RACCONTI D'ARMENIA A CAGLIARI PRESSO LA FONDAZIONE SIOTTO: "PIETRE SUL CUORE" DI IRMA TOUDJIAN


di Brunella Mocci

La prima poesia che Varvar impara nel brefotrofio di Sivas  è anche la prima che trasmette ai suoi figli, in lingua armena, a stabilire e suggellare il contatto di sangue con la terra che lei ha dovuto abbandonare ancora bambina. Varvar è armena, a 6 anni è scampata al genocidio, ma seppur bambina riconosce nel grido “Aksor, aksor” cioè deportazione, la disperazione di sua madre e delle altre madri, in quel luglio del 1915 in cui gli Armeni vengono costretti in massa ad intraprendere il viaggio senza ritorno verso il deserto della Siria, andando incontro ad una morte lenta ed atroce, privi di acqua e cibo. Il governo ottomano dei Giovani Turchi al potere comincia la propria opera di sterminio, uccidendo per primi gli intellettuali ed i poeti, deportando successivamente tutti gli Armeni e massacrando i sopravvissuti all’attraversamento del deserto. Alla fine del 1915 i tre quarti della popolazione armena saranno annientati. Varvar sopravviverà alla deportazione grazie a sua madre che riuscirà a farla fuggire spingendola fuori dalla “carovana della morte”, ma oltre un milione di armeni verranno uccisi, altrettanti saranno deportati o cercheranno scampo nella fuga dall’ Anatolia. Violenza ed atrocità inenarrabili  si imprimono per sempre negli occhi della bambina che le riporta alla luce negli anni della vecchiaia in un ospizio francese, nel suo paese d’adozione, attraverso una sorta di diario..un diario ritrovato per caso alla sua morte dalla figlia Alice.

PIETRE SUL CUORE – IL LIBRO:

Alice Tachdjian, la figlia che ha tradotto e messo in forma i ricordi di Varvar, avrebbe dovuto chiamarsi Alys, dal nome del fiume che attraversava il villaggio natale della madre. Ma all’anagrafe di Parigi la trasformarono in Alice. Pietre sul cuore è dunque anche il diario di Alys, che decide di trascriverlo compiendo un gesto d’amore estremo verso sua madre e compiendo una sorta di catarsi, un viaggio interiore alla ricerca delle proprie radici rinnegate o rimosse  fino ad allora, una riconciliazione con la terra di provenienza dei genitori. Alys dunque ci consegna la storia di sua madre Varvar, scritta hokiov, con l’anima. Una storia come un diario, redatto con inchiostro di 3 diversi colori e in due diverse lingue, quasi a inscriverli in un simbolismo chiaro e profondo, senza mezze misure, appreso dalle radici più remote della propria amata cultura: il blu per la prima parte dedicata all’infanzia in francese, sua lingua d’adozione che per molti anni rifiuta di apprendere, per non tradire il legame con la terra dei padri. Il rosso e il nero, invece, in lingua armena, attribuendo quindi alla lingua di appartenenza un legame profondo ed un valore intrinseco, quello della memoria della lingua con cui restituisce  forma e suono alla parte più dolorosa del suo racconto. Si può parlare più specificatamente di testimonianza attraverso la lingua, a riappropriarsi di un’identità spezzata e sancire le proprie inestricabili radici.

PIETRE SUL CUORE – IL READING MUSICALE:

“Pietre sul cuore”, un reading musicale con Irma Toudjian al piano e Lia Careddu alla voce, così come tutta la bella e coinvolgente rassegna “Racconti d’Armenia” (curata dall’associazione Suoni & Pause di Cagliari e giunta quest’anno alla 6° edizione) si propongono appunto questo. Salvaguardare la memoria della immane tragedia del popolo Armeno.  In particolare, in questo lavoro, di rara intensità e bellezza,  le due artiste ci introducono al viaggio tempestoso di Varvar attraverso le parole recitate e lette da Lia e le musiche struggenti composte ed eseguite al piano da Irma.  Alle loro spalle un video riempie tutta la scena, nella bella sala della fondazione Siotto, a Cagliari. Il video alterna  bellissime immagini a colori di un recente viaggio della Toudjian in Armenia, sua terra d’origine, con immagini antiche e crude fotografie in bianco e nero che raccontano dell’eccidio doloroso del suo sfortunato popolo. Lia Careddu ci consegna integro il travaglio di Varvar, dall’addio forzato all’infanzia fino alla vecchiaia, facendo vibrare la sua voce del  subbuglio che ha accompagnato l’esodo drammatico,  verso un futuro senza più passato, senza madre padre e lingua, di una bambina strappata agli affetti. Che vivrà a lungo, eternamente straniera  in terra straniera. Una bambina che ha conosciuto il dolore e ricorda. Ricorda l’urlo di sua madre che scacciandola la guarda come se non l’avesse mai veduta, sguardo cieco  che  Varvar interpreterà soltanto dopo, nel tempo, come  estremo ed ultimo gesto d’amore di una madre. Che cerca di salvare sua figlia da una morte certa. Il piano di Irma Toudjian galleggia sui volti e le immagini come un moto ondoso, indugiando su passaggi di forte intensità, creando suggestioni improvvise, che nutrono passaggi tra buio e luce, tra dolore e leggerezza. Una composizione struggente ci trasporta su montagne e chiese di basalto, e segna un limite preciso: quello del dolore irraccontabile di un genocidio, di  un intero popolo disperso nel sangue. Un sangue che contrasta con immagini di abbagliante bellezza, di pozze d’acqua pura immerse nel verde, eppure presente e sospeso, come quella lingua rossa di papavero contro l’orizzonte e nelle note del pianoforte. Note che indugiano sullo sguardo disperso di Varvar sul mondo, sul suo tentativo di lenire e ricomporre ferite profonde quali lo sradicamento e la perdita totale di identità e terra. Il genocidio armeno è stato il primo del 900, con dei responsabili rimasti praticamente impuniti, i manuali di storia incerti, ed il governo turco che ancora oggi continua a non riconoscere come tale.  Risulta quindi sempre più necessario che se ne conservi la memoria. Per evitare che l’oblio del tempo e dell’indifferenza possano cancellarne il peso.   

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2 commenti

  1. grazie per questa recensione. mi sarebbe piaciuto assistere ma vivo troppo lontano per farlo,al di là del mare. sono però contento che nella regione da cui provengo (eh si!) si facciano delle inziative di questo tipo. in effetti non se ne sa molto degli armeni,ma la recensione di Brunella mocci mi ha dato degli stimoli per saperne di più.

  2. grazie mille per la recensione,io adaro leggere e dopo queste informazioni mi avete fatto venire la voglia di acquistare il romanzo!!!

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