INTERVISTA A MAURIZIO SOLINAS, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE SARDA "SEBASTIANO SATTA" DI VERONA

Maurizio Solinas


di Massimiliano Perlato

Sanguigno, determinato, ironico al punto giusto, ma schietto, senza peli sulla lingua. E’ Maurizio Solinas, classe 1945, sardo di origine ma veronese di nascita. Del circolo sardo “Sebastiano Satta” della città scaligera è l’anima propulsore da diversi lustri ormai. E all’indomani del Congresso FASI che si è svolto nella vicina Abano Terme, certo non le manda a dire.

Maurizio, una considerazione sul Congresso F.A.S.I.? Deluso principalmente dalla politica sarda. Scontento da Cappellacci il Governatore perché non è intervenuto e sempre utilizzando quella scusa che è un marchio di fabbrica dei politici: assente per precedenti impegni istituzionali.

Provi rabbia? Per utilizzare un termine che và di moda in questo periodo, sono indignato! Assenti anche i segretari di partiti. Forse in Sardegna non si rendono conto che siamo di gran lunga più noi sparsi per il mondo di chi vive stabilmente nell’Isola? La Sardegna è più nostra che loro. E molti di questi sardi emigrati il “politichese” lo parlano tranquillamente perché decine di noi occupano posti di prestigio nei luoghi istituzionali. Siamo consiglieri comunali, provinciali, regionali, sindaci, presidenti di importanti aziende, funzionari o dirigenti di enti pubblici e privati. Siamo pure professionisti stimati ed apprezzati: dottori, professori, magistrati e un po’ di tutto. Sì, alcuni sono pastori ma di serie “A”, cioè imprenditori agricoli. I nostri interlocutori, oltre allo “stagionale”, Assessore di competenza, che cambia più o meno ogni quattro mesi, dovrebbero essere anche quello ai Trasporti, al Turismo, alla Cultura, all’Agricoltura. Invece ci snobbano.

Un occasione persa per la classe politica sarda quindi? Credo proprio di si. E il Congresso era l’occasione migliore per un confronto alla pari sotto i riflettori di un’isola che va alla deriva.

Come mai secondo te questo snobismo? Perché non votando in Sardegna, secondo loro non abbiamo voce in capitolo. Niente di più errato. Non ci mancano, né le idee, né gli strumenti per fare opinione. A sostegno di questa tesi ho un’esperienza: i gemellaggi. Non quelli all’insegna dello scambio del gagliardetto, ma quelli istituzionali, specialmente tra piccoli comuni: muovono tanto e costano poco.  Mettono in moto le scuole, lo sport, il turismo, gruppi folk, teatrali, musicali, gli imprenditori, il commercio. In parole povere scambio d’esperienze a tutto tondo utili soprattutto a far uscire dal limbo chi è più isolato nell’Isola stessa. Ne do testimonianza perchè ho fatto questo percorso di sperimentazione. Insomma avere un confronto culturale e diplomatico, scuote i politici e sveglia il popolo.

Parliamo della FASI: cosa può dire alla Sardegna?  La F.A.S.I. ha una competente storia alle spalle grazie ai suoi grandi Presidenti: Locci ha creato, Soggiu ha unito, Mulas ha rivoluzionato. Adesso noi possiamo dare una scossa. E’ noto che la Sardegna è una terra quasi priva di terremoti, bene, noi siamo in grado di crearne uno così forte da sconquassare la zolla tettonica.

In che cosa consiste questo pensiero? Siamo sempre molto attenti alle vicende che si svolgono nella nostra Terra d’origine. Siamo spesso molto critici nei confronti di tutti e sovente ci capita di avanzare anche proposte serie. Non voglio togliere merito, anzi, devo un doveroso ringraziamento, a Tonino Mulas, all’Esecutivo ed a quanti con abnegazione si sono prodigati per tutti noi, consumando spesso molto del loro tempo per confrontarsi con coloro che li hanno ascoltati a volte solo per cortesia, ma è mia opinione, e credo di molti altri, che sia giunta l’ora di stare davanti al carro. Abbiamo soci senz’ombra di dubbi capaci e preparati, in grado di produrre proposte scritte e progetti sugli argomenti che ci interessano maggiormente. Dobbiamo giocare d’anticipo e non di rimessa. Esempio può essere un nutrito documento sulla continuità territoriale, una proposta sullo sviluppo del turismo sostenibile, alcune idee per l’interscambio culturale ed economico, anche la strada dei gemellaggi necessita di proposte di lavoro. Non intendo scavalcare un assessore ma coadiuvarlo. Lui ha il ruolo propositivo a noi quello di esprimere il nostro punto di vista, ma non solo a voce. Gli ordini del giorno, le mozioni, le tesi congressuali, le lettere di suggerimento, i sunti delle tavole rotonde e via di seguito sono bei documenti d’intenti, utilissimi ma non valgono quanto una proposta di lavoro specifica e scritta.

Un vulcano il nostro Maurizio Solinas … Sono un sardo d’esportazione, nato in cattività. Non è colpa mia, per questo spesso mi sento dire da sardi DOP “non sei sardo”. A costoro voglio ricordare che non basta essere nati nell’Isola per essere sardi, altrimenti chiunque nasca casualmente in Sardegna da immigrato lo è. E’ invece un modo di pensare, di vivere, di agire, d’essere generosi ed ospitali. Un orgoglio culturale, giusto o sbagliato ch’esso sia, un sentimento di appartenenza ad un popolo fiero di antiche origini storiche, se non fosse così non ci sarebbero così tante aggregazioni d’emigranti sardi in tutto il mondo. Mi sento sardo e sono orgoglioso di esserlo. “Il sangue non è acqua” recita un antico adagio: spesso ne basta una goccia a volte neanche una trasfusione. Per essere sardi ci vuole il “cervello” e soprattutto che funzioni.

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