LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "SOTTOSOPRA" INCONTRANDO A MILANO LA SCRITTRICE MILENA AGUS

Milena Agus alla Feltrinelli di Milano


di Sergio Portas

Incontrando a Milano Milena Agus (alla “Feltrinelli” di Piazza Piemonte) non posso esimermi dal fare con lei il “gioco a chi è più sardo”, sapendo che lei è nata a Genova nel ’59, quindi parte sfavorita, e solo a dieci anni i suoi sono tornati a vivere a Cagliari. Da dove non si è più mossa e dove ha preso a scrivere libri ( questo suo “Sottosopra” che ci fa incontrare è il quinto che lei pubblica con Nottetempo). Mi dice inoltre che a cinque anni il padre, sardissimo di San Luri come la mamma, già marinaio venne a Milano come doganiere e qui lei fece le scuole elementari. Io gioco i miei sardissimi guspinesi e la mia permanenza nell’isola natia fino alle elementari fatidiche, da lì in poi a seguire babbo militare in continente. Chi di noi è il “vero sardo”? Bianca Pitzorno, la grande scrittrice sassarese (ha venduto più libri lei che tutta la “nouvelle vague” sarda degli ultimi anni) nel presentarla al pubblico milanese taglia la testa al toro e la introduce a: ”Sarda di Cagliari”, una che coi suoi libri “crea dipendenza, affezione; perché finalmente non si esprime con la dicotomia di molti nostri giovani scrittori, per i quali la Sardegna è o pastorale o costa smeraldina, finalmente leggiamo di personaggi che non sono “tipici sardi”, anche se vivono e operano a Cagliari, portando a dote una leggerezza inusitata  ( cita qui Milan Kundera e il suo imperdibile “L’insostenibile leggerezza dell’essere”) e una svagatezza tutta particolare anche se i temi trattati sono sempre molto profondi e onnipresente quello della morte.” Dice di amare molto la scrittura di Dessì la Pitzorno, un altro scrittore isolano atipico, e che bisogna confrontarsi anche con Grazia Deledda, sebbene rifiutata per molto tempo proprio dai sardi e finalmente riscoperta in tutto il suo valore. Di “Canne al vento” è innamorata anche Milena Agus, nei suoi libri lascia sempre cadere quelli che lei chiama “omaggi” alla grande scrittrice nuorese e trova che vi siano dei rimandi a quel grande libro anche in questo suo ultimo “Sottosopra”. Pieno questo di personaggi strampalati, che parla di un amore senile tra un signore di sopra e una signora di sotto. Un romanzo dove nulla è quello che sembra (come dice quella diavola di Michela Murgia che l’ha appena intervistata : non c’è romanzo possibile senza regole infrante). Con una signora snob che, scusate la parola, sembra stronza (testuale) e poi si rivela capace di grande umanità. Raccontano il libro divertendosi un mondo le due scrittrici sarde: una prima parte è di romanzo realistico e una seconda in cui c’è un io narrante che riesce a presentare un mondo plausibile, forse a consolazione che sia davvero possibile un mondo diverso da quello che conosciamo. Spesso nei libri della Agus sono delle relazioni sessuali di sopraffazione, di deviazione, che il personaggio femminile implicato accetta apparentemente senza vergogna alcuna. E’ vero che, come conferma l’autrice, il sesso è piuttosto immaginato che praticato e descritto, anche in “Sottosopra” comunque la signora di sotto pur a sessant’anni suonati si compra della “lingerie” peccaminosa, non fosse altro per andare incontro alle fantasie porno-sessuali del suo innamorato ultrasessantenne che abita al piano di sopra. Inevitabile domandare alla Agus come gestisce questi passaggi con i suoi alunni del Professionale Meucci di Cagliari, dove da anni insegna italiano. A sentire lei non sono dei lettori accaniti e quasi nessuno sa di lei, scrittrice oramai tradotta in una mezza dozzina di lingue, la narrativa per loro è un mondo lontano. Dopo gli ultimi scriteriati tagli delle ore di laboratorio di gelminiana memoria, più che fare lezione occorre saperli intrattenere gli studenti, diversamente chiasseggiano (neologismo tutto di Milena). E’ stato facile nascondere loro la scrittura. Da ragazza scriveva poesie bruttissime (le uniche due che si salvavano le ha messe in “Sottosopra”) e una bella è in “Mal di pietre” (il libro che l’ha resa famosa in tutto il mondo) e poi “mi sono messa a scrivere racconti”. “Quando una volta, letto sul “Venerdì” di Repubblica (di cui faccio la raccolta integrale da sempre) che la casa editrice “Nottetempo” pubblicava solo libri “leggeri”, che fosse agevole leggere a letto prima di addormentarsi, ho costruito una trama che tenesse legati i personaggi dei miei racconti e l’ho inviata alla casa editrice. Il libro è uscito nel 2005 col titolo: “Mentre dorme il pescecane”, titolo molto notturno”.  E l’anno dopo con “Mal di pietre” ha sbancato il casinò della letteratura, clamoroso il suo successo in terra di Francia (subito il “Nouvel Observateur” a dire che siamo di fronte a una “Bovary sarda”), nel 2008 esce “Ali di babbo” e nel 2009 “La contessa di ricotta”. Dice che sono libri che piacciono ai francesi perché sono gentili, un aggettivo che mai mi è stato dato di vedere accompagnato a un prodotto editoriale di sorta. “Il pescecane” che è il più duro di tutti in Francia non è piaciuto, solo due stelline. Queste cose Milena le dice con una faccia seria seria, del resto è capace di uscirsene con dichiarazioni tipo: “Le scarpe mi fanno paura o molta tenerezza. Se ne vedo un paio vuote provo un senso di mancamento, quasi che chi le possiede non ci sia più”. Oppure: “Nei miei libri c’è sempre un musicista, come mio figlio che suona nelle navi da crociera, l’arte salva dal vuoto di senso e ci fa andare in un altro mondo. La musica è la forma d’arte più magica”. Dice bene Bianca Pitzorno che Milena somiglia ai personaggi dei suoi libri, è vera anche se ha un approccio alla vita sempre così stralunato. Un modo per salvarsi dalla realtà che è fatta spesso di cose terribili, e a cui è pericoloso stare troppo attaccati. Sta pensando a scrivere un libro diverso, con delle fotografie, dice di volersi cimentare a descrivere la famiglia di Salvatore Mereu, il regista di “Ballo a tre passi” e “Sonetaula”, che è di Dorgali e ha una famiglia proprio carina: dei tre figli la bimba, l’ultima volta che è andata a trovarli, correva per la stanza e rubava una salsiccia, subito dopo una pera di formaggio, lui fa il regista in tutto questo splendido caos, meraviglioso! Pensare che un lettore passi ore liete con il tuo libro è una cosa bella, ma il massimo che possa succedere è che il libro venga ritenuto utile. Libri utili per la vita di Milena sono stati “I Promessi sposi” (quel senso della provvidenza di manzoniana memoria… è un genio , scrive meravigliosamente bene) e anche Calvino col suo “Barone rampante” letto e riletto. E tutto quello che ha scritto Natalia Ginzburg. Io sono come il personaggio di questo ultimo libro, Mr.Johnson sr. Felice di quello che è e non vuol essere niente di più. Violinista contento di suonare ma non è un tutt’uno col suo violino. Anche io non investo emozionalmente sui miei scritti. Sarà anche per questo che all’ultimo festival di Gavoi, presenti tutti gli ultimi scrittori sardi che contano, le è uscito di dire: “Sono qui di passaggio”. Eppure su “Repubblica” del 26 gennaio u.s. Silvana Mazzocchi, a titolo “Agus, se i pianerottoli ci raccontano la vita” le dedicava un articolo tutt’altro che marginale: “Schiva per natura e forse anche per scelta, vive i suoi successi con uno stato d’animo che lei stessa definisce quasi di “dissociazione”, come se non la riguardassero… scrivere è qualcosa di intimo, non condizionabile da regole, calcoli o ricette, ma solo un’attività imprescindibile, un rifugio da cui trarre gioia in completo abbandono. Ed è forse in questa distanza il segreto del suo talento. La sua straordinaria capacità di raccontare storie e personaggi seguendo il filo magico dell’incantesimo, dove a ognuno è concesso di vivere liberamente la sua misteriosa parabola”. Le chiedo delle (poche) frasi in sardo che lascia cadere, di tanto in tanto, tra il fluire della sua prosa. E’ un omaggio alla lingua di mamma, mi risponde, quando a Genova la sentivo pa
rlare al telefono con i parenti lontani. Per me quella era la lingua della diaspora, del paese che avevamo dovuto lasciare ma dove un giorno di certo saremmo ritornati: la Sardegna, la nostra Terra Promessa.

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