"MATERIA OSCURA" IL FILM DI MASSIMO D'ANOLFI E MARTINA PARENTI GIRATO A QUIRRA E' STATO PRESENTATO A BERLINO


di Luca Palazzari

Vivo a Berlino Est da una decina d´anni e, sebbene il muro sia caduto da oltre vent’anni, le differenze con la parte Ovest non sono state ancora del tutto livellate. Detto questo, per me andare a Charlottenbug-Wilmersdorf e´ quasi come visitare un´altra citta´. Ieri sera, lasciato l’ufficio, mi sono avventurato con zaino in spalla nel Kudamm e nella Kanststraße. Il motivo che mi ha spinto oltre la Potsdamerplatz e´ oscuro anzi e´ una materia oscura, cosi´ come il titolo del film italiano presentato alla Berlinale.

Il tema e´ scottante, si tratta del Poligono Sperimentale di Addestramento Interforze del Salto di Quirra. Il Poligono, costituito nel 1956 tra le province di Cagliari e dell’Ogliastra, è l’unico del genere in Italia e provvede, oltre che alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del personale delle tre FF.AA. ed alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche. Praticamente eserciti e fabbricanti di armi da tutto il mondo hanno testato armi sperimentali e fatto brillare bombe, missili e ordigni di ogni tipo, in barba alle comunita´ locali.
Le accuse contro il Poligono sono pesanti: inquinamento e omicidio plurimo su cui indaga la procura di Lanusei. E´ la cosidetta sindrome di Quirra, vale a dire l’incidenza fuori norma di leucemie e linfomi, malformazioni tra i militari, i pastori, gli abitanti e gli animali delle zone limitrofe. Per capirci, si tratta di un disastro ambientale paragonabile alla catastrofe di Chernobyl. Un muro di silenzio, segreti militari, paure, omertà, disinformazione e controinformazione aleggia su Quirra. Il tema e´ scottante, probabilmente anche per questo il film in questione non e´ stato pubblicizzato dai media nazionali e soprattutto regionali, troppo impegnati a scrivere delle ultime marachelle di Balotelli. Sono venuto a sapere della sua programmazione tramite il buon vecchio caro passa-parola della nutrita comunita´ italiana di Berlino.
Il film documentario di Massimo D´Anolfi e Martina Parenti, selezionato nella sezione Forum della 63° edizione della Berlinale, e´ stato presentato al cinema Delphi nella Kanststraße. Il film e´ quasi un film muto, senza una voce narrante, le voci dei pochi dialoghi sono in italiano e, prevalentemente, in sardo campidanese. In assenza di dialoghi la colonna sonora scritta da Massimo Mariani, unico collaboratore, assume un ruolo importante. “Il suono assume importanza perche´ proprio nell´invisibilta´ delle cose, i suoni diventano fondamentali,in relazione alle immagini, diventano le chiavi di accesso per capire le cose, per andare piu´ a fondo in quello che uno non riesce a vedere e le cose che non si possono guardare”, afferma Martina Parenti.
“Materia oscura” e´ diviso in tre “movimenti”: il primo movimento e´ quello del poligono di terra con il biologo che analizza la contaminazione del suolo. Poi c´e´ un intermezzo con immagini dell´archivio del poligono. Interessante anche dal punto di vista cinematografico perche´ sono stati proprio i militari i primi a filmare a 800 fotogrammi al secondo, anticipando di dieci anni il cinema di massa. La terza parte e´ quella del poligono a mare e della storia dei due allevatori.
L´idea, nella terza parte, era quella di filmare una nascita, invece gli autori si sono poi ritrovati a filmare la morte, l´ennesima, di un vitello morto a causa di una malformazione. Che poi e´ anche la chiusura del film.
Il film mette a confronto la vita dei pastori che vivono in maniera arcaica come 50 anni fa, a stretto contatto con la tecnologia piu´ avanzata e ignorando i pericoli delle nano particelle,  in particolare del torio. Ben piu´ pericoloso dell´uranio impoverito, il torio  e´ quasi impossibile da rilevare nell´ambiente. Probabilmente guardavano i lanci con stupore e ammirazione senza sapere della morte nascosta in quelle nubi nere.
Il film, a mio parere, ha il merito di affrontare un tema di cui si sa e si parla troppo poco, in un luogo in cui si gioca alla guerra, da piu´ di 50 anni, in tempo di pace. Quello che invece manca sono i dati e le statistiche, che possano chiarire e spiegare agli spettatori l´entita del fenomeno. Inoltre, la mancanza di una voce narrante rende altresì difficile,soprattutto per un pubblico non informato sui fatti, seguire e capire lo svolgersi dell´azione.
Si tratta comunque di una scelta voluta dagli stessi registi: ”il nostro e´ un film preinformazione postinformazione e fuori dalla dinamica della statistica, dell´inchiesta di stampo giornalistico. Ci fa piacere se in qualche modo il film faccia venire la voglia di andare a informarsi e scoprire cose su questo luogo”,  afferma D´Anolfi. Sempre D´Anolfi, durante il dibattito post-proiezione, aggiunge: ” noi principalmente volevamo fare un film che parlasse fondamentalmente di cinema e del poter del cinema di evocare”.
La cosa che piu´ e mancata e´ una presa di posizione e di forte denuncia contro le esercitazioni, dovuta forse al fatto che ci sia una indagine in corso. Compito dell´arte e del cinema documentaristico e´ anche prendere posizione, osare, per non correre il rischio che il film diventi un´opera d´arte fine a se stessa.

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Un commento

  1. Roberta Pilia (Losanna)

    Andare al mare a Murtas, anni e anni… senza sapere…

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