LA SARDEGNA, UN'INTERA REGIONE IN GRAVE CRISI: L'ULTIMO MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL SETTENNATO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


E’ l’ora di reagire. Il Paese ha dato una grande prova di maturità passando attraverso sacrifici pesantissimi. Grazie a questi la fiducia sull’Italia è tornata: tocca ora alla politica non sciupare l’occasione confermando la stessa maturità e concretezza nei programmi e mostrando “senso della misura e del limite”. Perché il nuovo governo che uscirà dal voto di fine febbraio ha il dovere di affrontare il disagio della gente, lo sconcerto delle famiglie e la rabbia dei giovani. Cioè una vera e propria “questione sociale” che ormai paralizza l’Italia. E ciò può essere fatto solo con misure più eque ed equilibrate, con tagli che tutelino le fasce più deboli. Con un discorso di 20 minuti, dal suo studio ‘alla Palazzina’ del Quirinale, Giorgio Napolitano ha scelto di guardare al futuro, al dopo-elezioni, con una riflessione aperta e pacata, lontana da ogni registro polemico. Il presidente della Repubblica – nel suo ultimo messaggio di fine anno – si è rivolto al Paese reale e ha affrontato quasi tutti i temi aperti dalla crisi economica, spiegando pazientemente quanto le politiche di rigore adottate dal Governo tecnico siano state efficaci. Il presidente Napolitano dice di parlare “di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia. Da noi – rileva – la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell’economia di un’intera regione, come ho constatato da vicino in  Sardegna), si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione e della disoccupazione, in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l’ha perduto e per i giovani che lo cercano. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, ‘e’ aumentata l’incidenza della povertà tra le famiglie – ci dice l’Istituto Nazionale di Statistica – specie ‘quelle in cui convivono più generazioni. Complessivamente sono quasi due milioni i minori che vivono in famiglie relativamente povere, il 70 per cento dei quali è residente al Sud'”. “Ricevo d’altronde – dice ancora – lettere da persone che mi dicono dell’impossibilità di vivere con una pensione minima dell’Inps, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni”.

 

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