L'EMIGRAZIONE NELLE COLONIE: SARDEGNA D'OLTREMARE, LA MEMORIA RECUPERATA GRAZIE AI SOCIAL NETWORK


di Manuela Arca

C’è un vuoto nella memoria dell’emigrazione dalla Sardegna. Se le storie di quanti hanno lasciato l’Isola nel Novecento per cercare fortuna Oltreoceano, nella Penisola o nelle più ricche regioni d’Europa sono state sufficientemente tramandate, si sono invece smarriti i racconti dei tanti sardi che dall’inizio dell’avventura coloniale italiana e fino alla Seconda guerra mondiale raggiunsero l’Africa. Erano contadini, commercianti e soldati accomunati dal sogno che il nazionalismo alimentava: civilizzare, rendere fiorenti e rigogliose le terre di conquista che i detrattori, nel fervente dibattito sulla questione, consideravano uno “scatolone di sabbia”.

Il progetto “Sardegna d’oltremare” – coordinato dalla cattedra di Storia contemporanea dell’università di Cagliari (col professor Luciano Marrocu) e a cui partecipa anche l’ateneo sassarese – intende recuperare le testimonianze di quanti, persuasi dalla propaganda o costretti dal reclutamento militare, raggiunsero l’Eritrea, l’Etiopia, la Somalia e la Libia. «Non si conosce il numero esatto dei sardi che tra la fine dell’Ottocento e la Seconda guerra mondiale migrò in Africa», dice Valeria Deplano, titolare di un assegno di ricerca finalizzato proprio alla realizzazione del progetto. «Le difficoltà di reperire i dati – sottolinea – sono dettate dal fatto che, durante il fascismo, i flussi di italiani nelle colonie dell’Impero venivano registrati come spostamenti interni». Gli archivi, quelli dei distretti militari in particolare, saranno fonti preziose per rispondere al bisogno informativo. Contatti sono stati anche attivati con l’Università di Addis Abeba. Le due unità di ricerca (una per ciascun ateneo) avranno parallelamente il compito di arricchire i numeri con le interviste ai testimoni. Alla voce dei pochi superstiti si unirà quella dei familiari che custodiscono i racconti dei coloni d’Africa o di coloro che su quel fronte combatterono la Seconda guerra mondiale. Lettere, diari e fotografie saranno parte integrante del progetto che, finanziato dalla Regione, ha come modello un lavoro già svolto e disponibile in rete (www.memoriecoloniali.org) dall’università di Modena. Comprende schede sui protagonisti, ricordi, ritratti di un bianco e nero ingiallito che, documentando esperienze individuali, costruiscono una memoria collettiva. Perché anche la storia dei sardi d’Africa possa essere riscoperta e tramandata, da alcuni giorni l’università di Cagliari, attraverso un tam tam avviato sui social network, ha lanciato un appello: «Avete nonni, bisnonni, zii, compaesani, che sono stati in Libia, Eritrea, Somalia o Etiopia? Conoscete le loro storie, avete le loro foto nei cassetti? Potete far diventare la storia della vostra famiglia parte di una storia più grande, potete contribuire a “Sardegna d’oltremare”. Sulla pagina Facebook che ha lo stesso nome del progetto, è possibile segnalare la volontà di contribuire alla ricerca. Questo invece è l’indirizzo mail a cui possono essere inviati i contributi: sardegnadoltremare@gmail.com.

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Un commento

  1. IO PORTO IL NOME DEL FRATELLO DI MIO PADRE CHE E’ STATO PRIGIONIERO PER 17 ANNI AD ADDIS ABBEBA E RITENUTO
    MORTO. ERA NATO A TERRASEO NARCAO ANNO 1911.COMPLIMENTI PER IL VOSTRO LAVORO.

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