OTTAVIO OLITA OSPITE DEL CIRCOLO "SARDEGNA" A COMO NELLA SPLENDIDA CORNICE DI VILLA OLMO PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "IL FUTURO SOSPESO"

da sinistra: Matteo Spiga, Piercesare Bordoli, Roberta Angioni, Ottavio Olita, Antonello Argiolas, Paolo Cristin


di Massimiliano Perlato

Breve tour nei circoli degli emigrati sardi in Lombardia per Ottavio Olita, per presentare il suo ultimo libro “Il futuro sospeso”. La pubblicazione è stata proposta al circolo “Sebastiano Satta” di Gallarate e nella splendida cornice di Villa Olmo sulle sponde del lago di Como, dal circolo locale “Sardegna”. Ed è a quest’ultima presentazione che ho assistito, trasportato dalla splendida interpretazione dell’attore Marco Spiga, formatosi al Teatro Stabile della Sardegna, nelle tracce narranti del libro, supportato diligentemente da Ottavio Olita. Gli onori di casa sono stati fatti dal Presidente del sodalizio sardo Paolo Cristin, friulano di nascita ma sardo d’adozione, come ama definirsi, dalla splendida moderatrice Roberta Angioni e dal segretario Pietro Palmas, che per il circolo “Sardegna” rappresentano il futuro visto la loro giovane età. All’incontro è intervenuto il cavalier Piercesare Bordoli, Presidente della Famiglia Comasca che annovera nel suo passato, tantissime collaborazioni con il circolo sardo e Antonello Argiolas, portavoce della F.A.S.I. di cui è Vice Presidente. Ottavio Olita, Giornalista Rai, originario della Basilicata arrivò in Sardegna grazie all’amore della sua famiglia per l’Isola. Un’affascinante storia di integrazione che ha connotato l’intera vicenda familiare che viene riportata, come una cascata di ricordo nel suo ultimo romanzo, “Il futuro sospeso”.  Il protagonista del libro, Antonio Maglietta, racconta come la sua vita cambi dal momento in cui scopre di essere stato colpito da un tumore, di come si blocchi la sua esistenza, dal legame con la sua terra e la sua città, Cagliari, nel combattere il male. E descrive anche la forza e la determinazione che ricava dalla scoperta dell’esperienza vissuta dai suoi genitori che negli anni ’30 del ’900 affrontarono da pionieri una vicenda di emigrazione, dalla Basilicata alla Sardegna, per combattere la fame e la povertà. Un libro che racconta gli anni del fascismo in cui la Sardegna era vista come terra di condanna, di confino, di emarginazione. Era la terra peggiore in cui essere segregati a causa delle pessime condizioni dei trasporti di allora unitamente a tutte le altre situazioni che si potevano verificare una volta arrivati. Sempre negli anni del fascismo l’unico progetto vero di sviluppo fu quello  legato all’elettrificazione sull’asse nord sud della Sardegna. Il padre del protagonista ebbe la possibilità di venire a lavorare come palista ed ebbe così modo di acquisire delle competenze che l’hanno fatto crescere professionalmente. La cosa straordinaria della famiglia Olita-Maglietta è che ha seguito la linea dell’elettricità: prima Sindia, Bonorva, poi a Barumini e infine a Monserrato. La madre veniva da una terra nella quale il mondo femminile viveva in assoluta emarginazione; così non le sembrò vero di arrivare in una terra nella quale la donna aveva una funziona sociale importantissima. La donna del pastore gestiva tutte le pratiche burocratiche e aveva rapporti con l’apparato amministrativo. La sua funzione sociale, nella realtà sarda, era completamente diversa rispetto a quella della società lucana. Il futuro sospeso, edito dalla casa editrice cagliaritana Cuec, si sviluppa per cornici concentriche perché accanto alla descrizione dell’approccio sanitario narra la funzione decisiva che sul piano psicologico possono svolgere la storia familiare, gli amici, i figli. E il protagonista, nella sua riflessione quotidiana, ripercorre la propria esistenza e quella dei genitori e degli zii, coraggiosi pionieri capaci di affrontare le situazioni più difficili pur di prospettare un futuro migliore per le generazioni successive. Eroi di una storia minore che non trova spazio nei libri; migranti coraggiosi che lasciano una terra di miseria, la Lucania, per cercare fortuna in un’altra terra di fame, la Sardegna,  perché dai primi contatti scoprono cosa vuol dire il rispetto, la solidarietà, la dignità tra pari. Venendo a conoscere vicende che nella sua orgogliosa formazione politica globalizzante aveva deliberatamente ignorate, Antonio Maglietta ritrova una straordinaria voglia di vivere per continuare nell’impegno di quegli antenati pionieri, per riprendere a far scorrere il futuro sospeso dalla malattia, nella nuova convinzione che nel deserto di valori del suo tempo contemporaneo i valori della famiglia sono portatori di progresso e non di conservazione.

Ottavio Olita si è occupato dello studio delle comunità emigrate sin dagli anni Novanta quando realizzò un interessante studio legato al rapporto con i mezzi di comunicazione in occasione del Convegno F.A.S.I. “Il nuraghe nel villaggio globale”. Da questi dialoghi nasce proprio la straordinaria amicizia con alcuni Presidenti storici dei circoli di qualche anno fa, quali Onorio Boi di Como e Lorenzo Carta di Gallarate. Tante le sue apparizioni nei circoli degli emigrati che spesso lo hanno chiamato per presenziare e coordinare le loro attività culturali.

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3 commenti

  1. Pietro Palmas (Como)

    Ciao Massimiliano,
    devo semplicemete ringraziarti per la tua presenza e per la voce che riescia dare ai circoli E che sei sempre puntuale e preciso nelle tue comunicaziooni!
    per quanto riguarda le tue pubblicacazioni su tottus in pari sono tenuti costantemente informati tutti i soci ed amici del circolo!

  2. Roberta Angioni (Como)

    Grazie!

  3. Ottavio Olita (Cagliari)

    Grazie, Massimiliano, per come hai saputo e voluto sintetizzare una straordinaria giornata di scambio culturale come quella vissuta a Como il 26 novembre. E grazie per come hai saputo egregiamente sintetizzare i contenuti del libro e il grande lavoro interpretativo svolto da Marco Spiga.

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