GLI STUDI DI CESARE LOMBROSO E LA "ZONA DELINQUENTE": IN SARDEGNA UNA LATENTE FORMA DI CRIMINALITA' ORGANIZZATA

immagine di Cesare Lombroso


di Ilaria Muggianu Scano – Il Portico

In Sardegna non c’è settore risparmiato dalla crisi. La condizione allarmante di una falange di 100 mila cassintegrati, acuita dal disagio connesso alla disoccupazione, non è sufficiente a diluire i sospetti della presenza nell’isola di una latente forma di criminalità organizzata. Tanti rotocalchi, numerosi talk show televisivi e carta stampata in eccesso concentrano le proprie personalissime disamine sociologiche in area barbaricina, ad onta del fatto che gli abitanti della provincia riconoscano preoccupazione e amarezza per i ripetuti episodi di delinquenza di significativa portata – basti ricordare il recente furto in gioielleria a Nuoro costato la vita al giovane rapinatore – ma  sottolineano, appunto, il carattere episodico dei reati. Non può non tornare alla mente una pagina di recente storia patria e il tentativo degli studi antropometrici dell’ebreo Cesare Lombroso di circoscrivere in un’area del Mediterraneo la “zona delinquente”. È in Sardegna che il positivismo antropologico individua il “delinquente nato”, precisamente nella provincia del Nuorese, dell’alta Ogliastra e dell’area Villacidrese in cui secondo lo studioso il temperamento etnico del pastore sardo coincide con la propensione alla vendetta e al crimine sociale. «La varietà celtica ha un temperamento etnico formato da un insieme di caratteri psicologici mitigatori dei reati di sangue mentre la varietà mediterranea ha un temperamento etnico formato da una serie di caratteri psicologici tendenti ai reati di sangue» scrive Alfredo Niceforo discepolo di Lombroso; una frase con cui molti studiosi dell’epoca radiografano uno degli aspetti più spinosi della “questione sarda” e che porterà Nino Tola ad affermare: «Nel preteso riscontro nei delinquenti sardi delle arcate sopraciliari e dei semifrontali esagerati, Niceforo non badò che Agrigento, sua città Natale, deteneva il primato di omicidi». I barbaricini naturalmente non subirono in silenzio e non mancarono episodi di sapore guareschiano, come l’aneddoto dell’impavido studente sardo che durante una lezione universitaria a Torino mostrò a Lombroso la fotografia del patriarcale sindaco di Desulo, di comprovata probità, spacciandolo per omicida contumace delle campagne sarde. Mentre il professore scalpitava nella ricerca delle strutture somatiche del pacifico soggetto i pretesi segni del delinquente recidivo, l’allievo faceva i più ameni commenti con i colleghi. Di tutt’altro avviso la figlia dello studioso, Paola antropologa di vivissima intelligenza che scelse di vivere e condurre le sue ricerche a Cagliari individuando campi d’indagine non influenzate dalla fortissima personalità paterna. Affascinata dal pensiero socialista e teorica dell’emancipazione femminile indagò la condizione proletaria in Sardegna e tenne conferenze agli operai del capoluogo. Di particolare interesse le sue ricerche su un gruppo di cagliaritane appartenenti alle classi più disagiate, che entreranno a far parte di un’inchiesta nazionale avente per oggetto il pensiero popolare. Curioso osservare che per le cagliaritane intervistate Giacobbe, Abramo, Cristoforo Colombo, Mazzini sono figure vagamente storiche non univocamente messe a fuoco ma per tutte la definizione di “politica” è sinonimo di furto legittimato: “Pappadorias, al municipio si pagano i denari che vanno al governo” asserisce Rita lavandaia d’albergo. Paola Lombroso elabora un taglio originale delle tematiche positiviste. L’attenzione dell’autrice si ferma sulle caratteristiche socio-ambientali dell’isola e sulla problematiche più spinose. Paola Lombroso a differenza del padre ravvisa indistintamente una sostanziale omogeneità di atteggiamento mentale tra Nord e Meridione d’Italia ed è lontana dal tentativo di dare un fondamento teorico su base antropologica al razzismo sociale.

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3 commenti

  1. Ilaria Muggianu Scano

    Grazie Max!…hai contribuito a consumare la mia vendetta contro Cesare Lombroso…del resto è un piatto che va servito freddo 🙂

  2. Pasquita Garaldi (Cagliari)

    grazie ILARIA!..i vostri articoli sono illuminanti…bisognerebbe farli conoscere per contribuire all’abbattimento di tante idiozie pseudo scientifiche di questo Lombroso.. omuncolo bombardato da teorie disumane e ingannevoli…

  3. Le antiche cazzate lombrosiane ,senza alcun fondamento scientifico

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