L'ISOLA CHE C'E' 2013 – SARDEGNA INCONTRA ROMA: LA GALLERIA DEI GRANDI PERSONAGGI POLITICI SARDI DEL PASSATO

Antonio Casu e Giorgio Ariu


di Antonio Maria Masia

Il Gremio in occasione dei suoi 65 anni ha dato inizio venerdi 4 ottobre 2013  alla “Galleria dei  grandi personaggi politici sardi del passato”, ricordando la figura di Francesco Cocco Ortu senior (1842-1889) attraverso le parole di Antonio Casu  Direttore della Biblioteca della Camera dei Deputati e della Prof. ordinaria di storia contemporanea Ester Capuzzo, alla presenza e con i commenti  del Sen. Francesco Sanna e del Consigliere Regionale Giulio Steri.  

Da Antonio Casu –  Le memorie di Cocco Ortu senior, pubblicate nel libro che oggi si presenta in questa sede, insieme alle altre sue testimonianze, ai diari, all’attività parlamentare, ci aiutano a comprendere in profondità la figura di questo giovane avvocato cagliaritano, nato nel 1842, che a trentaquattro anni divenne deputato e rimase in Parlamento per quarantotto anni, dal 1876 al 1924, dalla caduta della Destra storica alla crisi della democrazia liberale.

Liberale giolittiano, divenne uno degli esponenti più in vista della corrente facente capo a Zanardelli. Il suo curriculum è di tutto rispetto: da deputato fu presidente di Commissioni e di Gruppi parlamentari, da uomo di governo fu ministro e sottosegretario, rimanendo in carica dal 1887 al 1909.

I suoi numerosi interventi legislativi manifestano chiaramente i suoi molteplici interessi, che si sono rivolti in particolare in tema di: libertà civili (disegno di legge sul divorzio e riforma dello stato di famiglia), giustizia (riforma dell’ordinamento giudiziario e nuovo codice di procedura penale); legislazione sociale (legislazione anti-infortunistica, formazione professionale, tutela del riposo settimanale e notturno, abolizione del lavoro notturno femminile, previdenza per gli operai alle scuole professionali di arti e mestieri) e infine agricoltura (bonifica, enfiteusi, catasto agrario, forestazione, istituzione del magistrato delle acque, ecc).

Cocco Ortu si dimostra anche attento all’educazione dei lavoratori, come testimoniano le misure per la formazione professionale dei lavoratori, dal sostegno alle scuole minerarie alle “scuole pratiche di agricoltura”, agli interventi relativi al credito agrario nel Mezzogiorno e nelle isole, al credito fondiario, ai monti di soccorso, all’esenzione dell’imposta fondiaria per i contadini sardi.

Un posto di rilievo nella sua attività politica occupa il ruolo da lui svolto sulla legislazione speciale in generale, e quella relativa alla Sardegna in particolare, nel decennio che va dal 1897 al 1907, anno in cui proprio Cocco Ortu era ministro dell?’agricoltura del governo Giolitti.

Significativa per delineare il personaggio appare anche l’ultima fase della sua vita parlamentare quando, già ottantenne, abbandonati gli incarichi di governo, tenta di raccordare le forze democratiche per fronteggiare il fascismo, tentando di costituire “una federazione dei gruppi della democrazia”, non un programma unico dei partiti democratici, ma un accordo dei principali leaders politici, e specialmente Giolitti e Nitti. In coerenza con questa impostazione, Cocco Ortu pronunciò un elevato discorso in occasione del dibattito parlamentare sul secondo governo Facta, nel 1922, che ricevette la fiducia della Camera proprio grazie a un ordine del giorno Cocco Ortu, firmato anche da esponenti democratici e riformisti, e che conteneva un accorato appello alla pacificazione.

Sappiamo che il progetto di Cocco Ortu non si realizzò. La federazione dei vari gruppi democratici non andò in porto. E le molte divisioni politiche e personali (ad esempio tra Giolitti e Nitti), resistenze e indecisioni e trattative segrete di leaders politici con Mussolini (quelle di Giolitti riferite dallo stesso Cocco Ortu), condussero l’Italia alla dittatura. Tuttavia, resta nella nostra memoria, emblematica e drammatica, la figura di lui ottantenne, che cerca una via d’uscita, che parla con il Re e con dignità e fermezza lo richiama alle sue responsabilità, in quel drammatico snodo della Storia.

Cocco Ortu fu dunque un liberale di sinistra, riformista, attento al funzionamento dello Stato, ma anche al progresso civile e sociale della popolazione. Un liberale critico nei confronti della Destra storica, che si era allontanato da Depretis e Sonnino, indirizzandosi prima verso Cairoli e Crispi, e poi verso Zanardelli e Giolitti.

La distanza che ci separa dai fatti consente al giudizio storiografico di inquadrare Cocco Ortu, che fu anche oggetto delle critiche di clientelismo e trasformismo rivolte peraltro alla politica giolittiana, come un personaggio di prima grandezza non solo della storia politica sarda tra Ottocento e Novecento (con Asproni, Siotto Pintor e pochi altri), ma della politica nazionale del Regno d’Italia.

Da Ester Capuzzo –  Le Memorie autobiografiche di Francesco Cocco Ortu, pubblicate a cura di Tito Orrù e Marinella Ferrai Cocco Ortu a ottanta anni dalla sua  morte, si dispongono come una sintesi fondamentale per ricostruire il rapporto tra la classe dirigente sarda e lo Stato nazionale e riflettono l’intreccio le vicende della politica italiana con il racconto delle attività parlamentare e ministeriale del politico sardo e con i riferimenti a fatti e uomini della sua terra.

Sono composte da 28 fascicoli e cronologicamente  attraversano tutta la storia italiana dalla metà dell’Ottocento sino alla sconfitta coloniale di Dogali nel 1887 sul piano interno, internazionale ma anche su quello regionale, caratterizzate anche da riferimenti continui agli aspetti economici e amministrativi della realtà nazionale e locale.

I primi ricordi storici di Cocco-Ortu che pure riteneva che l’<<autobiografia non può aspirare alla dignità della storia>> se non come ricostruzione di fatti ed eventi storici compiuta in modo parziale e sereno e affermava che soltanto in questo modo l’autobiografia avrebbe potuto contribuire alla verità storica, risalivano a un momento cruciale della nostra storia nazionale. Quello degli ultimi mesi del 1847 e del 1848 ossia a un momento di forti rivolgimenti politici e denso di riforme per la nascita e lo sviluppo di istituzioni liberali. Di quel momento Cocco-Ortu ricordava gli incitamenti all’unione dell’isola con le province continentali del Regno di Sardegna, di cui non intendeva scopi e significati, ma che orecchiava nelle conversazione si tenevano nella sua famiglia con gli amici del nonno materno e del padre che per uno scarto generazionale si attestavano su posizioni diverse: il nonno favorevole alla costituzione ma assertore dell’integrità dell’autonomia dell’isola, il padre fautore della corrente unionista. L’ infanzia e la giovinezza del futuro leader, svoltesi a Oristano dove il padre magistrato era stato trasferito, vengono raccontate nel contesto della famiglia d’origine caratterizzata da una profonda passione civile e da quella fede liberale che animava la nuova classe borghese delle professioni e dell’imprenditoria agraria anche in Sardegna, alla quale i Cocco Ortu appartenevano, ma anche da altri sentimenti che Francesco Cocco-Ortu richiamava come la solidarietà, la tenerezza, la bontà, la semplicità della vita rurale vissuta a Benetutti, comune del Goceano, nella casa della nonna paterna e poi a Sestu ospite dello zio Annibale Ortu per riprendersi dopo la laurea dai continui attacchi malarici.

La parte centrale delle Memorie autobiografiche si concentra sulla prima elezione di Cocco-Ortu al parlamento con l’avvento della Sinistra al potere sino alla fine degli anni Ottanta e porta il politico sardo a ricostruire le vicende di quella parte della Sinistra costituzionale, capeggiata da Benedetto Cairoli e da Giuseppe Zanardelli che voleva, con la svolta attuata appunto nel 1876, dare vita a una politica liberal-democratica. In quell’anno Cocco-Ortu a seguito  del mandato parlamentare si trasferiva a Roma come raccontava nel fasc. XII, dove descriveva il viaggio intrapreso verso la capitale, con la nave sino a Livorno e con la ferrovia sino a Roma accompagnato da <<una nuvola di malinconia>>. Alla descrizione del transito si affiancavano le impressioni suscitate in lui dal primo impatto con la capitale, vestendo non più gli abiti  del politico ma quelli del viaggiatore tout court ovvero di colui che sperimentava per la prima volta la fascinazione diretta di Roma. Nelle Memorie è presente anche la descrizione del periglioso viaggio effettuato per mare insieme con Serra, Salaris e altri deputati che Cocco Ortu intraprendeva nel febbraio del 1878 per partecipare alle esequie a Roma di Vittorio Emanuele II.

L’arco cronologico delle Memorie coccortiane  si riferisce a un periodo travagliato per la nuova classe politica salita al potere, la Sinistra, che non riusciva a trovare una linea unitaria delle sue forze. Sul piano della politica interna si susseguivano gli otto governi Depretis intervallati dai tre di Cairoli, mentre in politica estera la Sinistra si doveva confrontare con gli esiti del Congresso di Berlino, con  la questione tunisina che si sarebbe risolta a favore della Francia, con i presagi dell’alleanza con gli Imperi centrali sino alla sconfitta coloniale di Dogali sullo sfondo del progressivo avvicinamento di Cocco-Ortu a Zanardelli, la cui stima <<tramutavasi a mano a mano in amicizia risaldata dal tempo>> Di Zanardelli  dal leader sardo diveniva un fedele seguace e dopo la sua morte  l’erede morale. Anche sul piano interno non ci erano questione meno pressanti: la costruzione delle ferrovie (della cui legge  nel 1877 si giovava la Sardegna per la parte relativa alla costruzione  della rete delle c.d. ferrovie secondarie), l’abolizione della tassa sul macinato, la riforma elettorale (1882), l’emanazione del nuovo codice penale, gli intrighi ministeriali per la formazioni dei governi, il trasformismo depretisiano, avversato dal politico cagliaritano, le lotte alla Camera per i provvedimenti più importanti.

Dello stretto rapporto mantenuto da Cocco Ortu con il territorio, con le esigenze della politica locale e dei suoi conterranei si ha una testimonianza nel fascicolo X dove l’uomo politico sardo metteva in primo piano la situazione venutasi a creare nel penisola per la questione ferroviaria  che aveva determinato la nascita nel 1874-1875 del movimento dell’”agitazione legale” per le ferrovie sarde.  Cocco-Ortu diveniva segretario del Comitato centrale di Cagliari di questo movimento sorto per disciplinare e canalizzare la protesta contro la dilazione governativa alla costruzione dell’intera rete ferroviaria <<nei confini, come scriveva Cocco-Ortu, degni di una gente civile>> (p. 136). Protesta che dava vita alla c.d. <<agitazione civile>> che il leader sardo considerava di estrema rilevanza dandone una lettura che individuava nell’azione di protesta la forza dei sardi a lottare per i loro interessi e per la loro dignità. Era un richiamo quello lanciato da Francesco Cocco Ortu alla forza granitica, come granitica è la loro terra, dei suoi conterranei e che ancora oggi vediamo riemergere di fronte ai tanti problemi del mondo del lavoro che travagliano la Sardegna. Ma i richiami ai temi della modernizzazione della sua terra sono continuamente presenti nella sua narrazione autobiografica: dalle ferrovie ai porti all’amministrazione comunale di Cagliari.

Gli ultimi fascicoli richiamano anche la cura dedicata dal politico sardo, come scriveva nelle Memorie, <<alle cose municipali>> di Cagliari, cioè gli interventi di decori urbano per la capitale                dell’isola (l’ubicazione del palazzo comunale, i lavori di sistemazione di via Roma, la sistemazione della piazza della stazione, la costruzione di un giardino antistante e delle vie laterali, il prolungamento della nazionale orientale dalla città al mare, la creazione del mercato orto-frutticolo e di quello ittico su progetto voluto da Cocco-Ortu dell’arch. Enrico Melis)  e altre problematiche di carattere sociale da lui affrontate in qualità di sindaco, prima di essere estromesso dalla guida della città dal nuovo sindaco Ravot filogovernativo.

Le Memorie, ricche di particolari, disseminate anche di piccoli cammei commemorativi di  personaggi del Risorgimento nazionale che via via scomparivano. Esse restano legate da un lato all’idea di democrazia liberale di cui Cocco-Ortu si era fatto sostenitore, dall’altro riflettono l’intima convinzione del politico sardo di operare per assolvere a un dovere insopprimibile quello di imprimere una spinta modernizzatrice all’Italia, al Mezzogiorno e alla sua Sardegna. 

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