LA SUONATRICE DI LAUNEDDAS: FEDERICA LECCA, 19 ANNI, DI SELARGIUS

Federica Lecca

Federica Lecca


di Maria Grazia Marilotti

Ha 19 anni e due grandi passioni: la medicina e le launeddas. In particolare però per quell’antico strumento dal suono magico e ancestrale. Federica Lecca, di Selargius, è la prima ragazza ad aver interrotto una tradizione tutta al maschile, dove le suonatrici donne quasi non erano ammesse. Ha cominciato da adolescente e ora da alcuni anni è approdata alla corte di uno tra i maggiori interpreti delle launeddas, il maestro Luigi Lai. È tra i banchi della scuola civica di musica di Cagliari diretta da Luigi Puddu che questa giovane musicista affina la sua arte. Sull’onda dell’entusiasmo di Federica, altre ragazze hanno seguito il suo esempio e si sono avvicinate a questo strumento della musica popolare sarda, fra i più antichi e primordiali dell’area mediterranea. Alla scuola civica di Capoterra diretta da Leonardo Sarigu sono già tre le launeddiste, Carolina Casula, Gloria Atzei, che sotto le preziose indicazioni del maestro Orlando Maxia, studiano l’antico strumento a fiati sardo. Però a fare da apripista in Sardegna è stata Federica. Non sono facili da suonare le launeddas. Nascondono mille insidie, difficoltà e richiedono un lunghissimo tirocinio. “Bisogna saper abbinare la tecnica alla respirazione circolare, inoltre è quasi impossibile trascrivere su spartito tutte le sfumature del suono prodotto dalle launeddas. Infatti tra le fasi più importanti dello studio c’è l’ascolto, cioè quello che il maestro ci insegna individualmente”, afferma Federica Lecca. Di quelle sonorità tipiche di questo strumento capostipite dei più moderni sassofoni e clarinetti ne era rimasta affascinata sin dall’infanzia. “Quando per la festa di Sant’Efisio i suonatori di launeddas accompagnavano la statua del santo guerriero, ero come catturata da quelle armonie – racconta Federica – quelle note mi rapivano. Così alle medie mi sono iscritta ad un corso tenuto da un componente dei Cuncordia a launeddas, Giulio Pala. Poi quando il maestro Lai ha aperto i corsi alla scuola di via Venezia non ci ho pensato due volte e mi sono iscritta”. Ora dall’alto dei suoi 19 anni è più che una promessa tra i musicisti. Il suo curriculum è importante: non si contano le celebrazioni religiose, manifestazioni civili e concerti che l’hanno vista protagonista. Nel profondo del suo cuore però c’è la giornata del primo maggio del 2004, festa di Sant’Efisio: in processione dietro al cocchio, c’era anche lei, unica ragazza nel gruppo dei suonatori guidati dal maestro Luigi Lai. Quella delle launeddas è una tradizione che rischia di scomparire, ma grazie alle numerose scuole ora tanti giovani si stanno avvicinando, desiderosi di imparare a soffiare sulle canne. C’è un filo rosa che lega Selargius a Capoterra. Carolina Casula, 25 anni, allieva di Orlando Maxia, per la sua particolare abilità si è ritagliata un ruolo di primo piano ed è quasi un idolo per i capoterresi. Ma non solo. È stata applaudita lo scorso gennaio dal pubblico dell’Auditorium del Parco della Musica di Roma dove si è esibita con l’Orchestra Popolare Italiana di Ambrogio Sparagna ed è stato un successo. Insomma questo strumento, tra i più antichi della musicalità sarda ha attirato l’interesse delle donne. Si contano ancora sulle dita di una mano, ma piano il movimento femminile cresce attorno alle launeddas. Come tutti i grandi maestri e suonatori anche Federica, Carolina e Gloria hanno un sogno: imparare a costruirle con le proprie mani per riprodurre un suono unico, personale come un marchio di fabbrica. “Ogni strumento è diverso, ha quasi una sua propria personalità”, conclude Carolina, che lancia un appello a tanti suoi coetanei: “I suonatori di questo strumento rischiano di diventare una razza in via di estinzione. Noi giovani possiamo fare molto affinché questa tradizione millenaria non venga interrotta”.

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