FILOTEA A SUON DI TWEET: IL PENSATORE SECENTESCO SAN FRANCESCO DI SALES

San Francesco di Sales


di Ilaria Muggianu Scano

Gli studi Teologici raramente escludono ponderate scelte personali legate ad un percorso di carattere culturale, a propria volta riflesso del percorso evolutivo dell’allievo. “Dominare la propria anima è la massima aspirazione dell’uomo, e il dominio dell’anima è commisurato al livello della pazienza” asseriva Francois de Sales, Conte di Boisy. L’intellettuale contemporaneo, non siamo i primi a dirlo, è attratto da aforismi brevi, ad uso e consumo della cultura dell’usa e getta; esattamente quella forma di comunicazione rigettata fortemente dal Conte di Boisy sopracitato: “ Non impiego citazioni perché i dotti non ne hanno bisogno, e gli altri non se ne curano”. Se non si tacesse che chi parla è una Santo della Chiesa Cattolica, San Francesco di Sales, tanti si fregerebbero di conoscere profondamente il pensatore secentesco. Ad ogni maitre à penser – in virtù del pluralismo culturale odierno e dell’opinione divergente difesa da crociate intellettuali di ogni bandiera – è perdonata qualsiasi concezione filosofico antropologica, purchè non sia dichiaratamente cristiana cattolica. È storia recente il desiderio spasmodico, da parte dei protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo, di uno Stato italiano perfettamente laico, possibilmente ateo e verosimilmente dove ateo significo aperto ad ogni religione meno che quella cristiana che col proprio inequivocabile corredo di simboli possa in qualche modo offendere la sensibilità presso le agenzie deputate alla formazione. Chi scrive ha una, seppur modesta, esperienza di insegnamento (entroterra sardo) a ragazzi che francamente neppure si pongono problemi antropologici di simile distorsione ideologica ad onta di classi promiscuamente confessionali. Non si comprende l’accusa concreta che cela questa nuova iconoclastia, non certo dagli allievi che vivono mentalmente aperti e accoglienti della persona prima ancora del singolo credo. Altre considerazioni indurrebbero ad un fuorviante atteggiamento apologetico che poco conforta e supporta l’annuncio cristiano, ci serviremo invece della maestosa opera di Francesco di Sales il quale, sebbene in contesti profondamente diversi da un punto di vista storico, difende la propria fede secondo un equilibrato spirito di mitezza pervicace ed inesausto, fortificato da una raffinatezza di studi presso le scuole gesuitiche prima e gli studi padovani in seguito, ma prima ancora da un’ineccepibile educazione familiare. Ciò che affascina dell’opera è la precipua intenzione dell’Autore: “Quasi tutti coloro che hanno trattato della devozione si sono interessati di istruire persone separate dal mondo, o perlomeno, hanno insegnato un tipo di devozione che porta a questo isolamento. Io intendo offrire i miei insegnamenti a quelli che vivono nelle città, in famiglia, a corte, e che, in forza del loro stato, sono costretti, dalle convenienze sociali, a vivere in mezzo agli altri”. Persino quando crea l’Ordine della Visitazione con la baronessa Giovanna Francesca Frèmiot de Chantal, l’idea originale è chiamare le religiose fuori dal chiostro, nel mondo, per predicarvi la carità. È veramente difficile, a questo punto,non ravvisare nel santo savoiardo un precursore del Concilio Vaticano II; si pensi alla sensibilità del vescovo per la promozione della vocazione laicale alla santità e agli evidenti parallelismi tra l’opera e la costituzione dogmatica conciliare Lumen Gentium (si confronti nello specifico il n. 40 del documento Vocazione universale alla santità).

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2 commenti

  1. Ilaria Muggianu Scano

    Un pensatore eccezionale; non c’è un campo dello scibile che non abbia sviluppato…non solo Leonardo insomma ;P Grazie Massimiliano 🙂

  2. Pasquita Garaldi (Cagliari)

    Una giornalista a 360° gradi

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