IL CAPITANO GERARDO SEVERINO, DIRETTORE DEL MUSEO STORICO DELLA GUARDIA DI FINANZA, CACCIATORI DI EROI, ANCHE SARDI

Raimondo Falqui, finanziere eroe


di Paolo Pulina

La  più recente monografia scritta da Gerardo Severino, capitano della Guardia di Finanza, direttore del prestigioso Museo Storico del Corpo e capo sezione dell’Ufficio Storico delle Fiamme Gialle, è intitolata “Le Prime Gocce…Ricordo di Raimondo Falqui, un finanziere caduto per l’Italia (1934-1956)”, prefazione del Gen. di Divisione Luciano Carta, Sassari, Carlo Delfino editore, maggio 2013, pp. 86.

La presentazione ufficiale del volume è avvenuta a Nuoro lo scorso 7 giugno, presso l’ex mercato civico in Piazza Mameli, alla presenza del Comandante Generale della Guardia di Finanza; la cerimonia si è tenuta subito dopo lo scoprimento, in piazza Vittorio Emanuele, del monumento a ricordo del sacrificio dell’eroico finanziere nativo di Lula (Nuoro), che storicamente rappresenta il primo caduto in Alto Adige (ecco perché “le prime gocce” nel titolo del libro che ne racconta la sfortunata vicenda) per mano dei terroristi altoatesini, trucidato a soli 22 anni, per il solo fatto di essere italiano, a Fundres, il 16 agosto 1956. Raimondo Falqui è stato da poco insignito – alla memoria – di medaglia d’oro al Merito Civile proprio su proposta del capitano Severino.

Il capitano Severino continua dunque, senza sosta, il suo meritorio lavoro di storico, già tradottosi – per rimanere alle sole opere riguardanti la Sardegna –  in due notevoli volumi:  quello intitolato “Un anno sul Monte Bisbino. Salvatore Corrias un finanziere nel giardino dei Giusti” (Severino ha raccolto in questa pubblicazione del 2007 anche la preziosa testimonianza di una signora appartenente a una famiglia ebrea messa in salvo dal coraggioso finanziere di San Nicolò Gerrei, che operava ai confini con la Svizzera),  e quello che ha per titolo  “Il Contrabbandiere di Uomini” (Sassari, Carlo Delfino editore, 2012) e che ci narra la  storia del  finanziere di Chiaramonti, Giovanni Gavino Tolis, dall’autore giustamente definito“Un eroe del bene al servizio dell’umanità”.

Severino non solo ha scritto queste due importanti opere storiche su due sconosciute (prima delle sue ricerche)  figure di eroi sardi ma ha soprattutto firmato le proposte di conferimento alla loro memoria delle  medaglie d’oro al Merito Civile e, per Corrias, quella di “Giusto tra le Nazioni”, una delle più pregiate e prestigiose decorazioni esistenti al mondo. Se la Sardegna ha oggi un secondo “Giusto”, dopo Vittorio Tredici (il podestà di Cagliari poi trasferitosi a Roma e lì  distintosi per aver salvato una famiglia di ebrei e protetto dei partigiani), di cui tanto s’è parlato, è proprio per merito del capitano Severino.

A leggere i suoi libri, saggi e contributi pubblicistici si comprende  che il  capitano Severino non è uno storico qualsiasi: egli è anzitutto un ricercatore, un archeologo o poliziotto della storia, un uomo che ha saputo e sa sfruttare egregiamente la cosiddetta “tecnica delle indagini”, maturata quand’era più giovane a Palermo, quando faceva parte del glorioso “Pool Antimafia” capeggiato dal compianto giudice Giovanni Falcone.

Ed è proprio grazie a questa sua peculiare caratteristica che il capitano  Severino ha regalato alla storia d’Italia, e alla storia della Sardegna in particolare, la conoscenza di personaggi esemplari come i citati Salvatore Corrias, Giovanni Gavino Tolis e Raimondo Falqui, tanto per fermarci ai più significativi.

Diciamolo apertamente: mai prima delle indagini del capitano Severino erano state rivelate  tante valorose figure di uomini coraggiosi di origine sarda (salvatori di altri uomini, combattenti per la libertà, caduti per l’Italia), sottratti all’oblio del tempo e offerti all’ammirazione dei conterranei.

Eppure – dobbiamo constatare con amarezza –, nonostante la Sardegna risulti beneficiaria  delle opere  storiche del capitano Severino, a parte la sensibilità delle riviste sarde  cartacee e on line che hanno ospitato i suoi scritti,  nessuno – almeno sino ad oggi –, ha inteso manifestare,  in maniera  proporzionata ai meriti,  la gratitudine dell’Isola a questo brillante ufficiale delle Fiamme Gialle: al contrario,  egli non è stato nemmeno invitato in occasione di alcune cerimonie ufficiali dedicate in Sardegna agli stessi eroi da lui portati alla luce.

Le sue ricerche vengono spesso “saccheggiate” da improvvisati giornalisti e storici, i quali hanno raccontato ai propri lettori, per esempio,  le vicende di Corrias e di Tolis senza sentirsi nemmeno in dovere di citare la fonte delle notizie: per l’appunto le ricerche (spesso faticose e laboriose) svolte dal capitano Severino,  finanziere prestato alla Storia (a questo proposito Severino ama  dire: «Strano destino accomuna gli storici agli archeologi: entrambi vengono soppiantati dalle loro stesse scoperte, delle quali si appropriano, invece, e comodamente, uomini e istituzioni»).

Nonostante i mancati riconoscimenti pubblici nell’Isola,  il capitano Severino ha completato la ricerca su altri eroi sardi, a cominciare – come si è detto – da Raimondo Falqui. Gerardo Severino è stato in Sardegna più volte per organizzare,  insieme ai suoi colleghi del Comando Provinciale di Cagliari e di Sassari ed insieme al Dipartimento di Storia della stessa Università di Cagliari, considerevoli eventi culturali: mostre, convegni e conferenze, grazie ai quali ha portato tra gli studenti non solo la storia degli eroi prima citati, ma anche quella delle stesse Fiamme Gialle, che è poi anche quella del nostro Paese. Nella sua ricchissima bibliografia, consultabile  anche in Internet, molti sono gli articoli dedicati alla Sardegna, terra che ama moltissimo anche per alcuni legami familiari che lo portano a Nuragus (paese d’origine di un suo carissimo zio). Se ne potrebbero citare molti, alcuni dei quali relativi a fatti storico-militari inediti, ma anche ad aspetti di cultura generale (uno riguarda l’etimologia della denominazione della città di Buenos Aires: cioè la  devozione dei navigatori spagnoli verso la Madonna  de los Buenos Aires, ovvero la Madonna di Bonaria venerata a Cagliari).

È sperabile che la Sardegna onori prossimamente, in modo adeguato, il suo debito di riconoscenza nei confronti del capitano Gerardo Severino, il quale non vorrebbe più citare la celebre morale (tratta dalla favola “Il Pellegrino e il Platano”, di Luigi Fiacchi detto Clasio) secondo la quale: «Rinfacciare il peccato | Altrui mai non conviene; | Ma rinfacciarlo a chi ti fa del bene, | È da solenne ingrato».

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4 commenti

  1. Virgilio Mazzei

    Un sincero ringraziamento al Capitano della GdF Gerardo Severino e all’amico giornalista Paolo Pulina per avere ricordato il sacrificio del finanziere sardo Raimondo Falqui. In questo momento mi sento triste ed emozionato perchè ho avuto la sventura di avere in qualche modo vissuto il triste episodio, in quanto – essendo io a quel tempo un giovane carabiniere in servizio a Bolzano – ebbi ocasione di conoscere i familiari del finanziere giunti in Alto Adige per la triste circostanza. Ho avuto anche l’occasione di presenziare per motivi di O.P. al processo svoltosi nell’estate del 1957 in Corte d’Assise a Bolzano, contro i sette imputati della vile aggressione al giovane delle Fiamme Gialle. Ricordo con profonda tristezza e raccapriccio la dinamica del fatto, secondo il racconto degli organi d’informazione del tempo. Sono due momenti che non vorrei aver mai vissuto: la disperazione dei congiunti del militare e l’arroganza degli altoatesini antitaliani in occasione del processo. Il giovane finanziere venne aggredito a bastonate da un gruppo di giovani "crucchi" accecati dall’odio contro gli italiani, specie se appartenenti alla Forze dell’Ordine o alla Forze Armate italiane. Il povero Falqui dopo il pestaggio che lo portò alla morte venne abbandonato agonizzante nel greto di un torrente nella frazione di Fundres, nelle cui vicinanze, se non ricordo male, sorgeva il distaccamento o la casermetta
    della G.d.F. Onore a questa giovane vita spezzata da chi non ha mai amato e non amerà mai l’Italia: gli altoatesini.

  2. Gerardo Severino

    Ringrazio di vero cuore sia l’amico Paolo Pulina, sia il collega Mazzei Says per la sua toccante testimonianza. I fatti si svolsero proprio come ricorda il Mazzei, anche se in loco si preferì liquidare l’episodio come l’epilogo di una lite fra avvinazzati. Gli atti giudiziari redatti dall’Arma locale, così come quelli istruttori ci hanno consentito di confutare questa tesi e di dimostrare, quindi, che di un vero atto antiitaliano si trattò. Da qui l’idea di onorare il primo caduto in Alto Adige con una Medaglia d’Oro, alla quale si è aggiunto poi, grazie alla preziosa opera del Col. Alessandro Cavalli, Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle di Nuoro, ed alla Fondazione Banco di Sardegna, il monumento ricordo dedicato a Falqui, in Piazza Vittorio Emanuele, sempre a Nuoro. Il Libro “Le Prime Gocce…Raimondo Falqui, un finanziere caduto per l’Italia”, edito dal grande amico Carlo Delfino Editore di Sassari, vuole essere dunque una testimonianza veritiera di quello che è stata la triste stagione del terrorismo altoatesino, ricordatata ovunque, tranne che in Alto Adige, ove non credo verrà mai dedicata una via in memoria di Raimondo Falqui. Grazie ancora, Gerardo Severino

  3. Virgilio Mazzei

    Egr.Capitano Severino ringrazio Lei per questo nobile impegno in memoria di un giovane figlio della Sardegna trucidato ingiustamente mentre lontano dalla sua terra serviva con impegno, ardore giovanile e senso del dovere le Istituzioni della sua Patria. Ma chi lo colpì a bastonate causandone la morte nonostante vivesse sul sacro suolo italiano non riconosceva l’Italia e non amava gli italiani. Il finanziere Raimondo Falqui è stata una vittima dell’odio contro gli Italiani in Alto Adige che a quel tempo era palpabile in ogni luogo e circostanza. Virgilio Mazzei.

  4. Egr. Capitano Gerardo Severino, sono il figlio del M.llo Virgilio Frau, comandante della caserma della Gdf di Vandoies in Val Pusteria, da cui dipendeva il distaccamento di Fundres dove avvenne nel 1956 il vile assassinio del Finaziere Raimondo Falqui.
    All’epoca avevo 7 anni, ma ricordo ancora oggi con molta chiarezza, lo sconcerto ed il dolore di mio padre e della mia famiglia per la morte di questo giovane Finanziere che conoscevamo bene.
    La ringrazio di cuore per l’incessante lavoro che Lei ha svolto affinchè la sua memoria, e di quella di tutti i caduti del terrorismo altoatesino di quei difficili anni, non vada perduta.

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