CINQUE CERCHI ALLA TESTA: DALL'OSSERVATORIO PERSONALE DEL MIO DIVANO, UNO SGUARDO SEMISERIO ALLE OLIMPIADI DI LONDRA

l'atleta Molmenti ha un amico fidanzato con una sarda!!!


di Massimiliano Perlato

Primo oro: Quello che amo del tiro con l’arco (sport che adoro per tre giorni ogni quattro anni, naturalmente) è il peso degli atleti. Il sovrappeso. Le panze, le tette flosce, i sederi grossi, le maniglie dell’amore. Non è il sumo, eppure anche se sei grasso puoi vincere. Anzi, a giudicare dai fisici delle prime quattro squadre: se sei grasso vinci. Che è meraviglioso, no? Alla faccia della dieta Dukan. Se tu incontri per strada Galiazzo, per dire, la prima cosa che ti viene da dire è: “Ma chi è ‘sto sfigato ciccione col pizzetto e il cappello che sembra uno dei Muppet?” Solo che, siccome la vita è bella, Galiazzo è un atleta stratosferico del tiro con l’arco e ti può dire in faccia: “Io ho vinto due medaglie d’oro alle Olimpiadi, e tu?” Il tiro con l’arco è la rivincita della bilancia, è l’apostrofo rosa tra le parole “t’avevo detto che non era importante essere magri”. Uno sport in cui si vince una medaglia d’oro con la pancia è uno sport democratico. C’è stato un momento in cui Galiazzo, con le mani in tasca e la pancia ancora più in vista, parlava con i due compagni come fossero davanti a un cantiere a commentare i lavori. E invece erano a sei colpi dalla medaglia d’oro, uno di quei momenti in cui ti senti morire, cerchi di dominare il fiatone, hai l’impressione che il braccio ti tremi, anzi, hai l’impressione di non avere mai avuto un braccio. Sei lì con la tua panza, con il tuo sedere flaccido, e zac!, fai 10 all’ultimo tiro come Frangilli, che è come un rigore al novantesimo. Una volta, in un villaggio, ho provato il tiro con l’arco. “Ahoooo, tiro con l’arco, nnnamo!”. Vado, mi dico. Vado e li spacco tutti, vado e faccio impallidire Robin Hood. Mi presento, mi atteggio a campione condominiale di tiro con l’arco,  metto quella cosa che serve a non scorticarsi il braccio, prendo l’arco, tendo la corda, prendo la mira, sembro Nespoli, chiudo un occhio, piego le ginocchia, poi un ginocchio solo, trovo l’esatto bilanciamento, lascio andare, tiro e… Guardo il bersaglio e non vedo la mia freccia. Impossibile, dico. Lo avrò trapassato, penso. Passerò alla storia del villaggio come colui che ha trapassato il bersaglio. Già temo l’arrivo di qualche mamma con un bambino trafitto dalla mia freccia. E invece vedo l’animatore che la raccoglie da terra, la mia freccia. Al bersaglio non ci ero nemmeno arrivato. Al che, cercando di trovare una ragione tecnica di questa umiliazione, dico: “Forse devo cambiare l’impugnatura”. Frase a cui l’animatore ha risposto così (parole che mi sono rimaste scolpite nella mente): “Ma quale impugnatura, tu devi cambia’ la colazione”.

Magnini:  E’ tutto un rigirarsi nelle tombe. I padri fondatori di Wimbledon guardano il loro club sovrastato dai colori sgargianti delle divise degli atleti e del fucsia olimpico sullo sfondo (sembra di vedere il torneo di Hertogenbosh, invece siamo nel tempio di Londra). Il barone De Coubertin ha invece assistito attonito in streaming all’intervista di Filippo Magnini dopo la semifinale della staffetta 4×100 stile libero, il cui sunto è: Dotto è un imbecille, Rolla ha fatto schifo, Orsi è andato così così, io ci ho messo una pezza ma mi sono dovuto spremere, non si fa così, io sono io e gli altri non sono un (bip). E mentre De Coubertin iniziava a rotolarsi nel sepolcro, io invece immaginavo Orsi che faceva il sacco nel letto di Magnini, e poi immaginavo Rolla che spegneva le luci e Dotto che prendeva a cuscinate in faccia Magnini, mentre Orsi scriveva sui muri col rossetto della Pellegrini “Capitano di (bip)”. Forse neanche la sua antipatica e fortissima fidanzata avrebbe potuto arrivare a tanto. Pippo, l’idolo delle sciampiste (tranne una, quella che ha cornificato), il nuotatore multimediale, il trombeur pinnato, ha fatto anche il primo della classe a 360 gradi. Ma è la maledizione dei baci a bordo vasca, Pippuzzo mio. Sei finito nel gorgo. Il dovere di essere personaggio ti ha fregato.

La scherma: Olimpicamente parlando, senza la scherma saremmo fregati. Se un giorno il Cio, la Bce, l’Onu o un qualche dittatore balengo dovessero abolire la scherma con effetto retroattivo, il nostro medagliere globale totale retrocederebbe al livello di St. Kitts and Nevis. Eppure, a livello di conoscenza collettiva, la scherma resta un piccolo mistero. D’accordo, te ne devi occupare una settimana ogni quattro anni, ma la riconoscenza storica per questa disciplina è a livelli minimi. Abbreviando il concetto: nessuno sa niente di scherma nonostante tutto quello che la scherma ha fatto per noi. Abituato come sono a rispondere a domande assurde sullo sport, sono abbastanza indulgente nei riguardi delle domande sulla scherma, che non sono poi così assurde. In effetti tu giri canale, vedi due uomini o due donne (già è difficile distinguerli alla prima occhiata) vestiti di bianco con una spada (termine generico) in mano, e a quel punto cominci a scremare: femmine o maschi? E poi: fioretto, spada o sciabola? “Scusa, ma che differenza c’è tra fioretto, spada e sciabola?” Ieri sera, durante una cena familiare, ho cambiato leggermente registro. La mia prima risposta – “innanzitutto diciamo che fioretto e sciabola sono armi convenzionali, mentre la spada è un’arma non convenzionale” – ha destato una tale e contemporanea dose di curiosità e di sconcerto da troncare ogni discussione successiva. I commensali mi guardavano con quell’ammirazione che si riserva a certi politici che vedi in tv: “Non capisco niente, ma parla bene”. E come certi politici, nemmeno io sapevo bene cosa stavo dicendo. Se solo qualcuno mi avesse chiesto: “Scusa, ma di che convenzione stiamo parlando?”, io probabilmente avrei bofonchiato qualcosa per poi cambiare discorso e parlare di cibo o disco orario che sta per scadere. In questa noiosissima giornata olimpica domenicale ho seguito persino la spada femminile, in cui siamo arrivati solo alla soglia delle semifinali. Insomma, se un giorno abolissero la spada femminile forse non sarebbe un disastro. Ma se abolissero tutta la scherma, ragazzi, ne soffriremmo un tale danno di immagine che ci caccerebbero dall’euro e dalla Nato. Quanto alle differenze tra fioretto, spada e sciabola, le sto metabolizzando. Tra due o tre giorni le saprò a menadito. Tra quattro o cinque giorni potrei fare l’arbitro internazionale. Ma poi finirà tutto, non vedrò mai più la scherma e tra 4 anni ricomincerò a studiarla daccapo.

Kajak:  Diciamo che il K1 slalom non è tra i miei pensieri principali, e nemmeno tra i miei cento sport preferiti (certo, è comunque molto meglio del dressage o del nuoto sincronizzato). E va detto che l’ambientazione olimpica non gli rendeva nemmeno troppa giustizia. Queste rapide artificiali, più che un torrente scosceso, mi ricordavano Gardaland. Ora, qui mi rivolgo ai padri di famiglia. Quante volte siete stati costretti a condividere con i vostri pargoli le discese sui tronchi canadesi, sulle rapide egizie o – Iddio lo stramaledica – su Atlantis, il terribile troncone a 24 posti? Quindi, il mio primo pensiero è stato: Molmenti medaglia d’oro Tronchi di Gardaland. Ma per fortuna – la cosa più bella di questi giochi – ci sono i replay in hd. E lì anche il più scettico nel giudicare il K1 slalom si scioglie. Si scioglie nell’ammirare la prova muscolare di uno che si getta a capofitto nelle rapide e domina la sua canoa e passa in mezzo alle porte verdi facendo il limbo con i paletti e – lì, davvero, è mostruoso – ferma la canoa e risale la corrente per passare in mezzo alle porte rosse. E poi mi è piaciuta la fratellanza tra tutti i finalisti, che immagino si siano ritrovati decine di volte nelle gare più importanti del loro sport e, quantomeno, si stimino. E siano legati dall’amore per una disciplina che sostanzialmente, come accade a tre quarti degli sport olimpici, viene considerata per pochi minuti ogni quattro anni. Si sono abbracciati uno a uno, senza scendere dalle loro canoe, e anche questo è stato un bell’esercizio. Di equilibrio e di fair play. Bravi.

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3 commenti

  1. Adelasia Divona (Udine)

    Con le lacrime…sto ridendo troppo…questo divano di casa tua dev’essere fighissimo 🙂
    E un articolo così sulla FASI a quando? 😀

  2. Massimiliano Perlato

    Adelasia fai la brava, dai!!! Goditi Stintino!
    Tu che hai un passato da atleta… conosci bene la valenza dei cartellini…
    Ho già un “giallo” sul gobbone… Vuoi che diventi “rosso”?

  3. ok, ok…basso profilo alloa 😉

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