di Maurizio Solinas
Leggendo cose di Sardegna, un po’ qua, un po’ là, trovo che oggi gli allevatori sardi assicurano il bestiame contro il furto, per esempio: una pecora 2 Euro, per una vacca 6 e mezzo. Un sistema per difendersi dall’abigeato. In questo modo si è quasi estinta la tradizione barbaricina di “sa bona manu” -la buona mano-, cioè il compenso che riceve chi dà al proprietario l’informazione giusta per il recupero del bestiame rubato. E’ una forma estorsiva da codice penale a uso del “mediatore”, mimetizzata in termine caritatevole.
“La to bona man a mi” -la tua buona mano a me – si usa dire in Val di Sole (TN) l’uno gennaio alla prima persona che s’incontra. E’ un augurio di buona fortuna che dicono grandi e piccini. Chi la riceve deve dare un compenso a chi l’ha pronunciata. Per i bimbi saranno dolcetti o uno spicciolo, per un adulto un bicchiere di vino o un caffè. Due modi di dire simili ma con significato molto diverso, curioso sapere se l’uso è comune anche ad altri luoghi e da dove trae origine la frase. Sappiatemi dire, grazie.