QUELLA CAREZZA DEL PAPA: L'INCONTRO DEI MINATORI DEL SULCIS CON GIOVANNI PAOLO II NEL 1985


di Giulia Fresca

Le vicende di questi giorni che stanno interessando il Sulcis hanno ricondotto la mia mente indietro di molti anni fa, quando quelle terre vivevamo nella speranza che la ricchezza, proveniente dal sottosuolo, potesse garantire un futuro per le giovani generazioni. Tutto però ha seguito un percorso diverso, le miniere estrattive non ci sono più, trasformate in un Parco Minerario che, è il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti; vacilla il progetto Carbosulcis che rischia di mettere a repentaglio la vita di tante famiglie ed a ciò si aggiungono i casi di Alcoa, Eurallumina, Vilnys e Ottana.

Ecco che mi è tornata alla mente una lettera che scrissi nel 2005 e che fu oggetto di attenzione delle agenzie nazionali di stampa allorquando il Santo Padre Giovanni Paolo II salì agli onori degli Altari. La ripropongo oggi quale ricordo e monito per “quel domani” che tarda ad arrivare. Un ricordo personale che appartiene alla Sardegna alla quale intendo “restituire” quella carezza, indegnamente ricevuta.

02 aprile 2005

«Avevo poco più di 12 anni quando incontrai il Papa. Era il 17 ottobre 1985. Mi trovavo in Sardegna e precisamente ad Iglesias dove mio padre dirigeva l’impianto minerario di Monteponi, oggi divenuto parco minerario nazionale. Il Papa venne nel Sulcis per incontrare i minatori, quegli uomini che lavoravano sottoterra senza distinguere il giorno dalla notte, e volle scendere insieme a loro giù, nelle viscere della terra con l’argano di cantiere dove solo una gabbia di ferro lo divideva dalla fredda e bagnata roccia.

L’umidità era tutto d’intorno e giù a circa 330 metri sotto i nostri piedi, nella rumorosissima sala pompe del pozzo B benedì una bianca Madonna che accompagnò le preghiere dei minatori nel loro lavoro quotidiano. Il primo Papa a scendere in una miniera, il primo Papa che ha vissuto di persona il sentimento e l’angoscia di chi lavora nelle tenebre ed appena risalito, con il testa il casco e la lampada del minatore, volle esternare il suo pensiero e si disse vicino con la preghiera a quanti nel buio e nell’oscurità trovano la Fede in Cristo e la Forza della Preghiera.

Prima di andare via salutò la folla commossa, abbracciò bambini e strinse mani di donne ed uomini e la sua mano si poggiò sul mio capo. D’improvviso mi sentii attraversare da un’energia immensa, indescrivibile, rimasi lì ferma a fissare il Santo Padre che si allontanava tra due ali di folla mentre i miei occhi si riempivano di lacrime. Quell’energia e quella forza non mi lasciano più, da allora, e mi hanno sostenuto nei momenti duri e drammatici della mia vita. Quella carezza, dal dolcissimo ricordo, mi riporta immediatamente al profumo di rose davanti alla cella di Padre Pio a San Giovanni Rotondo ed è custodita nel mio cuore. Quella carezza accompagnerà la mia esistenza e continuerò a portarla con me ed a trasmetterla a tutti i bambini affinché, umilmente, possa essere il mezzo di un grande gesto d’Amore e di grande Forza della Santità di Giovanni Paolo II. Con la forza di quella carezza prego per Lui affinché possa continuare la Sua missione servendo la Chiesa secondo la Volontà di Dio donandoci il suo insegnamento e benedicendo le nostre misere vite. Con l’esortazione “giovani, fate della vita un capolavoro”»

Quel Papa polacco che dedicò tre interi giorni alla terra di Sardegna entrando in contatto con quasi tutti i sardi e ribadendo l’importanza che la Chiesa riserva al mondo operaio ed offrendo ai malati e ai detenuti la forza per riprendersi la loro vita.

Se potessi, trasferirei quella carezza all’intero popolo sardo affinché possa ritrovare la forza necessaria per risollevarsi ed al tempo stesso far capire a chi governa che senza la speranza del lavoro non c’è futuro. Spero che il ricordo del gesto, non solo simbolico, di Giovanni Paolo II, possa ricondurre gli uomini alla ragione.

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Un commento

  1. Ilaria Guidotti

    Mi sono emozionata leggendo…anche io ero lì quel giorno…ero piccola solo due anni ma mia madre mi parla sempre di quel giorno. Io ricevetti un bacio e mio fratello come te una carezza sul capo. Purtroppo non ho ricordi di quel giorno, ma ancora oggi sono orgogliosa del gesto che ha fatto nei miei confronti e per tutto il popolo sardo. 🙂

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