L'IMPORTANZA DI ESSERE EMIGRATI IN QUESTO MONDO GLOBALIZZATO: SERAFINA MASCIA RIVENDICA LA DIVERSITA' TRA SARDI DI FUORI E CHI RESTA

 

Serafina Mascia, Presidente FASI, originaria di Carbonia, vive a Padova


di Anna Piccioni – Unione Sarda

In un ambiente in prevalenza maschile è stata eletta una donna a capo dei 72 circoli sardi in Italia sotto la Fasi, da sempre presieduta da uomini.

«Chi ha fatto grande l’Italia, e soprattutto il nord, sono i tanti operai venuti dal meridione e dalle isole a riempire le fabbriche in Piemonte, Lombardia e Veneto, checché ne dicano i leghisti».

Serafina Mascia è quanto mai determinata a far valere l’importanza di essere emigrati. Da domenica scorsa è presidente della federazione delle associazioni sarde in Italia (Fasi), ed è intenzionata a dare quella svolta al femminile di cui c’era bisogno, e soprattutto verso la modernità nel concetto di emigrazione. Origini a Carbonia, dove il padre era minatore, si è trasferita in Veneto nel 1975 e vive a Padova, la Padania di Bossi. Sociologa, prossima alla pensione, raccoglie il timone da Tonino Mulas, che prima ancora era di Filippo Soggiu, storico sostenitore della continuità territoriale quando ancora nessuno ne parlava. Tema di grande attualità, balzato sul tavolo della neopresidente, che oltre a questo ha l’obiettivo di svecchiare il Movimento con donne e giovani. Eletta all’unanimità: amata da tutti o voto imposto? «Questione di continuità: per cinque anni mi sono occupata di progetti regionali, conosco bene la macchina Fasi e i problemi dei circoli».

Lei rappresenta la svolta: nuovo corso, nuovi obiettivi. I principali? «Rafforzare i circoli attraverso una maggiore valorizzazione delle competenze. Allargare ai giovani compresi quelli di nuova emigrazione. Comunicare meglio e in più modi – tradizionale e tecnologico – per farci conoscere».

Quest’anno la mazzata sui trasporti. Che farete? «È stata e sarà la nostra battaglia: puntiamo ad ottenere la dichiarazione di insularità per accedere alla tariffa unica e trasferire i costi sulla comunità nazionale o europea, non sulla Sardegna».

Come pensate di riuscire? «Con l’adesione delle amministrazioni in cui viviamo e, se staremo al tavolo della Regione, con le nostre idee di principali fruitori».  

Volete la modifica della legge sull’emigrazione: in quali articoli? «Sulla nostra posizione nell’organizzazione regionale: dipendiamo dall’assessorato al Lavoro ma collaboriamo con diversi assessorati e questo è molto dispersivo».  

La soluzione? «Un ufficio interassessoriale, un’agenzia che faccia più riferimento al presidente della Regione o del Consiglio regionale».

L’assessore Liori le sembra un interlocutore attento? «L’ho conosciuto al congresso: ha subito accolto la nostra richiesta di rivisitare la legge che è di vent’anni fa».

I precedenti assessori sono stati inadeguati o insufficienti? «Non è un problema di persone quanto della durata in carica: troppi avvicendamenti complicano le cose».

Lei ha dichiarato: “Siamo diversi dai sardi rimasti in Sardegna”.

Cosa intende? «Abbiamo un’altra esperienza unita alla nostra identità e cultura di fondo. Siamo diversi rispetto a chi non si è confrontato con altre culture e non ha visto, per esempio, come viene gestita la cosa pubblica fuori».

Diversi e migliori? «Né migliori né peggiori. Diversi perché restando sardi abbiamo inglobato esperienze che chi è rimasto in Sardegna non ha».

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2 commenti

  1. Antonello Liori

    Cara Serafina,
    voglio esprimere le mie felicitazioni per la tua elezione a presidente della Fasi. Il tuo successo è una riprova delle capacità delle donne di Sardegna e soprattutto della crescita di impegno nell’associazionismo da parte delle nostre corregionali. I miei migliori auguri di buon lavoro, convinto che si potrà collaborare fattivamente per il bene dei Sardi in Italia e della nostra Sardegna.
    Antonello Liori – Assessore del Lavoro della Regione Sardegna
    .

  2. Mariella Cortes

    E’ una gran gioia poter fare gli auguri di buon lavoro a una donna tanto forte e determinata quanto solare e coinvolgente. Serafina è l’anello centrale di una catena complessa, qual’è quella del mondo dell’emigrazione. Concordo appieno con le sue parole: «Abbiamo un’altra esperienza unita alla nostra identità e cultura di fondo. Siamo diversi rispetto a chi non si è confrontato con altre culture e non ha visto, per esempio, come viene gestita la cosa pubblica fuori». Gli emigrati sardi sono un potentissimo motore – purtroppo ancora poco valutato – ma le carte per crescere e innovarsi ci son tutte e ora son nelle mani di una grande donna. Auguri di cuore Serafina e complimenti a Tonino Mulas per l’ottimo lavoro svolto e per il geniale passaggio di testimone.
    Mariella Cortes

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