L'IMPEGNO COLLETTIVO PROPENSO A "RIDARE LUCE" ALL'ATTIVITA' LETTERARIA DI GRAZIA DELEDDA: LA RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CULTURA ALLA CAMERA


gli Onorevoli Elena Centemero, Mauro Pili, Emerenzio Barbieri, Antonio Palmieri, Paolo Vella, Settimo Nizzi

Premesso che: tra le donne italiane che hanno fatto la storia si deve annoverare la scrittrice nuorese Grazia Deledda, che è considerata una delle più grandi scrittrici italiane. Nel 1926 Grazia Deledda ricevette, unica italiana, il Premio Nobel per la letteratura grazie ai suoi romanzi ed in particolare all’opera “CANNE AL VENTO” di cui nel 2013 ricorrerà il centenario dalla pubblicazione.

La vita e la storia personale di Grazia Deledda appaiono particolarmente formative ed esemplari per le studentesse e gli studenti italiani sia dal punto di vista letterario sia per la capacità, straordinaria per una donna di quell’epoca, di superare l’ostilità familiare e dell’ambiente nuorese e di affermare la sua passione per la letteratura, le sue capacità e il proprio talento per la scrittura. La scrittrice infatti nacque a Nuoro nel 1871 in una famiglia benestante, quarta di sei figli, intrappolata nella scarsa considerazione sociale in cui era relegata la donna in quegli anni. In questo ambiente le fu consentito di seguire pochi studi regolari (fino alla quarta elementare), perché all’epoca le ragazze non dovevano studiare: bastava saper fare una firma o due conti per la vendita delle uova. Grazie alla sua forza di volontà però riuscì a continuare e a coltivare, da autodidatta, gli studi letterari, imparando la lingua italiana come una lingua straniera e leggendo i grandi narratori russi, Dostoevskj e Tolstoj, i narratori francesi, Zola e Flaubert, e gli italiani Fogazzaro, D’Annunzio e Carducci. A diciassette anni, nel 1888, pubblicò il suo primo racconto in una rivista per ragazze. Sperimentò diverse forme letterarie, scrivendo versi, novelle e ben cinquantasei romanzi a cui deve la fama e la notorietà.

Grazia Deledda si occupò anche di etnologia, collaborando alla “Rivista di tradizioni popolari italiane” per cui scrisse “Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna”. La profonda conoscenza e l’amore per la sua terra, la Sardegna, le sue tradizioni e per il suo popolo, presenti in tutta la sua opera, costituiscono un elemento che evidenzia il grande valore formativo della lettura e dello studio dei romanzi dell’autrice sarda, in particolare il romanzo CANNE AL VENTO. Questo è anche un elemento in grado di suscitare negli studenti una pari attenzione per le loro terre e per le tradizioni locali.

Altro elemento di forte valenza pedagogica ed educativa consiste nella costanza, nello spirito di sacrificio e nella perseveranza per mezzo dei quali l’autrice riuscì ad affermare il suo talento letterario, nonostante i giudizi non sempre positivi della critica contemporanea a cominciare da Benedetto Croce, superando i pregiudizi dell’epoca secondo cui “una donna scrittrice non può essere onesta”. Grazia Deledda è inoltre una figura esemplare perché seppe conservare sempre un atteggiamento modesto e riservato, non partecipando quasi mai ai ricevimenti e alle feste mondane e apparendo raramente in pubblico.

Di recente è stato presentato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo e al Ministro delle Pari Opportunità Elsa Fornero un appello dalle associazioni “Se Non Ora Quando”, “Noi Donne 2005”, “Feminas in Carrelas” perché Grazia Deledda venga reintegrata nel canone della letteratura italiana nei prossimi concorsi. Nel programma di letteratura italiana del concorso a cattedre in corso non compare Grazia Deledda. Inoltre tra i nomi possibili della Letteratura Italiana, è assente il nome di Grazia Deledda, peraltro ampiamente trascurata nei programmi scolastici curriculari. Sembra che esista una cecità selettiva verso la rappresentatività femminile e verso i meriti delle donne che evidentemente colpisce anche il Ministero della Pubblica Istruzione.

Impegna il governo a: Individuare iniziative per far conoscere su scala nazionale e per far studiare nelle scuole di tutti gli ordini e di tutti gradi la figura e la straordinaria opera di GRAZIA DELEDDA per il suo importante contributo culturale e a individuare per il 2013 modalità di celebrazione dell’autrice sarda e dell’opera CANNE AL VENTO, di cui ricorre il centenario dalla pubblicazione.

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2 commenti

  1. Quello che mi ha sempre colpito è la descrizione di una scarsa considerazione della donna nella società matriarcale del nuorese, ossia in un luogo dove invece c’è sempre stato rispetto, a differenza del resto d’Italia,dove la donna veniva considerata,per bene che andasse un oggetto ( i romani dicevano che le donne sono il più spregevole degli oggetti ),cosa che emerge ancora oggi sia nell’abominevole sfruttamento sessuale ( mi pare giusto ricordare che la provincia di Nuoro alla voce ” sfruttamento della prostituzione ha invece l’incidenza espressa dalla cifra di 0,00, mentre Cagliari ha 7,42,che è quasi il doppio della media nazionale,e dove solo in violenze sulle donne vengono commessi 5.000 episodi,cioè quasi il doppio di tutti i reati del nuorese messi assieme ); mi ricordo una volta di aver sentito dire a Dario Fò che a Venezia,non ricordo il periodo,c’erano 14.000 prostitute,ed erano prevalentemente le mogli dei veneziani;nonché la quasi quotidiana mattanza di donne, frutto di una cultura basata sulla loro prevaricazione e la conseguente non accettazione di una loro volontà a non farsi sottomettere.Il fatto poi che anche questo personaggio della nostra cultura,come tanti altri,sia stato escluso dalla storia della cultura italiana,dimostra ancora una volta la considerazione che si ha di noi Sardi,di cui si deve evidentemente dare un certo tipo di immagine.Ma però penso che andare a elemosinare da questi soggetti la presenza di Grazia Deledda nella struttura scolastica italiana,onde poi denigrare la società dove viveva e che le ha comunque permesso di conservare la propria dignità ( mentre in altri contesti sarebbe finita in un bordello ),sia un segno di inferiorità e di subalternità.Pensiamo piuttosto a far conoscere i nostri personaggi della cultura,dell’arte,della letteratura ai sardi,i quali spesso ne ignorano l’esistenza,così come ignorano buona parte della propria storia.

  2. Chiedo venia se intervengo ancora una volta,ma mi sono dimenticato di aggiungere,sempre a proposito della scarsa considerazione sociale della donna nel nuorese,che avrebbe consentito a Grazia Deledda di frequentare solo la quarta elementare: infatti in Italia il 90 % della popolazione di allora ( maschi e femmine ) era analfabeta, cioè non aveva mai messo piede in una scuola.Questa percentuale sarebbe rimasta tale,sopratutto per le donne fino agli anni ’60 del novecento.E fra gli uomini ,che erano la maggioranza degli alfabetizzati,la maggior parte di loro poteva vantarsi al massimo di avere la terza elementare. Semmai Grazia Deledda ha potuto alfabetizzarsi e continuare a studiare,anche se autodidatta,proprio perché viveva in una società dove anche se donna poteva ucirne indenne,visto il suo essere comunque nata in una società matriarcale. Perciò è tempo di finirla con questa tiritera che ho sentito anche troppe volte,e pronunciata da persone nella cui società la donna ancora oggi gode di scarsissima considerazione, figuriamoci al tempo di Grazia Deledda!

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