LA CRISI COLPISCE ANCHE IL "MAN" DI NUORO: IL MUSEO NEL CUORE DELLA SARDEGNA


di Claudia Sarritzu

Questo pezzo lo scrissi un anno fa… Ora il Man rischia di chiudere, dobbiamo salvare questo spazio che è uno dei tanti orgogli sardi.

Europa, Italia, Sardegna, Nuoro. Via Satta, parallela a via Garibaldi, cammini verso l’omonima piazza, e incontri il Man. Ormai quando immaginiamo di andare in un posto viaggiamo con una mente deformata da Google Maps. Se invece concretamente sei lì, il museo lo incontri alzando lo sguardo incollato a terra sui sampietrini, attento a non inciampare. E allora ti accorgi che sei al centro di Nuoro, che è al centro della Sardegna, quella vera e leggendaria, al centro del Mediterraneo.  Il Man di Nuoro è un miracolo. Perché fa parlare di una città che troppi non conoscono. Per il mondo quest’isola è una ciambella dove contano solo le coste, quello che c’è dentro meglio ignorarlo. Un miracolo che obbedisce alle leggi cromatiche della piazza che ricorda il concittadino poeta, scrittore, giornalista, del secolo scorso, Sebastiano Satta. Non si fa notare. Sai di essere arrivato, perché sui balconi dell’edificio c’è scritta la sigla del museo. Se no, non te ne accorgi. Non è un mostro di arte contemporanea piazzato in un centro urbano malinconico e attaccato al suo passato. Non è una cattedrale nel deserto che spicca da lontano. Al Man ci vai se vuoi andarci. Nessuna costrizione urbanistica trascina il viandante. È un miracolo bianco. Un bianco da riempire. Il domani che può essere riscritto e che si adatta alla piazza su cui si affaccia l’edificio, progettata da Costantino Nivola, sculture contemporaneo, scomparso nel 1988. Che sin dall’inizio si preoccupò dello spazio circostante al suo progetto: “Quando il comitato per le onoranze a Sebastiano Satta mi chiese di progettare la piazza, risposi che avrei accettato l’incarico solo a condizione di imporre il divieto di parcheggio alle automobili e di imbiancare tutte le case attorno ad essa almeno una volta ogni cinque anni”. Il biglietto è gratis, perché Cristiana Collu, la giovane e grintosa direttrice del museo, la pensa così. Ha la strana idea che l’arte debba essere di tutti. Che non abbia un prezzo ma un valore, quello che tu, fruitore, con la tua sensibilità vuoi attribuirle. Un pensiero controcorrente nell’Italia degli anni della crisi. Negli anni in cui, fantasiosi amministratori, vorrebbero far pagare un’imposta anche a chi decide di esercitare il diritto di manifestare nella propria città. Dichiarazioni capolavoro di surrealismo, roba da lasciare disorientato Salvador Dalì. È bello come te lo dice. Come cerca durante un intervista di raccontarti la sua idea di cultura. Non è boriosa, non crede di essere stata eroica. Non è mai presuntuosa. È riservata, un po’ schiva ai complimenti e a chi le attribuisce l’onore di aver contribuito a dare vita a una nuova Nuoro. È donna delle sfide. Donna sarda dell’anno 2010, premiata l’8 marzo scorso dalle Lioness Club di Cagliari. Laureata nel capoluogo in Lettere Moderne a indirizzo artistico col massimo dei voti nel 1993. Vincitrice di una borsa di studio di sei mesi presso il Museo Burgos in Spagna. Nel 1996 sempre a Madrid viene premiata con una borsa di studio per il Dottorato in Storia dell’Arte Medievale conseguendo un master in Museologia. Dopo l’esperienza iberica ha lavorato anche in Australia e nel 1997 ha partecipato alla Biennale di Venezia con l’Art Gallery of New South Wales, all’allestimento e cura del padiglione australiano. Varie cattedre nel suo curriculum. Una donna preparata ma anche molto semplice.  A parlare di lei è una frase che ha pronunciato durante una conferenza stampa alcuni mesi fa “Sono una persona inquieta, nel senso positivo del termine. Ho tanta passione che mi permette di realizzare i miei sogni. Ecco perché oggi voglio citare una frase di Topolino che ama tanto mia figlia di appena quattro anni – Se puoi sognarlo allora puoi farlo – . Ogni cosa che ho fatto è stata il mio modo per realizzare un sogno. Una di quelle dichiarazioni che rimane nei taccuini ma anche nella testa di tanti cronisti, annoiati da tanta stupidità diffusa.  Il Man non è un museo facile, lo sapeva dal lontano 1997. Quando ha deciso di accettare la direzione a soli 28 anni. Ma ora i ragazzi di Nuoro possono andare a tutte le mostre che lei porta in città. Una, due, anche tre volte. Dovrebbe essere il museo dei giovani. Non perché si occupa di aspetti che interessano le ultime generazioni. Ma perché inconsciamente il lavoro del Man e della sua direttrice trasmettono fiducia nel futuro. Cristiana Collu incarna l’immagine mitica della giovane che ce l’ha fatta perché è brava, non perché conosceva qualcuno che conta, come troppo spesso capita qui, al Sud. Voleva “cambiare il mondo”, il suo mondo, come ogni ventenne sano di mente in ogni angolo del pianeta. E a modo suo ce l’ha fatta.  Ma perché stupirsi? Nuoro è la città del matriarcato. Di Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura nel 1926, con alle spalle un percorso di studi terminato con la licenza elementare.  Un museo bianco fuori e bianco dentro. Per accogliere mostre diverse fra loro che danno ogni volta al Man forma nuova. Dopo il successo straordinario della mostra multimediale in ricordo di De André, dal 29 luglio fino al 3 ottobre, Nuoro ospita Ed Templeton. Classe 1972, cresciuto nella periferia di Los Angeles. Skateboarder da giovanissimo. Attraverso le sue frequentazioni la sua opera è contaminata da murales, tags, graffiti, pubblicità, musica. Trascina tutte le classi sociali nelle sue esposizioni. Ma non fa politica. Non è Diego Rivera o Frida Kahlo. Forse questo è l’aspetto più spiazzante. Il parere lo lascia al visitatore che non subisce le idee dell’artista. Per capire l’arte contemporanea ci vuole coraggio, poca razionalità, fiducia. Bisogna avere il dono di saper “ascoltare” e “vedere” senza pregiudizi. L’arte contemporanea è difficile, perché è uno specchio sfacciato che non ti chiede il permesso di raccontarti né di giudicarti. E ogni volta che ci scontriamo con un opera che parla del nostro tempo, dei nostri vizi, dei nostri mostruosi difetti, ci offendiamo, ci chiudiamo nella diffidenza. Ne cogliamo la bellezza solo quando è di qualche decennio fa, quando è già storia. Quando non parla più di noi. Le foto di Templeton vanno digerite, meditate. I suoi acquarelli e i suoi retabli sono un continuo rimando alla storia dell’arte occidentale. “È un abuso questa mostra, di foto, di bianco e nero, di nudi, di sessualità”. A dirlo è Luca, 24 anni, studente al conservatorio di Firenze. È un ragazzo come tanti che a Nuoro ci torna per le vacanze. Visita il Man e vede nel Man un altro modo di essere nuoresi, aldilà dei cliché che etichettano la città ancora nel 2010, come capitale del banditismo, alla Giulio Becchi, che pace all’anima sua lo scriveva all’inizio del ’900. Accompagna due amiche di Cagliari approdate a Nuoro per vedere la mostra che si intitola “Il cimitero della ragione”. Non è un esperto ma non è timido, ergo dice la sua con sicurezza. Le foto sono momenti di vita rapiti. Scatti dall’auto in movimento. Secondo questo ragazzo, Templeton non sa scegliere. Dentro la mostra butta tutto il suo essere artista di strada in modo disordinato. Non giudica, non si schiera, mentre racconta le sue periferie, mentre offre l’immagine di nudo ripetuto e continuo di sua moglie, musa nella vita e nell’arte. Mentre ritrae le ultimissime generazioni fumare. Ripercorre 15 anni da spettatore di una Los Angeles che non è solo Hollywood. Luca esce dal museo pieno di immagini intrappolate nella retina. A testa china, questa volta non perché ha paura di inciampare ma perché si chiede cosa si porta dietro. E il Man ha già vinto. Cristiana Collu che voleva portare confronto, scambio e pensiero, realizza un altra volta il suo sogno.  Ma a Nuoro fra i nuoresi, quelli che ci vivono, “tutta questa roba è per turisti”. Un miracolo per turisti quindi, in una città che avrebbe bisogno di miracoli per se. Lo scopro incontrando un altro ventenne di nome Andrea che studia all’università di Cagliari. Lui a Nuoro ci torna più di frequente. La sente la gente di qua, quello che pe
nsa e che dice. Della mostra è venuto sapere per caso, chiacchierando con un amico. Ma Nuoro non è la Los Angeles di Templeton, è piccola ed è assurdo, secondo lui, non sapere mai nulla di quello che accade. Le mostre non vengono pubblicizzate. “ Vi è un problema culturale tipico dei nuoresi a mio parere, io non ricordo neanche una visita guidata con la scuola al Man o anche alla casa di Grazia Deledda”. Andrea racconto una Nuoro che guarda con diffidenza al lavoro della direttrice del museo. Una Nuoro che non sa di Templeton e che non sa di tutto ciò di culturale giunge in città. Ad Andrea piace, della mostra, quello che ha lasciato spiazzato Luca, il disordine, foto appese alla parete senza regole, distribuite a caso. Un caos che non divide le sue parti ma le unisce. Ma non scorda di criticare l’assenza di traduzione delle scritte in inglese che imbrattano ogni creazione dell’artista. “Mica i nuoresi che non studiano le lingue capiscono quello che c’è scritto? Solo i turisti, forse.” In fondo la riuscita di una mostra o di un concerto o di un libro, o di qualsiasi opera d’arte, si valuta riflettendo sulla capacità che essa ha dimostrato nello smuovere le idee, le coscienze, le persone. Non deve essere bella o brutta per tutti. Luca se ne va dal museo chiedendosi se l’artista sbaglia a non “scegliere” fra le sue foto. Andrea invece ha amato proprio questo buttare tutto dentro senza una regola. L’arte deve portare movimento. Il Man resta un miracolo perché fa muovere Nuoro e la Sardegna, ma è una forza centripeta che accoglie solo turisti occasionali. Forse bisogna fare un altro sforzo. Il Man deve imparare ad accogliere la sua città, a farsi amare dai suoi concittadini. Ma questa è un’altra storia. La solita favola della politica che non ama la cultura.

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3 commenti

  1. Il MAN rappresenta una felice intuizione della Provincia di Nuoro, che in questi anni è cresciuto, grazie anche alla consistente collaborazione con Regione Sardegna, Banco di Sardegna e altri Enti, grandi e piccoli. Nel panorama d’arte e di cultura isolano è una vera eccellenza che non può soccombere o vivacchiare a questa crisi veramente strana e a tratti incomprensibile della nostra bella Italia. Non si fanno solo mostre di grande spessore anche internazionale, ma supporto alle migliori iniziative culturali in provincia e Sardegna in genere. Tanti laboratori artistici e formativi di crescita con personale preparato e motivato , per ogni ordine di scuole. Per l’asfittica economia nuorese una bella boccata di ossigeno, per i tanti posti di lavoro e per l’arricchimento e la crescita delle nostre comunità. Bene ha fatto il Presidente Deriu nel sollevare il problema finanziario anche in maniera plateale, che rischia di strozzare questa eccellenza. Provvidenziale e con chiare linee di intervento, la sollecita visita del Presidente Ugo Cappellacci a Nuoro.Forse, senza far inutile polemica, è stato un grave errore o grave disattenzione, nella stesura della L.R. n°16/2006 , escludere l’eccellenza del MAN. Un incoraggiamento convinto quindi all’Assessore alla Cultura della Provincia Ligas , al Presidente del MAN Tonino Rocca ed alla Direttrice del Museo Cristiana Collu, per cercare in questo mare tempestoso, di dare flussi finanziari e certezze per un MAN/Mannu. Con la collaborazione di tutti, speriamo bene. Tommaso Esca -Orosei

  2. Claudia Sarritzu

    Cristiana Collu dopo il bellissimo lavoro svolto al Man di Nuoro sbarca al Mart a Rovereto. Una straordinaria direttrice che non avremmo dovuto perdere. Buona fortuna a lei… e ai sardi che ancora una volta si fanno sfuggire le energie migliori.

  3. Beniamino Ghiani

    Andremmo a trovarla a Rovereto,
    In bocca al lupo a questa Grande Sarda.

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