"TURISMO E CULTURA SONO IL NUOVO PETROLIO DEGLI EMIRATI ARABI": MICHELA CELENA, MANAGER CAGLIARITANA AD ABU DHABI, SI RACCONTA

nella foto ad Abu Dhabi, Michela Celena


di Giovanni Runchina *

«La Sardegna e l’Italia sono bellissime e, all’estero, sono viste come destinazioni per le vacanze, ma non come realtà in cui trasferirsi per lavorare e costruirsi una vita». Michela Celena riassume con tremenda efficacia il pantano del nostro Paese, cavallo bolso inchiodato da oltre vent’anni ai cancelli della competitività e che guarda malinconicamente gli altri mentre gareggiano nella corsa al galoppo dell’economia globale. Un giudizio, il suo,impietosamente realista e frutto di una visione serena e distaccata delle dinamiche, spesso nefaste, che sferzano la nostra nazione.Nata a Cagliari nel 1978, ha lasciato in città gran parte della famiglia (genitori e un fratello, mentre la sorella vive a Roma), moltissimi amici e altrettanta nostalgia ma nessun rimpianto. «La Sardegna – dice – sarà per sempre la mia casa però, al momento, non sento che potrei tornare perché mancano opportunità di sviluppo e di crescita. Sinceramente non ritengo che il governo e le aziende investano nel personale». Tutte cose che ha trovato in abbondanza all’estero dove si è trasferita nel novembre del 1997, subito dopo il diploma. La prima tappa è stata Dublino, in Irlanda, complice la sua insegnante d’inglese delle superiori che le consigliò la meta e la grande determinazione nel voler migliorare la conoscenza dell’inglese «una lingua che mi avrebbe dato maggiori possibilità di viaggiare e di fare esperienze nuove». Intuizione che, a distanza di anni, si è rivelata felice; anche a giudicare dal curriculum. Con la laurea in “International tourism and hotel management” conseguita alla South Bank University di Londra, Michela ha iniziato ad accumulare incarichi di prestigio in diverse aziende internazionali; prima a Londra (ufficio eventi Hyatt, responsabile del mercato inglese per il Forte Village resort, responsabile dell’ufficio commerciale per Claridge’s, Berkeley and Connaught hotels della catena Maybourne), poi in Messico per un’organizzazione turistica legata al Giubileo del 2000, e ancora negli Stati Uniti a Miami, per la Carnival e a Roma allo Sheraton. Sino ad Abu Dhabi, nell’ufficio commerciale dell’Yas Viceroy Hotel, albergo da mille e una notte che si affaccia sul circuito di Formula Uno. Per il colosso delle vacanze superlusso, Michela – che vive a Dubai – gira il mondo alla ricerca di nuovi mercati; tra le mete preferite: Russia, India e Cina senza tralasciare il Vecchio Continente, dove Germania e Inghilterra sono approdi appetibili. «All’estero – afferma senza mezzi termini – ho toccato con mano l’esistenza della meritocrazia; se lavori duro e hai capacità, sei premiato e valorizzato». Dell’Italia e degli italiani, purtroppo, nessuna traccia: «La nostra nazione è percepita come un grande caos per via delle scelte fatte dalla politica. Non siamo presi seriamente e, sovente, siamo ridicolizzati». Colpa di una classe dirigente ingombrante e largamente inefficiente che ha bloccato il cambiamento con decenni di “non decisioni” facendo perdere importanti occasioni di sviluppo anche in settori nei quali eravamo tradizionalmente molto forti. «Durante questi anni ho incontrato pochi italiani nel settore commerciale. Siamo stati superati da Germania, Francia e Inghilterra, dove sia la preparazione superiore sia quella universitaria danno una marcia in più e permettono ai giovani di formarsi in tempi brevi. Inoltre – continua Michela – l’Italia, contrariamente ad altre realtà, non è attrattiva per gli studenti stranieri che hanno preferito frequentare scuole di altri Paesi; la mancanza di investimenti e di attenzione per la formazione ci ha penalizzato moltissimo». Miopia imbarazzante che assume contorni deprimenti se paragonata alla lungimiranza di Abu Dhabi: «Gli Emirati arabi – chiarisce la manager cagliaritana – hanno poco più di 40 anni di storia, eppure hanno dato vita a un progetto a lungo termine che si chiama Abu Dhabi 2030 l’anno in cui si pensa che il petrolio sarà finito. In previsione di ciò si stanno investendo ingenti risorse guadagnate grazie al greggio in settori quali il turismo, la cultura e la salute». Insomma, mentre gli altri cercano un nuovo petrolio noi, che lo possediamo per buona parte in casa, facciamo di tutto per ignorarlo. Cambiare, ovviamente, è possibile ma in attesa di tempi migliori ci si può comunque orientare, a patto di seguire la bussola delle proprie passioni che non hanno confini fisici: «Consiglio a tutti di essere ambiziosi e di seguire le proprie inclinazioni, anche se i sogni ti portano lontano dalla tua terra. L’importante – conclude Michela – è tenere salde le proprie tradizioni».

* Sardinia Post

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