OGNI EMIGRATO SARDO E' UN AMBASCIATORE DELL'ISOLA: IL PROBLEMA DELLA LEGGE DEL 1991


di Battista Saiu

Una terra, la Sardegna, fatta conoscere grazie anche all’immagine offerta da ciascun Sardo sparso per il mondo e dalle associazioni di immigrati che la Regione Autonoma della Sardegna, con sguardo lungimirante, ha sostenuto dotandosi di apposite Leggi. Norme importanti e innovative – prese a modello da altre realtà statuali a tutela dei loro cittadini emigrati – che hanno permesso alla grande Isola di rimanere in contatto con i figli partiti per lavoro. Ripagata sempre con identico amore, grazie alla diffusione della conoscenza in ogni angolo della terra della cultura millenaria dell’Isola, dei suoi prodotti, delle sue tradizioni che ha fatto sì che molti fossero incuriositi e desiderosi di visitare la Sardegna. Ogni Sardo emigrato, così, è divenuto un “ambasciatore” sostenendo la terra d’origine, oltre che con le iniziali rimesse dirette in denaro dei primi anni dell’emigrazione, con la pubblicizzazione di tutto ciò che è sardo, invogliando i forestieri ad andare a conoscerla direttamente. E frutto ne è il fatto che, nell’immaginario diffuso, andare in Sardegna continui ad essere tra i viaggi verso una delle mete più ambite.

Legami e relazioni importanti, quindi, ma che non sembrano essere percepiti per la loro necessità dalla Sardegna, nella realtà e nelle dinamiche degli ultimi tempi. Ciò che viene comunicato dalle Istituzioni Sarde verso l’esterno e verso gli emigrati ed i loro discendenti, infatti, di recente giunge e viene sempre più percepito con dei riflessi ambigui, se non addirittura ostili. Forse esistono difficoltà di comunicazione o si utilizzano con leggerezza parole e strumenti, ma molti fatti e comunicati spingono a leggere la situazione con tali sensazioni non piacevoli né tanto meno positive.

Già le cronache dell’attacco feroce all’economia primaria isolana, alla pastorizia – nella prospettiva poco remota di una Sardegna senza più Sardi, affinché altri soggetti possano “sestare a piaghère insoro”, utilizzare a piacimento il territorio divenuto libero dall’ingombrante presenza anche dei suoi attuali abitanti – inquietavano e preoccupano oggi non poco i figli dell’Isola che si trovano sempre più a domandarsi come poter aiutare efficacemente la propria terra d’origine ed i cari che ancora vi vivono e vi tentano di lavorare.

Si è aggiunto, in questo 2011, il rialzo delle tariffe, la cui estrema esosità ha comportato che, quest’anno, molti Sardi, loro malgrado abbiano rinunciato al viaggio in Sardegna. Rincari recenti che suonano un po’ come affronto ai Sardi emigrati, in quanto principalmente loro sono i grandi utilizzatori dei diversi vettori tra la Terraferma e l’Isola. Sono essenzialmente loro i “turisti” che periodicamente “invadono la Sardegna”; sono loro che periodicamente portano ricchezza nei paesi fin nei piccoli centri, capillarmente in ogni angolo del territorio. I prezzi insostenibili adottati dalle diverse Compagnie armatrici sembrano studiati a tavolino, quasi a voler recidere quel cordone ombelicale ideale che li tiene collegati alla terra-madre, impedendo, con il nuovo regime tariffario, i viaggi in Sardegna anche solo come turisti. È questo, così, un nuovo danno ulteriore alla fragile economia isolana, che andrà a colpire anche i piccoli centri dell’interno, sfiorando, forse, appena, quella più solida dei grandi capitali forestieri messi a frutto nei luoghi più incantevoli della costa.

Attraverso queste difficoltà è già passato, quindi, un messaggio ostile, come dicevo all’inizio, per il quale pare che si voglia rendere irraggiungibile la bella Isola al centro del Mediterraneo.

Ora, in questo quadro affatto sereno sia per i Sardi residenti sia per “sos disterrados”, gli sradicati sparsi per il mondo, si prospettano anche cambiamenti normativi, in particolare quelli relativi alla Legge n. 7 del 1991. Una regolamentazione «…vecchia di 20 anni…che spesso non ci consente di venire incontro alle vostre istanze», ha affermato l’Assessore Francesco Manca nel portare il saluto ai giovani convenuti a Chia. In riferimento ai Circoli Sardi, risulta aver dichiarato che se da una parte «l’attuale classe dirigente ci consegna una struttura organizzativa eccellente, un patrimonio che dobbiamo capitalizzare – dall’altra, prosegue l’Assessore – dobbiamo riorganizzare la nuova classe dirigente. Dobbiamo consolidare i valori che non sono in discussione e costruire un ponte ideale tra vecchie e nuove generazioni, per realizzare una sintesi di questa transizione». E poi «la Regione sta facendo di tutto per essere soggetto attivo verso il mondo dell’Emigrazione: ogni anno spendiamo dai 4 ai 4,5 milioni (il 50% per le strutture, l’altro 50% si spende per le attività); siamo la Regione che spende di più in Italia. Si tratta di capitalizzare al meglio queste risorse. Abbiamo 122 circoli sparsi nel mondo, noi spendiamo la metà delle risorse per le strutture, ma io penso che molte di queste risorse possano essere risparmiate creando dei Circoli “virtuali” grazie al web. Bisogna ampliare la partecipazione, aprire i circoli all’esterno, arricchirli inserendo gli amici dei sardi e questo è un ruolo che compete ai giovani. Non più circoli dove si perpetui lo stereotipo della Sardegna de “su connottu”, ma guardare a quello che la Sardegna è oggi nel mondo, nel campo delle scienze, della letteratura. In altre parole dobbiamo essere portatori di un nuovo modo di essere per rappresentare al meglio la Sardegna». Infine: «Il mondo dell’emigrazione è cambiato e necessita di un nuovo modello…va ripensato e riorganizzato per poter sviluppare e migliorare il patrimonio che è stato costruito negli anni, per arrivare ad una nuova dirigenza di Circoli e Federazioni per poter garantire un futuro a questi giovani e dare valore a questo comune denominatore di “sardità” delle diverse culture».

Dicevo che occorrono dei chiarimenti. A molti conterranei, infatti, le parole pronunciate a Chia dall’Assessore Manca paiono non chiare e, di conseguenza, si presentano e vengono percepite come ulteriori nuove avvisaglie per tagli ed economie attraverso la penalizzazione dei Circoli. Il tutto sul “congetturale” problema del passaggio generazionale. Se gli intenti assessorili sono questi, le alzate di scudi sono – e non possono che essere – tante, in quanto saranno forieri di ulteriori difficoltà per la stessa Sardegna, un’Isola già in forte sofferenza, andando a completare un quadro d’insieme a dir poco drammatico.

 

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2 commenti

  1. Alexandra Porcu (Berlino)

    Immagina, quanto mi pesa ancora questo articolo…, visto che non l’ho dimenticato. piccolo annedoto: Il giorno di questo intervento, eravamo in loco a Chia, e io ed Alessandro stavamo ascoltando con tanto interesse questo intervento… Man…ca ha parlato di queste somme e tutti erano un pò spaventati. Ale ed io ci siamo guardati riflettendo. bene, io mi sono chiesta, cosa intende per “spendere”. sembra quasi che la Regione li regala, visto che non ha menzionato un secondo il lavoro e il tempo delle persone che lavorano nei circoli per farli funzionare. In alcuni casi sono tante ore a settimana (di voluntariato). In effetti, se dovessero pagare ogniuno per queste ore, sarebbero somme molto più alte. Non dimentichiamo che sono contributi e non finanziamenti. Vuole dire che una grande parte viene anche inserita dai soci (la regione da 10% per il funzionamento e 75%) per le attività… cosa che ancora non ho capito, visto che preferirei avere meno contributi, ma un finanziamento al 100 per 100 (almeno per le attività culturali, visto che sono quelle che danno pieno omaggio alla sardegna e visibilità). Mentre stavo ancora facendo la faccina un pò da filologa incavolata, pensando su quello che si spende per la cultura, o più pensando su quello che NON si spende… Alessandro da bravo economistai mi fa: “Ma quanti sardi ci sono nel mondo?” ed io gli ho risposto…beh, secondo alcuni dati, i sardi emigrati dovrebbero essere sui 600.000-700.000 ma secondo me sono molto di più, visto che non tutti sono iscritti all’AIRE e neanche tanti discendenti (di gente non sposata) vengono contati…saranno molto di più” bene, ma comunque… calcolando un attimo con i dati che abbiamo…questi 4000.000, lui dopo qualche minuto mi fa: “sono allora cinque euro al mese…a testa per ogni emigrato”. io lo guardo e gli faccio: “ma se cinque euro li spendo io al giorno per vino che viene dalla sardegna”, ci siamo messi a ridere, visto che stavo scherzando…ma comunque, c’è qualcosa che non quadra, detto in una chiacchierata tra due dei più giovani presidenti di circoli al mondo…

  2. OGNI EMIGRATO SARDO E’ UN AMBASCIATORE DELL’ISOLA: IL PROBLEMA DELLA LEGGE DEL 1991
    – l`esperienza che abbiamo con oltre cinquanta anni di emigrazione… altro che ambasciatori… a noi non sorprende più, ormai, e ancora meno chi ci rappresenta in consulta regionale, la poca considerazione – seno il più grande menefreghismo che i politici sardi riserbano ai sardi dell’altra Sardegna, ai sardi del mondo. negli anni a seguire il rapporto regione-circoli peggiora ancora nonostante la legge re. 7/91 regoli il sistema finanziario. dagli assessori e rivolta agli emigrati in nome della coesione sociale, ci suona tutt’altro che equa, diremo piuttosto iniqua, si ricordano di noi sempre e solo in periodo elettorale.
    potremo dire che sarebbe ora di finirla… sarebbe ora di dire basta con queste promesse… bisognerebbe passare ai fatti!!
    senza dilungarci dobbiamo scendere in campo coi nostri movimenti…il nostra all’estero sardi nel mondo. Abbiamo attivato dall’inizio dell’ano – www. radiosardegnaweb – riflettiamo tutti uniti per mandare a casa i poltroni e candidarci noi per poter avere noi la voce…

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