COMMEMORARE I GIOVANI DELLA BRIGATA SASSARI: RECUPERARE E RICONOSCERE LA PROPRIA STORIA E I PROPRI VALORI UMANI E CIVILI

fotografia di Alessandro Landi (il primo da sinistra è Giuseppe Barin)


di Giuseppe Barin

Sono grato all’Associazione Culturale “Un ponte fra Sardegna e Veneto” per avermi dato l’opportunità di partecipare alla commemorazione che si è svolta il 20 Luglio 2013, presso il Cimitero Militare di Monte Zebio che, dal 17/12/2011, per dono del comune di Asiago, è diventato territorio sardo. Nella pace di una montagna dove l’aria è dolce e i pini bucano l’azzurro, c’è una lapide che recita “In questo luogo sacro alla memoria trovarono prima sepoltura gli intrepidi fanti della Brigata Sassari che, venuti dalla lontana Sardegna, sacrificarono la loro giovinezza per la libertà di queste terre … Le genti di Asiago e di Sardegna unite nel ricordo posero.” La storia ci dice che erano ben più dei 212 ragazzi sardi che finora hanno lì trovato degna sepoltura. Tutti men che ventenni, hanno lasciato i loro paesi, i loro sogni, le loro speranze, sapendo di dover affrontare immani fatiche e rischi, compreso, se necessario, quello della vita. Noi siamo andati ad incontrarli e abbiamo vissuto un importante e sincero momento di amicizia e di memoria. Di amicizia perchè abbiamo avuto modo di condividere i nostri sentimenti con gli amici dell’Associazione e con gli amici sardi, provenienti da varie parti d’Italia, conosciuti nell’occasione. Di memoria perché l’incontro stesso ci ha consentito di guardare un po’ indietro per recuperare la consapevolezza di valori fondamentali come l’impegno civile, il senso del dovere e del sacrificio per un ideale. Penso che far memoria del nostro glorioso passato sia doveroso per tutti perché, come dice il poeta: “A egregie cose il forte animo accendono / l’urne dei forti … e bella / e santa fanno al peregrin la terra / che le ricetta … “. Così il nostro ricordo dà valore al sacrificio di quei ragazzi e fa in modo che esso non vada perduto. I discorsi commemorativi della Presidente dell’Associazione, Elisa Sodde, del generale della Brigata Sassari, Pino, dell’onorevole Pili, giunto dalla Sardegna per l’occasione, e dello storico, colonnello Cadeddu, non sono stati discorsi solo di circostanza, ma espressione di sentimenti che hanno provocato in me, e credo in tutti i presenti, sinceri brividi di commozione, di ammirazione e di riconoscenza per quei coraggiosi testimoni dell’amor di patria.  La commemorazione è stato quindi un gesto concreto e sincero, propiziato dall’Associazione, che ha avuto anche il senso di avvicinare due popoli, il Sardo e il Veneto, che hanno in comune molto più di quanto può apparire. Sono certo che l’escursione a Monte Zebio diventerà una gradita e fortemente sentita tradizione, un ripetuto abbraccio di riconoscenza del Veneto e dell’Italia tutta, ai “nostri” valorosi sardi. Nel congratularmi con l’Associazione “Un ponte fra Sardegna e Veneto” e particolarmente con la sua gentile Presidente, esprimo l’auspicio che l’evento venga significativamente proposto anche a tanti giovani che, soprattutto in questo periodo storico, hanno bisogno di testimonianze forti e di recuperare e riconoscere la propria storia e i propri valori umani e civili.                                                                                                                                

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4 commenti

  1. Angelo Pinna (ELmas)

    I “Sassarini” furono carne da macello molto a buon prezzo !

  2. Augusto Brigas

    A sa Brigada Sassari
    In Rimas Eroicas, Mastru Ruggiu, poeta Bosano e soldato sardo nella Grande Guerra, dedica un’ode, quasi un’elegia, alla gloriosa Brigata Sassari.
    Non si tratta di rime di maniera, ma di un convinto omaggio poetico al sacrificio della Sassari sugli altipiani del Carso e nelle terrificanti battaglie di Monte Cappuccio, delle trincee delle Frasche e dei Razzi. Nelle gesta dei Sassarini Gavino Ruggiu vede il perpetuarsi del coraggio della gente sarda che saluta con un verso antesignano delle parole del celeberrimo inno della moderna Brigata: .
    Ma nell’iniziale retorica patriottica di Rimas Eroicas si fa strada un più sentito sentimento di sofferta partecipazione al dramma della guerra. Per la prima volta nella sua composizione poetica bellica, il grido finale che il poeta pone in bocca alla Sardegna esprime il suo desiderio interiore, profondo, affranto davanti al fiume di sangue che vede scorrere senza tregua, commosso dall’eroismo dei tanti suoi compagni che non vedranno mai più la loro amata Terra.
    A Sa Brigada Sassari
    Partint da unu logu aspru e selvaggiu
    Po sa noa titanica impresa,
    Fint sos tepores ultimos de Maggiu
    Ozieri esultiat cun grandesa:
    Partint, s’insoro indomitu coraggiu
    Giughent cun disinvolta fieresa
    Sa patria los giamat totu cantu
    Lassan’a custu invitu elettu e santu.
    Han lassadu s’aradu’e dogni caru
    Ammentu in s’adorada isula insoro,Sa passione est dura, ma s’amaru
    Piantu ‘no li sagitat su coro:
    tent acrescher de gloria riccu laru
    A s’insoro sublime altu decoro,
    Tet opponner tremendu baluardu
    Votadu a morte ogni soldadu sardu.
    Calcinato los ospitat, dimora
    Lis dat benigna, sa lombarda zente,
    E los ammentat los biden’ancora
    Partire tot’umpare allegramente;
    Nd’hant sighidu sas glorias a dogn’ora
    Candu in Monte Cappucciu eternamente
    S’est su nomene insoro immortaladu
    Po su raru erosimi chi ha mustradu.
    De nou Sabaudu appellu
    Los giamad’a sas portas de Gorizia
    B’andan’e da su nobile drappellu
    Non tralughet ne dolu e ne mestizia,
    Ma s’isulanu ritmicu istornellu
    Lis fiorid’in laras cun letizia.
    Tenebrosa est sa notte e sussultadu
    Nd’han’t sas tristas ruinas de Sagradu.
    Su duru Carsu lis ponede in vista
    Sos caros litos de s’isul’amada,
    Est lugubre sa notte, m’ant sa trista
    Visione de morte allontanada
    E current che leone a sa conchista,
    Had’istranos bagliores dogn’ispada
    Conchistende, o sublimes epopeas
    De sas Frascas e Razzos sas trinceas.
    Tragica est s’ora, in vampa e fogu ardente
    Si trasforman e tristu campusantu
    Sas leadas trinceas, ma niente
    Podet diminuire s’agguantu:
    Dogn’inimigu assaltu pius furente
    In sa muraglia umana est infrantu.
    Veru cun nou samben han pagadu
    Ma su samben fraternu l’han pagadu
    Ma su samben fraternu hant vendicadu.
    O grand’Isula posta in su Tirrenu
    De virtudes mirabiles padrona
    Cun su coro e martirios pienu
    Mira su Carsu insambenadu intona
    Po tantos fizos tuos cun serenu
    Coro mortos po s’Itala corona
    scritta a Sagrato nel novembre 1915
    Trasmette il nipote del poeta, Augusto Brigas di Bosa.

  3. Augusto Brigas

    Mastru Gavinu
    scritta a Sagrato nel novembre 1915

  4. Le parole del Dr. GIUSEPPE BARIN mi fanno davvero molto piacere e mi spronano ancor di più a continuare nella strada intrapresa dalla nostra associazione. Anche io spero fortemente -e, insieme agli altri soci, farò di tutto perché ciò accada- che l’abbraccio ai nostri eroi diventi, appunto, una gradita e fortemente sentita tradizione, coinvolgendo quanti più giovani possibili, appunto, per recuperare e riconoscere insieme la nostra storia e i nostri valori umani e civili. Un arrivederci a tutti all’anno prossimo per questo importante appuntamento con la nostra memoria collettiva, auspicando una partecipazione sempre più numerosa ed appassionata.
    Colgo qui anche l’occasione per ringraziare il Sig. AUGUSTO BRIGAS per averci fatto dono di questa e delle altre odi che ha inserito in calce agli altri nostri articoli sull’evento del suo caro nonno Poeta bosano e per invitarlo a prendere parte, l’anno prossimo, alla III edizione dell’escursione a Monte Zebio con la nostra associazione, in modo che possa lui stesso leggere queste bellissime ed intense poesie, regalandole ancora una volta a noi ma anche a quei giovani eroi che riposano lassù.

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