LA SCELTA CORAGGIOSA DI VALENTINA SERRA E MATTEO ZIZOLA: SARDI POCO "CHOOSY" IN OLANDA ALLA RICERCA DI UN FUTURO MIGLIORE

Valentina e Matteo con la loro storia simboleggiano il Natale degli emigrati sardi


di Giovanni Runchina *

La loro nuova vita, insieme, è iniziata otto mesi fa. Valentina Serra e Matteo Zizola, cagliaritani, si sono trasferiti il 1° aprile in Olanda: prima a Leiden poi a Den Haag, dove vivono tuttora. «Non eravamo soddisfatti di vivere a trent’anni senza certezze, stavamo insieme da tempo e alla fine abbiamo deciso un cambio radicale». Entrambi hanno una laurea in Lettere in tasca; Matteo ha avuto il percorso più lungo: «Fra l’inizio e la fine degli studi accademici mi sono fermato per circa quattro anni, buona parte dei quali vissuti ad Alessandria dove ho lavorato per due aziende della grande distribuzione». Fanno parte di quella generazione, affatto “choosy” per parafrasare l’infelice battuta del ministro Fornero, che prima di abbandonare l’isola le ha tentate davvero tutte, lavorativamente parlando. Valentina, appassionata d’arte, si è scoperta operatrice culturale, traduttrice frelance, redattrice in due case editrici, tirocinante e poi contrattualizzata part-time in una compagnia teatrale, infine insegnante in una scuola privata paritaria. «Ho portato la quinta sino alla maturità, firmato documenti ufficiali per avere ottocento euro, circa novanta centesimi l’ora- racconta amareggiata – senza aver firmato alcun contratto e per un intero quadrimestre. Ho dovuto aspettare oltre un anno per ottenere quanto dovuto e, per giunta, attraverso le vie legali». L’ultima delusione, per entrambi, è stata la stagione estiva ad Alghero: «Facevamo gli animatori, per dodici ore di lavoro giornaliere prendevamo cinquecento euro di cui solo centottanta in bianco». La scelta della nuova meta è stata meditata: in Olanda vive da dodici anni Paola, la sorella di Matteo. «Ci ha supportati moltissimo nei primi tempi e lo fa tuttora – sottolineano – inoltre abbiamo molti amici che vivono in Olanda da tempo e che ci hanno incoraggiati».

Si raccontano in questa intervista a due voci.

Che cosa fate in Olanda?

Valentina: Lavoro, la sera, in un ristorante che, curiosamente, si chiama Karalis. I miei colleghi sono italo-olandesi molto legati alle loro radici. Pino Carta, cagliaritano e sua moglie Corrie aprirono la loro attività 35 anni fa e oggi la stessa è gestita dai loro tre figli Giulia, Marcella e Orlando. La mattina, invece, studio olandese e sbrigo un po’ di faccende in casa.

Matteo: In un’azienda come sales, dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 18 con mezz’ora di pausa. E’un’occupazione molto simile a quella che avevo in Italia.

Che progetti avete?

V: Sono dell’idea che oggi sia necessario saper fare tutto, essere versatili. Allo stato attuale cerco di imparare l’olandese. Non è una lingua facile ma, pur conoscendo italiano, inglese e spagnolo, è necessario padroneggiarla per incrementare le possibilità di crescita professionale. Provo a farmi strada nel mio settore di appartenenza, ma il settore culturale e l’Arte nello specifico, ora non godono di buona salute neppure fuori dall’Italia. Inoltre il mercato del lavoro olandese non è di facile conquista senza una conoscenza approfondita della lingua locale. Un’azienda multinazionale che mi permetta di parlare in italiano, inglese e/o spagnolo, che si occupi di arte o architettura contemporanea e mi dia una possibilità di crescita, sarebbe l’ideale. Ma ancora, mi piacerebbe in un futuro non troppo lontano ritornare al mio primo amore, frequentare Belle Arti e riprendere seriamente a disegnare e dipingere, non vorrei che fosse solo una fantasticheria.

M: Il mio progetto è quello di crescere nel lavoro che faccio attualmente e, per questo, voglio migliorare il mio inglese. L’altro è vedere Valentina realizzata e sono sicuro che ce la farà perché, a differenza che altrove qua le persone hanno le loro occasioni. Ovviamente le cose non sono semplici. Inoltre vorrei che i nostri impegni lavorativi combaciassero maggiormente.

Avete nostalgia o rimpianti per aver lasciato l’Isola?

V: Non ho particolari rimpianti, mi ritengo una persona adattabile e fortunatamente non vivo un’esperienza di questa portata da sola. La nostalgia dell’isola passa immediatamente leggendo le notizie di cronaca che riguardano la disoccupazione giovanile, le terribili gaffe dei nostri governanti che non hanno la benché minima percezione di quali siano i reali problemi della nostra generazione, dell’Italia e di una regione come la Sardegna. Ho nostalgia della mia famiglia e degli amici, anche se li sento sui social network. Una cosa materiale di cui sento la mancanza è il nostro clima, il sole, gli odori e certi colori che solo noi sardi conosciamo.

M: Provo dispiacere a volte. In questo momento l’unico rimpianto è il non avere avuto le stesse possibilità lavorative nella nostra terra ma, purtroppo, noi come tanti non abbiamo avuto altra scelta. La situazione a Cagliari e in tutta la Sardegna è drammatica e non vedo una via d’uscita immediata per quelli della mia generazione che devono, gioco forza, sottostare a ricatti.

Quali differenze avete notato tra la Sardegna e l’Olanda?

V: Il clima è la prima cosa. Siamo partiti a marzo da Cagliari con 28 gradi e atterrati a Weeze, in Germania, che c’erano 6 gradi. Eppoi la gente, i colori e gli odori. Sicuramente qui tutto quello che viene pagato in tasse, in assicurazione medica mensile o il semplice abbonamento del treno, è restituito con un servizio di gran lunga superiore rispetto agli standard sardi. Il manto stradale è sempre ben in ordine, i treni sono frequenti e puntualissimi. Viaggiamo tranquillamente ad ogni ora del giorno e della notte. Questa è una cosa impagabile specie se non hai modo di avere con te due auto. E alla fine versare le tasse non è percepito come un furto di Stato.

M: Le persone sono totalmente diverse, a loro modo particolari, perché viviamo in una realtà differente: le numerose etnie si fondono, vivono una accanto all’altra. Gioco a calcio con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. All’inizio tutte queste diversità possono stupire, ma se sei fortunato e riesci a capire il sistema olandese, che resta comunque molto rigido, le cose diventano più semplici. Certamente, ci ha aiutato la gradualità dell’inserimento. Paola e Menno, tutte le persone che ci hanno dato dei consigli utilissimi, a partire dallo staff del Karalis, ci hanno reso l’impatto meno forte. Lavorare in un gruppo internazionale ha contribuito a rendere ancor più leggera la permanenza in Olanda.

Come vedete la Sardegna dall’Olanda? Quali difficoltà avete in contrato nella nuova realtà?

V: Personalmente, vedo la Sardegna come un luogo con delle grandi potenzialità, specie nel campo turistico e artistico, sfruttate malissimo. Non mi riferisco al turismo selvaggio ma della possibilità di gestire piccole strutture di accoglienza diversificate che esaltino la varietà artistica, architettonica, paesaggistica ed enogastronomica della nostra isola. Parlo di una ridistribuzione equa di progetti di ricerca, o di formazione. Purtroppo anche l’Università non mette adeguatamente in contatto i suoi studenti con l’impresa turistica o museale. Ormai le competenze culturali stanno diventando sempre di più delle attività da far svolgere sottoforma di tirocinio a titolo gratuito. Senza le famiglie d’appartenenza, che stanno perdendo forza economica, non sarebbe possibile andare avanti; non è corretto tenere in scacco un trentenne nell’illusione di poter far dei propri studi, il proprio lavoro. Tutto ciò si sta traducendo una selva in cui vince chi ha più agganci.

M: Vedo la Sardegna, e Cagliari, come un luogo con davvero troppe potenzialità inespresse per motivi che fusi tra loro formano una catena che sembra inestricabile. Da fuori vedo una sorta di lotta di tutti contro tutti, come se tutto fosse diventato una giungla. La differenza è nel cambiamento del mio punto di vista, ora è esterno. Adesso sono notevolmente più sereno e vedo le cose con meno rabbia; tuttavia credo che, alla fine, non siano tanto diverse rispetto ad aprile quando siamo andati via.

* Sardinia Post

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5 commenti

  1. Massimo (Udine)

    A Valentina e Matteo auguro , da Sardo , di poter un giorno tornare in Sardegna e viverci e riportare le loro esperienze come insegnamento per i giovani futuri ; perchè il nostro star fuori dall’Isola non sia vano , ma sia costruttivo .Per non ripetere sempre le stesse cose bisogna crederci e iniziare a farlo credere . A nulla servirà star fuori e vedere il nostro tutto in mano a non sardi .

  2. E’ bello quando è una vera scelta, ma per noi sardi è quasi sempre un obbligo.

  3. Marinella Panceri (Cesano Boscone)

    Da tutti i soci del Circolo Domo Nostra Cesano Boscone A U G U R I

  4. Francesca Fais (Losanna)

    tutti voi e alle vostre famiglie, i migliore auguri per questo Natale e per un 2013 migliore !

  5. Tommaso Esca (Orosei)

    Un semplice Graze per il Vostro prezioso lavoro di informazione e controinformazione sulla nostra disastra Sardegna ed i suoi fuorusciti.
    BONAS Pascas de Natale jeo bos cherio AUGURARE, in pache e allegria , a TOTTUS in PARI e a custa alligra cumpannia.
    A chie vivet luntanu dae Sardinna pro travallu, istudiu o pro amore, unu saccu prenu de onzi vene, a piaghere ostru.
    A chie at pertu sa salute, chi atzapet su rimediu de onzi male. A chie at pertu su travallu, chi l’atzapet derettu e menzus de su chi tiniat prima.
    A chie este solu, chi atzapet sa cumpannia disizzata. A chie este suffrindhe pro custa crise mala a isperdhere, chi la superet chin s’azzutu de tottu sa comunidade solidade.
    Chie at pertu sa fide in Deus Onnipotente, chi lu illuminet custu Santu Natale.

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