AL CIRCOLO "SU NURAGHE" DI ALESSANDRIA, PRESENTATO IL LIBRO DI VALENTINA USALA "PASSO A QUATTRO MORI"

Valentina Usala durante la presentazione del suo libro al circolo "Su Nuraghe" di Alessandria

Valentina Usala durante la presentazione del suo libro al circolo "Su Nuraghe" di Alessandria


di Riccardo Mostallino Murgia

Nella cornice dei festeggiamenti in onore di S.Ignazio, nella giornata del 26 giugno, presso il circolo “Su Nuraghe” di Alessandria alle ore 17.30, è stato presentato il libro “Passo a quattro mori” di Valentina Usala. Ha moderato l’evento il presidente del circolo, Efisio Ghiani. Insieme  all’autrice, nel giardino del circolo stesso, ha creato una sorta di presentazione-dialogo con i partecipanti, perché ciò di cui si parla nel libro rispecchia il passato di ogni sardo emigrato. L’interazione non è mancata. Chiunque ha dato del suo, attraverso i ricordi d’infanzia, i trascorsi nella cara e amata Sardegna. Le reminiscenze di una vita semplice  e povera, ma che ognuno ha ricordato con nostalgia. Chi emigrava ed emigra, lo fa in cerca di una vita più agiata sotto il profilo economico, ma ciò che manca, nessuna somma di denaro è capace di riportarlo indietro: la propria terra e i visi amici. Si è inoltre parlato delle giornate trascorse a giocare in pratza ‘e cresia durante l’infanzia, delle sculacciate prese dai genitori per le marachelle commesse , della gioia genuina che nutriva le intere giornate….di “su disterru”. Tutti momenti citati in “Passo a quattro mori”. Reading coinvolgente: il momento in cui il protagonista del libro lascia la sua terra, imbarcandosi sulla nave. Orecchie aperte e occhi sgranati! Perché non importava il nome dell’emigrato, non importava da quale paese della Sardegna provenisse: la sorte era identica, in comune a tutti; la Sardegna del nord mancava tanto quella del sud e ciò che facevano i bambini dell’est era uguale a quello dei bimbi dell’ovest. Non c’era distinzione alcuna, se non una volta emigrati: chi rimaneva in Sardegna, aveva ancora la sua terra fra le mani, mentre l’emigrato se la portava nel cuore, nella mente e nella memoria. Questi ultimi sono come Torixeddu dunque e tutti compiamo passi a quattro mori per tener viva la memoria della nostra terra. Impossibilitati a visitarla di sovente, le vene di Sardegna pulsano in ogni sardo emigrato, ovunque lui si trovi. E la bandiera dei quattro mori resta l’emblema in ognuno di essi, la stessa che Valentina richiama nel titolo, “Passo a quattro mori” e nel libro stesso:  “Ed ecco che quel foglio bianco inizia a prender forma, con parole scritte in nero, come le teste di moro di una bandiera che fa l’orgoglio dei sardi”.

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