A 25 ANNI DALLA SCOMPARSA DI REMO BRANCA, XILOGRAFO, PITTORE, GIORNALISTA, SCRITTORE, CRITICO D'ARTE, PROFONDO CONOSCITORE DELLA SARDEGNA

Remo Branca


di Ilaria Muggianu Scano e Mario Fadda

Fu Grazia Deledda a segnalare il nostro Remo Branca, in uno dei suoi famosi elzeviri nella terza pagina del “Corriere della sera”. Il Prof. Remo Branca nasce a Sassari da famiglia benestante il 4 Maggio del 1897. Compie gli studi nella sua città fino alla laurea in giurisprudenza, che consegue nel 1921. Nonostante la formazione scientifica e giuridica in particolare, c’è in lui un amore sconfinato per l’arte e l’incisione in particolare. Il primo incontro di Remo Branca con la xilografia avviene nel 1915 sui banchi del Liceo a Sassari. In una mattina di maggio, mentre sfoglia una rivista, vede ed osserva con attenzione alcune stampe di Mario Mossa De Murtas e di Giuseppe Biasi. Per il giovane Remo, allora diciassettenne, questa scoperta è una specie di “rivelazione”, che gli apre le porte di un mondo che non conosce ma che già ama. Il secondo incontro, quello decisivo, avviene due anni dopo nelle campagne di Ozieri. Il giovane Remo, appena diplomato, è ospite di una famiglia ozierese, a pranzo in una tenuta di campagna. Tra le chiacchiere di un dopopranzo riposante, prova curiosamente ad incidere delle figure su di un legno che però ben presto si bagnò del suo sangue. Remo, ancora inesperto, non aveva grande dimestichezza con le lame affilate, ed il coltello che un pastore di Dorgali gli aveva prestato si chiuse inaspettatamente nella sua mano, producendogli una profonda ferita nel pollice, che gli lasciò un’indelebile cicatrice. E’ il caso, a volte, a segnare il destino degli uomini! E questo, forse, fu un segno del destino, perché il legame di Branca con l’arte dell’incisione su legno si cementò proprio con questo “patto di sangue”, durando poi per tutta la vita. Autodidatta in arte, il giovane Branca esordisce nel 1918-19 come illustratore sul “Giornalino della Domenica” e sulla “Rivista Sarda”. In veste di xilografo partecipa poi, a partire dalla fine degli anni Venti, a diverse esposizioni nazionali e internazionali di incisione, assumendo in seguito il ruolo importante di “guida” del cosiddetto gruppo sardo degli xilografi. Terminato il liceo il giovane Branca si iscrive all’Università in Giurisprudenza, nell’intento di dedicarsi all’attività forense, laureandosi nel 1921. Quell’idea iniziale di vivere nelle aule giudiziarie, però, non dura a lungo. Più che i codici nella sua mente trovano maggiore spazio le figure, le incisioni; il pensiero di dedicarsi all’arte è non solo più forte ma maggiormente coinvolgente. Nella sua mente, che manca ancora di chiarezza circa il suo avvenire, è però presente, forte come una roccia, lo spirito di libertà che cerca di esprimere in tutti i modi, facendo anche il giornalista. L’Italia viveva in quegli anni l’avvento al potere del Regime Fascista. Il suo forte spirito libertario era profondamente critico nel confronti di questo regime e, da intellettuale, cercò di combatterlo attraverso il giornale “Libertà”, di cui era giornalista e direttore. Le ire del regime non tardarono ad arrivare. Per sfuggire ai rigori della repressione lasciò Sassari, trasferendosi nel 1925 ad Iglesias. Il suo soggiorno iglesiente durerà circa un decennio, fino al 1936. In quegli anni cercò di concretizzare il suo sogno: realizzarsi nell’arte. Nel Liceo scientifico di Iglesias, dove prima insegnò e che successivamente diresse, istituì nel 1926 una scuola d’arte decorativa unica in Sardegna, dove la xilografia ebbe un ruolo fondamentale, e che contribuì alla formazione di numerosi ed affermati xilografi. Remo Branca in quegli anni era già noto anche fuori dall’Isola. Le opere del Professore avevano già varcato il Tirreno e iniziavano a farsi strada anche in Italia. Nel 1922, anno della Esposizione d’Arte Sardo-Piemontese presieduta da Leonardo Bistolfi, alcune sue opere ebbero premi e riconoscimenti; Remo Branca da allora registrò all’attivo numerosissime mostre personali e collettive. Sue incisioni xilografiche in “Xilografia”, vennero presentate a Faenza nel 1925, mentre le illustrazioni della sua opera “San Francesco d’Assisi” (del 1926) furono esposte alla Mostra Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma. Altre sue opere andarono in mostra a Sassari nel 1926, e successivamente in varie altre parti della penisola. Nel 1935 per una xilografia fu premiato con la medaglia d’oro al Concorso della Regina. Ormai l’obiettivo iniziale di dedicarsi alla carriera forense sembrava tramontato del tutto. Nel 1927 conseguì a Firenze il Diploma della Scuola di Belle Arti, a cui poi aggiunse la laurea in Lettere nel 1936. I titoli conseguiti gli consentirono di svolgere l’attività di docente di Storia, Filosofia, Economia, Geografia, e successivamente di Disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico Giorgio Asproni di Iglesias, chiamatovi dal preside Agostino Saba, al quale subentrò nella direzione dell’Istituto dopo un breve periodo in cui la presidenza fu assunta dal professor Emilio Alfieri. Ormai era uno Xilografo e pittore di fama nazionale ed internazionale, giornalista, scrittore, critico d’arte, profondo conoscitore e scrittore di argomenti storici, pedagogici e didattici. Dopo il periodo iglesiente, operò a Nuoro, a Novara, sempre come insegnante, e poi a Roma, dove si stabili dopo il lungo peregrinare, e dove visse per oltre 40 anni, pur mantenendo stretti contatti con la Sardegna, delle cui vicende culturali, storiche, artistiche, umane era profondo conoscitore e scrittore. Gli anni trascorsi a Nuoro furono particolarmente importanti per fargli conoscere a fondo ed amare quella Barbagia che scoprì nella sua “vera essenza”, facendo negli anni giovanili l’uditore giudiziario a Nuoro dove seguì da vicino i grandi processi che riguardavano il mondo agro-pastorale dell’epoca: le grandi faide di Orgosolo, Mamoiada, Fonni, Orune e cosi via, dove la “disamistade” e l’applicazione del “Codice Barbaricino”, governavano ben più del Codice dello Stato Italiano. Nel secondo dopoguerra, a Roma, si dedica alia cinematografia didattica e fonda la rivista “A passo ridotto”. Il giornalismo e la comunicazione lo affascinano sempre di più. Nel 1968 fonda una rivista nuova: “Frontiera”. L’esperienza maturata nel campo della cinematografia didattica e documentaristica lo portano a lavorare a lungo per il Ministero della Pubblica Istruzione; utilizzò anche le sue profonde conoscenze storiche per lavorare, da assistente, all’Università di Roma nella cattedra di Storia Medievale e Moderna. Innumerevoli le sue pubblicazioni che affrontano temi diversissimi. Tra le molte opere ricordiamo, in particolare, i tre volumi fondamentali per la conoscenza dell’arte incisoria, sarda, italiana ed europea: “la Xilografia in Sardegna”, “ Breviario di xilografia”, “Incisori sardi”. La vasta produzione spazia dagli studi su Grazia Deledda, ai problemi sociali, che mettono a fuoco soprattutto l’aspro mondo barbaricino. Tra i più importanti: “Sardegna Segreta”, “Medioevo a Orgosolo”, “Raffaello”, “La vita nell’arte di Francesco Ciusa”, “Frate Silenzio”, “Giorni di Roma- 1942-44”, “Una gioventù bruciata”, “Il Crocefisso di Oristano”, “Fra Ignazio da Laconi” ed altri. Remo Branca fu un uomo che prima di ogni altra cosa non rinunciò mai ad essere libero. Uomo di vasta cultura, oltre che artista poliedrico ed eclettico, rimase sempre fedele ai suoi ideali anche a costo di rinunce e sacrifici. Costretto all’esilio, trasformò l’abbandono, la fuga da Sassari, in forte “nuova occasione” per realizzarsi, cercando e trovando un rinnovato modo di scoprire altri mondi ed altre realtà. Un uomo solare, positivo, mai domo, geloso ed orgoglioso della sua libertà. Oggi le sue opere sono gelosamente conservate non solo in Sardegna ma in diverse parti del mondo: dal British Museum di Londra ad Atene; in Germania il più grande repertorio mondiale sugli artisti gli ha recentemente dedicato “un capitolo”, riepilogando la sua grande opera di incisore, pittore, letterato e cineasta,
onorando cosi, con Lui, tutta la Sardegna. Si dice, da sempre, “Nemo profeta in patria”. Credo che Sassari avrebbe potuto tributargli ben altri onori e riconoscimenti. Lo ha fatto, invece, a nome di tutta l’Isola, Iglesias, la città del suo “esilio”, dedicandogli nel 1997 il Liceo Artistico. Oggi ad Iglesias in suo onore è operante l’Associazione Remo Branca”, di cui è presidente onorario il figlio, Prof. Francesco Paolo. L’associazione, nata il 6 maggio 2008 con l’obiettivo di ridare vita all’arte xilografica avviata a Iglesias nel 1926 da Remo Branca, ha ora lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale e artistico lasciato dall’illustre artista, il cui passaggio nella città di Iglesias ha lasciato una impronta indelebile nel campo dell’arte e della cultura. La famiglia Branca ha donato al Comune di Iglesias ed all’Associazione numerose opere dell’illustre artista.

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2 commenti

  1. Ilaria Muggianu Scano

    Grazie Max. Come vedi il lavoro di rivalutazione è interminabile. Ma non ci scoraggiamo

  2. Grazie Max e grazie a te Ilaria per questo bellissimo articolo su Remo Branca.
    Tempo fa ho dedicato una puntata di SARDEGNA NEL CUORE a presentare e leggere dei passaggi di LA GRADINATA di Francesco Ciusa a cura di Remo Branca . ne riparlerò con piacere .
    un caro saluto da Flores,(B.s.As.) il quartiere di papa Francesco
    Teresa

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