino liquiderà il Cagliari (molto probabile stavolta sia vero), come verrà salvato? Forse con bombe vere, tritolo, per buttare al vento e trasformare in polvere i soldi spesi. Soldi pubblici. Perché lo stadio sarebbe nostro, se più di qualcuno, di amministrazione in amministrazione, dal Comune alla Regione, non se ne fosse totalmente disinteressato. Per tanti ieri ma anche per già numerosi oggi.

www.vittoriosanna.it

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